2009-06-21 16:40:45

Violenze e morti in Iran, il mondo chiede soluzione pacifica


Continua l’ondata di disordini in Iran, dove il popolo contesta la riconferma del presidente Mahmud Ahmadinejad alla guida del Paese. Da ieri, violenti scontri hanno preso il posto delle manifestazioni pacifiche del dopo voto, e mentre resta incerta la prospettiva dell’annullamento delle elezioni, la comunità internazionale si interroga sul futuro dei rapporti con l’Iran. La censura imposta all’informazione causa l’espulsione di giornalisti e operatori: l’ultima contro un corrispondente della BBC accusato di diffondere “informazione falsa e non obiettiva”. La cronaca nel servizio di Claudia Di Lorenzi: RealAudioMP3

"I brogli erano pianificati da mesi: le elezioni andrebbero annullate". L’ex candidato moderato alle presidenziali, Mir Hossein Moussavi, in una lettera al Consiglio dei Guardiani torna a chiedere l’annullamento del voto che il 12 giugno scorso ha riconfermato il presidente Ahmadinejad alla guida dell’Iran. Sceso in piazza fra i manifestanti, Moussavi si è detto "pronto a morire" e ha invitato allo sciopero nel caso fosse arrestato. Lapidaria la risposta del ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, che respinge le denunce di irregolarità e annuncia un'inchiesta sulle denunce di frodi. Mottaki ha poi accusato la Gran Bretagna d’interferenza nelle elezioni presidenziali, e di aver ordito il sabotaggio del voto e manovrato le proteste contro il regime, e critiche il ministro degli Esteri iraniano ha rivolto anche a Francia e Germania. Sulla stessa linea anche le forze di polizia del Paese, che in comunicato ufficiale hanno annunciato l’uso della forza per contrastare lo scoppio di nuovi focolai e ripristinare ordine e sicurezza. Resta incerto intanto il bilancio dell’incendio avvenuto ieri nella moschea di Lolagar: la tv di Stato si corregge e dopo l’annuncio di una decina di morti, segue la smentita: nessun decesso ma un centinaio di feriti. Fra i manifestanti, secondo un’altra emittente, anche una decina di terroristi. Di fronte all’escalation di violenza, arriva dagli Usa il monito del presidente, Barak Obama: si metta fine a "tutte le azioni ingiuste e violente. Per guadagnarsi il rispetto globale l'Iran deve "governare attraverso il consenso" e non col ricorso "alla coercizione". In linea anche l’intervento della cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha sollecitato le autorità iraniane ad astenersi dall'uso della violenza e ha chiesto un riconteggio dei voti. Ed un appello per una “composizione pacifica” della crisi è giunto anche dall’Italia, dove il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha ribadito che “Il diritto alla salvaguardia delle vite umane viene prima di ogni altra cosa”. Subitanea la replica di Ahmadinejad all’Occidente: riconsiderate le vostre affermazioni o non sarete più considerati amici dell’Iran.
 
E per un aggiornamento sullo stato dei disordini ascoltiamo la testimonianza del giornalista iraniano, Ahmad Ràfat: RealAudioMP3

R. - In Iran quello che sta succedendo sono proteste continue che vanno crescendo, sia per le richieste che vengono avanzate dalla popolazione, sia per il numero delle città che aderiscono a questo movimento di protesta, per rivendicare il diritto a poter scegliere chi deve governare il Paese.  
D. - E’ verosimile l’ipotesi che la protesta possa venire strumentalizzata da gruppi estranei al movimento per la democrazia?

R. - Sicuramente questo rischio c’è. L’attentato contro il mausoleo di Khomeini non è opera di questo movimento. I giovani iraniani - li ha visti tutto il mondo - sono in piazza armati dei loro slogan e nemmeno si difendono dai duri attacchi delle varie milizie e delle forze di sicurezza. Pertanto, ogni accusa di terrorismo ad un movimento così è fuori luogo.  
D. - Moussavi si è detto disposto al martirio. Come è stata accolta dal popolo questa dichiarazione?
R. - Molti giovani gridavano in piazza prima che arrivasse Moussavi: “Siamo venuti qua per morire". Oppure: "Gli studenti muoiono ma non accettano umiliazioni". Effettivamente, un canale televisivo americano parlava di 150 morti, pertanto è comprensibile il discorso di Moussavi in piazza ieri: voleva rassicurare la gente che lui non scenderà a compromessi al vertice e non abbandonerà questo movimento di massa.  
D. - Il ministro degli Esteri respinge le accuse di irregolarità e frodi elettorali. Quali percorsi non violenti possono risolvere la crisi?

R. - Negli ultimi giorni la gente non chiede più l’annullamento del voto o la riconta ma elezioni libere, pertanto qualsiasi tentativo di scendere a compromesso ricontando il 10 % dei voti, come ha detto il Consiglio dei guardiani, già è stato ampiamente respinto non solo dalla piazza ma anche dai candidati che hanno denunciato la frode.
 
D. - E’ possibile fare previsioni sul futuro del Paese?
 
R. - Io prevedo alcuni scenari. O un compromesso tra i candidati bocciati e l'establishment - che ritengo però molto difficile a questo punto - per poi reprimere le manifestazioni popolari, oppure che la piazza riesca ad imporre la propria volontà e la Repubblica islamica volti pagina.







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