2009-06-28 15:04:03

Il vescovo di Ajaccio: il perdono vera risposta alla violenza


Più di una decina di omicidi in pochi mesi. Fatti di sangue commessi da giovani, che si uccidono tra loro, in un clima di indifferenza e rassegnazione da parte della società civile. La denuncia arriva dal vescovo di Ajaccio, in Corsica, mons. Jean-Luc Brunin, in un editoriale pubblicato sulla rivista diocesana e in cui il presule si appella ai cristiani perché si impegnino per il rispetto alla vita e si indignino di fronte alla banalizzazione del crimine. “Cristiani – scrive il vescovo di Ajaccio – possiamo restare indifferenti di fronte a tali drammi?”. Ricordando poi il quinto comandamento, “Non uccidere”, mons. Brunin ribadisce che esso garantisce “l’umanizzazione delle relazioni sociali e un mondo abitabile, non un inferno di sospetti ed odio”. Poi, il presule si richiama alla dottrina sociale della Chiesa e al rispetto assoluto della vita, dal concepimento fino alla morte naturale: per questo, sottolinea il vescovo di Ajaccio, niente può giustificare un crimine, poiché “il rispetto della vita è un principio assoluto, senza il quale si regredisce verso la disumanità”. Quindi, mons. Brunin denuncia la pratica della vendetta, definendola “una reazione viscerale”, “spirale di una logica mortale e senza fine”: “Occhio per occhio, dente per dente, morte per morte – scrive il presule – Quale forza può spezzare questa logica? Quale potere può opporvisi? Quale vittoria può abbatterla? Ce lo rivela il messaggio di Cristo: la forza del perdono, il potere del perdono, la vittoria del perdono”. In questo contesto, il vescovo di Ajaccio invita i cristiani a “fare muro” con l’indignazione, l’unica capace di respingere le forze disumane che questa violenza omicida scatena: “In nome della nostra fede in Cristo Risorto – scrive mons. Brunin – è necessario agire. Accanto alle leggi che definiscono giuridicamente il divieto di uccidere, la Chiesa si richiama, già da tempo, alla necessità di promuovere i comportamenti e le abitudini capaci di garantire una coesione sociale”. Si tratta di “risorse che esistono già nell’ambito della cultura còrsa”, sottolinea il presule, e che vanno solo “rilanciate”. E mons. Brunin le ricorda: “la capacità di agire in modo disinteressato, il distacco dai beni materiali per guardare ad un ideale superiore, il senso dell’accoglienza e del dono, la disponibilità verso le aspettative ed i bisogni degli altri…Tutto ciò che San Tommaso d’Aquino chiamava “l’amicizia civile”. E ancora, il vescovo di Ajaccio ricorda che “coltivando la capacità di indignazione contro la banalizzazione del crimine, siamo chiamati, in nome della nostra fede in Cristo, a promuovere la vita umana ovunque essa sia minacciata. E siamo anche invitati a fare nostra l’amicizia civile ed a valorizzare, attraverso l’impegno nella vita sociale, i comportamenti ed i sentimenti cristiani”. Di qui, l’apprezzamento espresso dal presule per “i gruppi e le associazioni confessionali e no che compiono un lavoro positivo nell’ambito dell’educazione civica, della promozione della vita, della cooperazione e del volontariato”. “La Chiesa – conclude mons. Brunin nel suo editoriale – si riconosce in coloro che operano in tal senso e li sostiene tutti. Ma essa intende avere un suo ruolo specifico, nel nome del Vangelo, nella costruzione di una società di concordia e di pace, senza la quale nessun sviluppo umano, economico, culturale e spirituale è possibile. In Corsica come in altri luoghi”. (I.P.)







All the contents on this site are copyrighted ©.