Cuba: il cardinale Ortega parla al clero e ai laici su come evangelizzare l'Isola
Sabato scorso l’arcivescovo dell’Avana, cardinale Jaime Ortega, ha presieduto nella
parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, amministrata dai gesuiti della capitale cubana,
un Consiglio diocesano allargato ai laici durante il quale si è riflettuto sul come
evangelizzare oggi nell’isola caraibica. Gli interventi, numerosi e approfonditi,
hanno avuto come cornice sia il documento conclusivo della Conferenza di Aparecida
sia la Missione continentale in corso in tutta la regione latinoamericana, che lo
stesso arcivescovo dell’Avana, aveva indicati come punti fermi dell'incontro. Il raduno
ecclesiale, inoltre, è stato inquadrato nelle numerose iniziative in atto del triennio
preparatorio delle celebrazioni, nel 2012, del quarto centenario della presenza a
Cuba della statua della Madonna della “Caridad del Cobre”. Il cardinale Ortega ha
rilevato che la Missione “non è soltanto una lavoro di evangelizzazione porta a porta
poiché, il laico, ha il dovere di annunciare e testimoniate Gesù ovunque si trovi:
sul posto di lavoro, nel suo quartiere o dove studia”. Alla domanda posta da un partecipante
sul come oggi si deve porre il laico nel suo compito missionario, l’arcivescovo dell’Avana
ha risposto: “In piedi, come Maria nel Golgota. Ciò riflette, ha osservato, il modo
di essere Chiesa. Stare sempre accanto Gesù, pronti a fare la sua volontà”. Tenendo
presente il momento di incertezza che si vive nel Paese” nonché “le conseguenze della
crisi economica”, il cardinale Jaime Ortega ha ricordato che il cristiano in un’ora
come questa è chiamato a seminare speranza, ma non una qualsiasi speranza: “Parlo
specificamente - ha aggiunto il porporato - della speranza cristiana”. La presenza
di un folto numero di donne e giovani ha consentito pure di riflettere in particolari
sul ruolo e la missione di queste due fondamentali componenti della comunità ecclesiale
cubana. Alla fine dell’incontro, al quale hanno preso parte i due vescovi ausiliari
dell’arcidiocesi, mons. Alfredo Petit e mons. Juan de Dios Hernández, si è voluto
sottolineare da parte di tutti che oggi, a Cuba, il cattolico è chiamato soprattutto
ad una forte testimonianza di coerenza tra vita e Vangelo e, al tempo stesso, a fare
dell’ascolto e del dialogo una nota distintiva dell’essere cristiana cubano. (A
cura di Luis Badilla)