2009-06-26 15:55:24

Comece: convegno sull’emergenza ambientale a Bruxelles


I cambiamenti climatici sono diventati una questione di sopravvivenza, in particolare per i poveri, e rappresentano una sfida per i modelli di vita, la solidarietà e la giustizia mondiale. Lo hanno ribadito i rappresentanti dell'Unione europea e delle Chiese in occasione del seminario di dialogo dal titolo: “Cambiamento climatico come sfida per gli stili di vita, la solidarietà e la giustizia globale”, promosso dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), dalla Commissione Chiesa e società della Conferenza delle Chiese europee (Kek) e dal Bureau dei consiglieri politici della Commissione europea, svoltosi a Bruxelles. “Un'efficace risposta al cambiamento climatico richiede sia leadership politica, sia riflessione e dibattito etico. Sono entrambi essenziali per convincere non solo le menti, ma anche i cuori dei cittadini e rendere effettivo il cambiamento”, ha detto padre Piotr Mazurkiewicz, segretario generale della Comece. I rappresentanti della Commissione e del Parlamento europei hanno riconosciuto che il sostegno delle Chiese nella lotta contro il cambiamento climatico è essenziale per convincere i cittadini ad adottare quotidianamente un comportamento rispettoso dell'ambiente. “L'inquinamento dell'ambiente e dei mari, la contaminazione degli alimenti e lo spreco delle risorse energetiche - ha osservato il metropolita Athanasios di Acaia - riguardano i diritti umani delle generazioni future”. Il vicepresidente del gruppo intergovernativo di esperti sull'evoluzione del clima, il professor Jean-Pascal van Ypersele, ha presentato inoltre gli ultimi dati relativi ai cambiamenti del clima. In base a queste stime, l'obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2020 fissato dall'Unione europea non è sufficiente a garantire che il riscaldamento globale non superi i due gradi centigradi. Trattando la posizione di negoziazione dell'Ue, in vista della conferenza di Copenhagen, Helga Kromp-Kolb, meteorologa che ha ricevuto numerosi premi scientifici, ha dichiarato che “il 30% non è sufficiente, due gradi centigradi è già troppo e il 2020 è troppo tardi”. Karl Falkenberg, direttore generale per l'ambiente nella Commissione europea ha sottolineato che: “Noi, l'Unione europea, non dobbiamo solo assumerci la nostra responsabilità, ma anche essere leader per il resto del mondo. Il risultato di Copenhagen non sarà positivo se non arriveremo a convincere gli altri grandi Paesi produttori di emissioni come la Cina, l'India o la Russia a unirsi a noi nell'impegno a ridurre in modo significativo le emissioni di gas serra”. Un richiamo ai principi di giustizia e responsabilità “per salvare l'armonia del creato” è stato espresso da Rüdiger Noll, direttore e segretario generale aggiunto della Kek. Infine, Bernd Nilles, segretario generale della Cisde (Agenzie cattoliche per lo sviluppo), e Marlene Grundström dell'Aprodev (Associazione del consiglio mondiale delle Chiese) hanno ricordato a nome delle entità cristiane di aiuto allo sviluppo che la lotta contro i cambiamenti climatici deve essere fortemente legata alla politica di aiuto allo sviluppo e hanno messo in guardia contro la mancanza di solidarietà nei confronti dei Paesi poveri nella fase finale dei negoziati di Copenhagen. (V.V.)







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