Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 13.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo della
guarigione della figlia di Giàiro, uno dei capi della sinagoga. Alcuni invitano Giàiro
a non disturbare il Maestro perché la ragazza – affermano - è già morta. Il Signore
gli dice: «Non temere, soltanto abbi fede!». Quindi, prende la mano della bambina
e le dice:
«Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!».
E subito la fanciulla si alzò e camminava.
Su questo brano evangelico ascoltiamo
il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia
Università Lateranense:
Dio è il
Vivente e l'amante della Vita. E il Figlio dice: «Sono venuto perché abbiano la vita
e l'abbiano in abbondanza!» (Gv 10, 10). Giovanni, il fratello
di Giacomo, quel giorno era presente nella stanza di quella bambina ormai priva di
vita e vede Gesù che le dà la vita. L'inizio della sua prima lettera sembra un racconto
di quella esperienza di quel giorno: «Quello che era da principio, quello che noi
abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo
e che le nostre mani toccarono del Verbo della Vita - la Vita infatti si manifestò,
noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la Vita eterna,
che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito,
noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi» (1Gv 1,
1-3). Gesù, prima di dire alla bambina: «Alzati!», le prende
la mano. La mano della bambina sta nella mano di Gesù. Se amiamo la Vita lasciamo
che Gesù prenda la nostra mano, lasciamola a Lui, per poi sentirci dire: «Alzati!»,
«Io ti dico: Alzati» dalla tua morte, dal tuo sonno di morte e vivi della mia Vita,
vivi di Me, che sono la Vita, la tua Vita.