Vasta eco nel mondo dopo le parole del Papa sul contenuto del sarcofago di San Paolo.
Intervista con il cardinale Montezemolo
Grande emozione tra i fedeli di tutto il mondo dopo che ieri il Santo Padre ha rivelato
il risultato dell’indagine scientifica svolta all’interno del sarcofago tradizionalmente
ritenuto di San Paolo nella Basilica Ostiense. L’esame dei frammenti ossei prelevati
è stata una conferma: si tratta della tomba di San Paolo, i resti mortali sono quelli
dell’Apostolo delle genti. Sull’importante scoperta Paolo Ondarza ha sentito
il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica
ostiense:
R. - Circa
un anno e mezzo fa, il Santo Padre ci ha autorizzato a fare un piccolissimo foro per
poter entrare con una sonda e vedere o analizzare cosa c’è all’interno. Questo è stato
eseguito con segretezza perché la cosa non dovesse avere, fino a che non si avevano
conferme, nessuna pubblicità particolare. D. - L’analisi a che
cosa ha portato e come si è svolta?
R. - Questa analisi
microscopica ha confermato che all’interno del sarcofago ci sono dei tessuti importanti
di lino e porpora intessuti con fili di oro e che ci sono anche dei resti umani. Grazie
alla sonda, si sono potute prelevare delle piccolissime parti. L’analisi al carbonio
14, fatta da un istituto che ne ignora l’origine, ha confermato trattarsi una persona
vissuta fra il I e il II secolo. All’intorno sono stati trovati anche dei grani di
incenso. Tutto questo non fa che confermare l’importanza di una tomba in rilievo:
una tomba che, avendo dei tessuti del genere e risalendo a quell’epoca e avendo una
costanza ininterrotta di tradizioni, che sia cioé la tomba di Paolo, sembra confermare
dunque l’autenticità.
D. - Le analisi su quanto
trovato adesso proseguiranno?
R. - Può essere che
se ne faccia un’analisi più accurata che però comporta un lavoro grosso perché occorrerebbe
demolire l’altare papale, forse anche il baldacchino di Arnolfo di Cambio.
D.
- Occorrerà molta prudenza anche per evitare che le opere d’arte contenute nella Basilica
ostiense siano in qualche modo danneggiate…
R. -
Certo, non possiamo. Specialmente durante l’Anno Paolino il Papa ha escluso di poter
fare un cantiere, affermando che vi avremmo pensato in seguito.
D.
- Eminenza, questa scoperta che importanza ha a livello di fede e per la storia della
Basilica ostiense?
R. - E’ importante perché conferma
la tradizione secondo la quale da circa 20 secoli la tomba si trova lì. Con tutto
quello che nei secoli è successo: c’è stata una prima Basilica costantiniana, poi
una seconda, poi una terza dopo l’incendio del 1823, e tutte sono sempre state attorniate
da un punto fermo, mai mosso, cioè che è la tomba di Paolo, che era in un’antica tomba
pagana: si trattava di un grande cimitero pagano di 5 mila tombe, situato nella zona,
che poi piano si è trasformato prima in cimitero cristiano e poi addirittura è stato
tutto coperto per farne l’attuale Basilica e l’attuale abbazia.
D.
- In futuro, sarà possibile per i fedeli pregare vicino alla tomba di San Paolo e
vedere qualcosa?
R. - Abbiamo fatto un foro microscopico
per entrare con una sonda, ma non possiamo far entrare la gente a vedere questo. Però
quello che abbiamo fatto poco più di un anno fa è di aprire il muro, che è del V secolo,
che attornia tutta la tomba e, quindi, abbiamo aperto un varco e oggi si può vedere
il fianco del sarcofago di Paolo. Questo l’abbiamo completato prima dell’Anno Paolino
per dar modo a tutti i fedeli di potersi avvicinare e pregare davanti a quella che
è la tomba di Paolo.
Intanto, dopo la celebrazione di ieri che ha visto
Benedetto XVI concludere l'Anno Paolino, questa mattina nella Basilica di San Paolo
Fuori le Mura anche l'abate della comunità benedettina della Basilica, padre Edmund
Power, ha celebrato una Messa di ringraziamento. Fabio Colagrande lo ha
contattato per chiedergli un commento alle parole pronunciate ieri dal Papa su San
Paolo come apostolo del "non conformismo": R. - Vediamo, nel mondo,
tante cose che vanno contro il messaggio fondamentale del Vangelo, sia a livello morale
che culturale: i valori, cioè, sono spesso in contrasto con quelli del servizio dell’amore
e del rispetto che possiamo trovare nel Vangelo. Credo sia questo il livello del quale
il Papa sta parlando.
D. - Padre Powell, quali sono
stati, secondo lei, i frutti spirituali più notevoli di quest’Anno Paolino?
R.
- Direi che il frutto essenziale è la conversione. Ed ho notato che tanta gente ha
risposto alla persona di Paolo ed ancor più al messaggio di Paolo, questa persona
che ha avuto un influsso così grande nella tradizione cristiana. Ho notato che sono
venute molte persone, davvero toccate dal messaggio di Paolo, e questo può magari
significare l’inizio di una conversione. Poi, però, ogni persona deve viverla, questa
conversione, e seguire il suo cammino. (Montaggio a cura di Maria Brigini)