Preghiera ecumenica in memoria delle vittime dei viaggi verso l'Europa
Una veglia ecumenica in memoria delle vittime dei viaggi verso l’Europa per accendere
i riflettori sulla situazione di questi uomini e donne che va ad aggravarsi sempre
di più. L’iniziativa si terrà domani dalle ore 18.00 a Roma nella Basilica Santa Maria
in Trastevere, e sarà presieduta da mons. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Fra i promotori della
preghiera le più importanti realtà che operano nel settore dell’immigrazione come
Acli, Associazione Centro Astalli, Caritas Italiana, Comunità di Sant’Egidio, Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes. Prevista la presenza anche
di numerose comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e organizzazioni di volontariato.
E a pochi giorni dalla Giornata mondiale del Rifugiato 2009, le associazioni cattoliche
invitano a riflettere sui dati relativi agli incidenti nel canale di Sicilia. Solo
nei primi quattro mesi del 2009 in quel tratto di mare ci sono stati 339 morti. In
tutto il 2008 erano stati 642. Dal 1988 le morti documentate dalla stampa internazionale
sono state 14.661, tra cui si contano 6.327 dispersi. Tuttavia secondo le stesse associazioni
sono ancora tragicamente troppo pochi coloro che riescono ad arrivare alla meta: molti,
nessuno sa quanti, non ce la fanno nemmeno a raggiungere le coste nordafricane perché
muoiono nella lunga traversata del deserto. Altri trovano la morte in quella striscia
di mediterraneo che divide l’Africa dall’Europa. Sono uomini e donne in fuga dalla
fame, dalla guerra, dalle persecuzioni per le quali in molte parti del mondo ancora
si muore. Infine nella nota diffusa alla stampa gli organizzatori della preghiera
esprimono preoccupazione sui respingimenti in mare da parte del governo italiano verso
la Libia. Le centinaia di persone tra cui donne e bambini, oltre ad aver rischiato
la vita in un viaggio ai limiti della realtà, vengono accompagnati in un Paese che
non garantisce il rispetto dei diritti umani fondamentali. Di molti purtroppo non
si hanno più notizie. (M.G.)