2009-06-24 14:01:35

La religiosa vittima di violenza nello Stato indiano dell'Orissa riconosce un terzo aggressore. La situazione dei cristiani nelle parole di mons. Cheenat


Ha un volto anche un terzo assalitore di suor Meena Barwa, la religiosa che il 25 agosto 2008 venne violentata da un gruppo di radicali indù nello Stato indiano dell’Orissa. La suora 29.enne ha effettuato l’identificazione in carcere riconoscendo in Sitaram Patra uno dei suoi aggressori. Padre Chellan, direttore del Centro pastorale Divyajyoti, nel distretto di Kandhamal, dove si consumò la violenza, ha affermato che che “da quando il caso di Sr. Meena ha assunto rilevanza internazionale si è registrata una maggiore serietà da parte delle autorità nelle indagini”. Una considerazione che trova eco nelle affermazioni di mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, in Orissa, che si sofferma sulle cause dell’ostilità contro i cristiani. L’intervista è di padre Jozef Polak, responsabile della redazione polacca della nostra emittente:RealAudioMP3

R. - You will know that people...
Saprete che le persone hanno paura di tornare, perchè temono di essere attaccate di nuovo. Inoltre, non sembra che i criminali siano stati puniti finora, anche se sono passati quasi due anni. Nessuna persona è stata incriminata per danni alle proprietà, per quelli che hanno perso la vita e per tutte le persone che si sono dovute spostare. Nessun singolo criminale è stato punito per questo. I cristiani sono stati attaccati soprattutto a causa dell’ideologia indù integralista, che rivendica il modo in cui una nazione indù dovrebbe essere fondata. Quindi gli integralisti hanno cercato un’opportunità per fare questo. La ragione principale dell’attacco a Kandhamal risiede nel fatto che si trattava di un’area nella quale negli ultimi 10 anni c’erano state un grande numero di conversioni. Inoltre i dalit, i cosiddetti “senza casta”, erano considerati emarginati, senza diritto di parola e non istruiti. Ora, però, si stanno sviluppando a livello finanziario, sociale, stanno facendo grandi progressi in ogni campo. Gli indù non vogliono vedere gente, che una volta erano loro schiava, arrivare a posizioni più rispettabili nella società, con un buon lavoro, una migliore collocazione. I progressi dei dalit e delle tribù sfidano le classi più alte: gli indù non vogliono che accada, e per questo li vogliono fermare. Fondamentalmente, la ragione è che loro non vogliono che gli emarginati crescano e che mettano alla prova la classe più elevata.
 
D. - Per cercare di salvare la loro vita le persone hanno lasciato i loro villaggi. Le loro case sono state bruciate, alcuni dei membri della famiglia sono stati uccisi. Hanno paura di tornare nelle loro case. Secondo lei, quali sono le prospettive future?
 
R. - As far as I think...
Sebbene all’inizio la situazione fosse molto triste e senza speranza, io ho potuto vedere la fede della gente. Sono pieni di speranza, la loro fede è molto forte e la manifestano in molti modi. A partire dalla fede della gente, saremo capaci di ricostruire. Ora si stanno compiendo dei progressi e sono state fatte anche delle promesse da parte del governo.







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