Camerun: i vescovi ribadiscono il "no" alla legalizzazione dell'aborto
Sì alla protezione della donna africana dalle violenze e dalle discriminazione di
ogni genere; no alla legalizzazione dell’aborto. È quanto affermano i vescovi del
Camerun in una dichiarazione, inviata all’agenzia Fides, sull’approvazione da parte
del Parlamento camerunese della legge che autorizza il Presidente, Paul Biya, a ratificare
il cosiddetto “Protocollo di Maputo”. Il “Protocollo della Carta dei diritti dell’uomo
e dei popoli relativo ai diritti della donna” è stato adottato dalla seconda Sessione
ordinaria dell’Unione Africana a Maputo, in Mozambico, l’11 luglio 2003. La Chiesa
cattolica ha espresso la sua opposizione al paragrafo c dell’articolo 14 del Protocollo,
che stabilisce di proteggere i diritti riproduttivi delle donne autorizzando l’aborto
medico nei casi di stupro, incesto, e quando la continuazione della gravidanza mette
in pericolo la salute fisica e mentale della madre o la vita della madre o del feto.
Nel commentare l’approvazione della legge di ratifica del Protocollo di Maputo, i
vescovi camerunesi riconoscono che “questa legge è volta a proteggere la donna africana
dalle diverse forme di violenza fisica e di discriminazione”, aggiungendo che “la
Chiesa approva questa volontà di proteggere la donna dalle ingiustizie sociali e da
ogni forma di abuso”. Ma “l’articolo 14 del Protocollo di Maputo incide realmente
sulla vita nascente, dando dei diritti riproduttivi abusivi alla donna. In altri termini,
questo articolo è una porta aperta alla legalizzazione dell’aborto in Africa, e noi
lo condanniamo”. I vescovi osservano che “questa legge è contraria alla legge camerunese
che si oppone all’aborto e alla sua legalizzazione” e sottolineano che “dalla sua
approvazione a Maputo l’11 luglio 2003, questo Protocollo ha suscitato forti reazioni
da parte della Chiesa cattolica”, ricordando il discorso di Papa Benedetto XVI dell’8
gennaio al Corpo diplomatico presso la Santa Sede: “Come non preoccuparsi dei continui
attentati portati alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale? Non risparmiano
tali attentati anche in quelle regioni dove la cultura del rispetto della vita è tradizionale,
come in Africa, dove si tenta di banalizzare surrettiziamente l’aborto attraverso
il Protocollo di Maputo, così come attraverso il Piano d’Azione adottato dai Ministri
della Sanità dell’Unione Africana, e che sarà tra poco sottoposto al Summit dei capi
di Stato e di Governo”. Nel corso della sua recente visita in Camerun, il Santo Padre
ha rivolto un appello ai medici a “proteggere la vita umana, dal concepimento fino
al suo termine naturale”. La difesa della vita umana, afferma la dichiarazione, fa
parte inoltre della cultura africana: “i credenti del nostro Paese così come gli africani
autentici considerano sacra la vita e condannano tutto quello che la minaccia. Per
loro, l’aborto è un crimine”. “Per tutti questi motivi, in nome del Signore, ci appelliamo
alla coscienza di ciascuno per difendere la vita e sradicare l’aborto, i mezzi contraccettivi
artificiali e tutti gli abusi che minacciano la dignità della persona umana” concludono
i vescovi. (R.P.)