Rapporto Ocse: gli immigrati più colpiti dalla crisi
Nel contesto della crisi economica “i lavoratori immigrati sono quelli più colpiti
dal deterioramento del mercato del lavoro (...) i primi ad essere licenziati e gli
ultimi ad essere assunti”: sono alcune delle considerazioni di fondo del Rapporto
2009 dedicato alle migrazioni dell’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza
economica (Ocse), che riunisce le 30 nazioni dall’economia più avanzata. L’immigrazione,
si legge nel Rapporto presentato a Parigi dal segretario generale, Angel Gurria, è
stato uno dei fattori che ha più contribuito alla crescita occupazionale, e quindi
economica, nei Paesi Ocse nel quinquennio 2003-2007, con la creazione di 30 milioni
di posti di lavoro, dei quali 20 milioni solo in Europa. Dai dati si evince, riferisce
il Sir, che la presenza degli immigrati senza documenti non è poi così grande rispetto
alla popolazione nazionale. In Italia, la stima di 500-750 migranti senza documenti
corrisponde al 1,09% degli abitanti e al 26,6% dei residenti stranieri. In Grecia,
la proporzione è del 2,69%, in Germania dello 0,73% e in Spagna rappresenta lo 0,94%
della popolazione. Gurria si è soffermato sulla crescita dei partiti estremisti nelle
ultime elezioni europee che ha spiegato con “condizioni di mercato più difficili”,
ma ha incoraggiato a “lottare contro le politiche di immigrazione che chiudono le
porte”. Nel Rapporto si sottolinea pure che la mancanza di controlli, come in Italia
e Spagna, favorisce il ricorso al “lavoro nero” e va contro lo strumento delle quote
legali di accesso per ragioni di lavoro. (V.V.)