2009-06-27 15:20:02

Decennale del Centro di reinserimento per i rifugiati nordcoreani in Corea del Sud


Ha compiuto 10 anni il Centro di reinserimento per i rifugiati nordcoreani in Corea del Sud, creato dal Comitato per la Riconciliazione del Popolo Coreano della Conferenza Episcopale della Corea. Il 18 giugno scorso, in occasione dell’anniversario della sua fondazione, è stato organizzato un seminario che ha riunito circa 250 persone tra religiosi e laici. “La Chiesa di fronte a una Corea del Nord in movimento” è stato il tema di questo incontro, reso noto dall’agenzia Zenit, tenutosi al centro governativo di Hanawon ad Ansong (provincia di Kyonggi, Corea del Sud). Il Centro funziona sotto il patrocinio del Ministero dell'Unificazione ed ha come compito principale quello di aiutare i rifugiati nordcoreani ad adattarsi alla vita in Corea del Sud, iniziandoli ai principi democratici, al sistema economico e al funzionamento della società sudcoreana. "Grande merito va al sostegno della Chiesa cattolica che aiuta i rifugiati nordcoreani a livello sia psicologico che materiale", ha sottolineato You Mi-Ryang, la direttrice del centro. Dopo il rifiuto lo scorso aprile da parte della Corea del Nord dell'armistizio del 1953, che ha posto fine alla guerra di Corea e i recenti test nucleari, sono aumentate le preoccupazioni in Corea del Sud. “Gli eventi possono superare ciò che riusciamo a immaginare e dobbiamo prepararci prima che sia troppo tardi. Per questo la Chiesa deve formare sacerdoti e volontari per rispondere alle necessità dei rifugiati nordcoreani”, ha segnalato Martin Lim Kang-taeg, decano dei ricercatori dell'Istituto Coreano per la Riunificazione Nazionale e membro del Comitato per la Riconciliazione. Tutti gli anni, il 25 giugno, giorno che segna la fine della guerra del 1950-53, la Chiesa della Corea del Sud prega “per la riconciliazione e l'unità del popolo coreano”. Nel marzo scorso, l'arcidiocesi di Seul ha accettato cinque seminaristi nordcoreani che hanno chiesto di consacrarsi al servizio sacerdotale. Attualmente in Corea del Nord non ci sono sacerdoti né istituzioni ecclesiastiche ma molti religiosi sperano di potervi essere inviati in missione. Secondo il Programma Alimentare Mondiale dell'Onu, in Corea del Nord è già in corso un dramma umanitario che la crisi politica e le sanzioni internazionali corrono il rischio di nascondere e aggravare. Dopo vari cattivi raccolti, almeno 8,7 milioni di persone (il 40% della popolazione) hanno bisogno di aiuti alimentari. (M.P.)







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