Concluso il Convegno della Specola Vaticana sullo studio dell'Universo per condividere
le preoccupazioni dell’umanità
Si è concluso venerdì scorso a Roma un Convegno internazionale promosso dalla Specola
Vaticana sul tema “L’astronomia: un terreno comune per condividere le preoccupazioni
dell’umanità”. L’evento, che si è svolto nell’ambito dell’Anno Internazionale dell’Astronomia,
ha riunito ex alunni e professori delle undici scuole estive tenutesi alla Specola
dal 1986 ad oggi. Durante il convegno è stata ribadita l’importanza, scientifica e
spirituale, di guardare in alto verso le stelle: uno studio e una contemplazione che
accomuna persone di tutti i continenti. Emer McCarthy ha intervistato a questo
riguardo il direttore della Specola Vaticana, il padre gesuita José Gabriel Funes:
R. – Persone
che vengono da Paesi diversi, che possono essere anche in conflitto, possono lavorare
insieme, possono collaborare scientificamente. La scienza oggi non si può sviluppare
da soli, bisogna avere la collaborazione e la cooperazione internazionale. L’astronomia,
come scienza, può essere luogo di collaborazione, in cui la gente può lavorare insieme
in pace. Questo è l’aspetto più professionale. Ma c’è un altro aspetto: l’astronomia
quando viene spiegata al grande pubblico ci aiuta a capire che noi siamo in una barca,
che è la Terra, un piccolo granellino di sabbia in un universo di miliardi e miliardi
di galassie. Com’è fragile la Terra, come siamo fragili noi esseri umani! Questa consapevolezza
ci può aiutare a ridimensionare i conflitti, con il dialogo, che non è sempre facile,
ma può aiutare a mettere insieme le persone, i popoli.
D.
– Il grande pubblico è consapevole dell’importanza dell'astronomia, cerca di sapere
qualcosa dell’Universo?
R. – Quest’anno internazionale
dell’astronomia è una grande occasione per noi astronomi per raggiungere il grande
pubblico. La Specola Vaticana, ma anche gli altri astronomi, gli Osservatori astronomici,
si sono impegnati in modo particolare in questo anno per far conoscere quello che
noi sappiamo dell’Universo, anche la fatica che significa capire di più questo Universo.
La scienza richiede una cultura dello sforzo, una cultura del lavoro e non è immediata.
Credo che questo sia un anno particolare per far conoscere l’Universo e come questo
Universo ci possa aiutare anche a capire noi stessi, qual è la nostra origine. Noi
siamo parte dell’Universo, non siamo fuori dell’Universo.