2009-06-21 16:37:46

Escalation di morti e violenze in Iran. La comunità internazionale chiede una soluzione pacifica della crisi


Continua l’ondata di disordini in Iran, dove il popolo contesta la riconferma del presidente Mahmud Ahmadinejad alla guida del Paese. Da ieri, violenti scontri hanno preso il posto delle manifestazioni pacifiche del dopo voto, e mentre resta incerta la prospettiva dell’annullamento delle elezioni, la comunità internazionale si interroga sul futuro dei rapporti con l’Iran. La censura imposta all’informazione causa l’espulsione di giornalisti e operatori: l’ultima contro un corrispondente della BBC accusato di diffondere “informazione falsa e non obiettiva”. La cronaca nel servizio di Claudia Di Lorenzi: RealAudioMP3

"I brogli erano pianificati da mesi: le elezioni andrebbero annullate". L’ex candidato moderato alle presidenziali, Mir Hossein Moussavi, in una lettera al Consiglio dei Guardiani torna a chiedere l’annullamento del voto che il 12 giugno scorso ha riconfermato il presidente Ahmadinejad alla guida dell’Iran. Sceso in piazza fra i manifestanti, Moussavi si è detto "pronto a morire" e ha invitato allo sciopero nel caso fosse arrestato. Lapidaria la risposta del ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, che respinge le denunce di irregolarità e annuncia un'inchiesta sulle denunce di frodi. Mottaki ha poi accusato la Gran Bretagna d’interferenza nelle elezioni presidenziali, e di aver ordito il sabotaggio del voto e manovrato le proteste contro il regime, e critiche il ministro degli Esteri iraniano ha rivolto anche a Francia e Germania. Sulla stessa linea anche le forze di polizia del Paese, che in comunicato ufficiale hanno annunciato l’uso della forza per contrastare lo scoppio di nuovi focolai e ripristinare ordine e sicurezza. Resta incerto intanto il bilancio dell’incendio avvenuto ieri nella moschea di Lolagar: la tv di Stato si corregge e dopo l’annuncio di una decina di morti, segue la smentita: nessun decesso ma un centinaio di feriti. Fra i manifestanti, secondo un’altra emittente, anche una decina di terroristi. Di fronte all’escalation di violenza, arriva dagli Usa il monito del presidente, Barak Obama: si metta fine a "tutte le azioni ingiuste e violente. Per guadagnarsi il rispetto globale l'Iran deve "governare attraverso il consenso" e non col ricorso "alla coercizione". In linea anche l’intervento della cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha sollecitato le autorità iraniane ad astenersi dall'uso della violenza e ha chiesto un riconteggio dei voti. Ed un appello per una “composizione pacifica” della crisi è giunto anche dall’Italia, dove il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha ribadito che “Il diritto alla salvaguardia delle vite umane viene prima di ogni altra cosa”. Subitanea la replica di Ahmadinejad all’Occidente: riconsiderate le vostre affermazioni o non sarete più considerati amici dell’Iran.

 
E per un aggiornamento sullo stato dei disordini ascoltiamo la testimonianza del giornalista iraniano, Ahmad Ràfat: RealAudioMP3

R. - In Iran quello che sta succedendo sono proteste continue che vanno crescendo, sia per le richieste che vengono avanzate dalla popolazione, sia per il numero delle città che aderiscono a questo movimento di protesta, per rivendicare il diritto a poter scegliere chi deve governare il Paese.

D. - E’ verosimile l’ipotesi che la protesta possa venire strumentalizzata da gruppi estranei al movimento per la democrazia?

R. - Sicuramente questo rischio c’è. L’attentato contro il mausoleo di Khomeini non è opera di questo movimento. I giovani iraniani - li ha visti tutto il mondo - sono in piazza armati dei loro slogan e nemmeno si difendono dai duri attacchi delle varie milizie e delle forze di sicurezza. Pertanto, ogni accusa di terrorismo ad un movimento così è fuori luogo.

D. - Moussavi si è detto disposto al martirio. Come è stata accolta dal popolo questa dichiarazione?
 
R. - Molti giovani gridavano in piazza prima che arrivasse Moussavi: “Siamo venuti qua per morire". Oppure: "Gli studenti muoiono ma non accettano umiliazioni". Effettivamente, un canale televisivo americano parlava di 150 morti, pertanto è comprensibile il discorso di Moussavi in piazza ieri: voleva rassicurare la gente che lui non scenderà a compromessi al vertice e non abbandonerà questo movimento di massa.

D. - Il ministro degli Esteri respinge le accuse di irregolarità e frodi elettorali. Quali percorsi non violenti possono risolvere la crisi?

R. - Negli ultimi giorni la gente non chiede più l’annullamento del voto o la riconta ma elezioni libere, pertanto qualsiasi tentativo di scendere a compromesso ricontando il 10 % dei voti, come ha detto il Consiglio dei guardiani, già è stato ampiamente respinto non solo dalla piazza ma anche dai candidati che hanno denunciato la frode.

 
D. - E’ possibile fare previsioni sul futuro del Paese?

 
R. - Io prevedo alcuni scenari. O un compromesso tra i candidati bocciati e l'establishment - che ritengo però molto difficile a questo punto - per poi reprimere le manifestazioni popolari, oppure che la piazza riesca ad imporre la propria volontà e la Repubblica islamica volti pagina.

 
Iraq
Ancora sangue in Iraq: è di 70 morti e oltre 200 feriti il bilancio di un attentato contro una moschea sciita nella città di Taza, a nord di Kirkuk. Secondo fonti locali, un camion-bomba è esploso mentre i fedeli uscivano dopo la preghiera. Tra le vittime anche donne e bambini. Sul fronte diplomatico, le autorità irachene hanno consegnato alla Gran Bretagna i corpi di due dei cinque inglesi rapiti a Bagdad a maggio del 2007. Lo ha reso noto il Ministero degli esteri inglese. I cinque erano stati prelevati da una milizia sciita in un edificio del Ministero delle finanze nella capitale irachena. I resti sono stati ritrovati venerdì a Bagdad.

Afghanistan
Due militari statunitensi sono morti e altri sei sono rimasti feriti in un attacco missilistico contro la base aerea di Bagram, a nord di Kabul, la più importante base americana in Afghanistan: lo rendono noto fonti militari americane. Il centro, deputato tra l’altro allo smistamento di tutte le truppe Usa nel Paese, è stato raggiunto da tre o quattro colpi di mortaio sparati da postazioni vicine al perimetro della base.

Pakistan
Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha ringraziato il Pakistan per l'assistenza prestata al giornalista del New York Times, David Rhode, sfuggito ieri ai talebani. Rhode era segregato da sette mesi nella regione settentrionale del Waziristan insieme con un collega afghano, fuggito con lui, e con il loro autista. Rhode si trova ora nella base Usa di Bagram, in Afghanistan. Il direttore del New York Times, Bill Keller, ha precisato che non è stato pagato alcun riscatto. Intanto, sul terreno continuano gli scontri: sette talebani sono rimasti uccisi in una battaglia contro milizie locali nel distretto dell'Alto Dir, nel nordovest del Paese.

Nigeria
Continuano in Nigeria gli attacchi agli impianti petroliferi. Il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Mend), in un comunicato ha affermato che militanti appartenenti al gruppo hanno attaccato tre impianti petroliferi della Shell nel Delta del Niger: il primo a Adamakiri, il secondo a Kula, il terzo in una regione non ancora precisata. Al momento, non ci sono conferme da fonti indipendenti.

Somalia
Truppe etiopi hanno superato la frontiera con la Somalia e sono state dislocate nella città di Beledweyne, a nord di Mogadiscio. Un responsabile della sicurezza somala, ha confermato il dispiegamento di militari etiopi nei pressi della frontiera. In precedenza, il presidente del parlamento somalo aveva esortato i Paesi vicini a "schierare truppe in Somalia",il cui governo è stato "indebolito" dagli attacchi degli islamisti radicali.

Medio Oriente
Proseguono i colloqui di pace per porre fine al conflitto mediorientale. Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak è giunto oggi al Cairo per incontrare il presidente egiziano Hosni Moubarak. Al centro dei colloqui, lo scambio di prigionieri fra Israele e Hamas, con particolare attenzione al caso del caporale israeliano, Ghilad Shalit, catturato tre anni fa. In cambio della sua liberazione, Hamas esige il rilascio di oltre mille detenuti palestinesi. Nel corso della visita, Barak incontererà anche il suo omologo egiziano, Hussein Tantaoui, e il capo dei servizi di sicurezza, Omar Souleimane, che guida la mediazione fra Israele e Hamas. Secondo la stampa israeliana ed araba, l'Egitto lavorerebbe ad un piano per la rimozione del blocco alla Striscia di Gaza e per una graduale riconciliazione fra Hamas ed al Fatah.

Gran Bretagna
Il premier britannico, Gordon Brown, intende restare alla guida del partito laburista alle elezioni generali del prossimo anno. In un’intervista,, Brown si è detto “convinto di portare il Labour alle elezioni del 2010 e di vincerle” L'autorità del premier è stata scossa dalle recenti dimissioni di alcuni ministri. L’ultima, quella odierna del presidente della Camera dei Comuni Michael Martin, in ragione dello scandalo dei rimborsi spese dei deputati. Ora si guarda all’annuale congresso del partito laburista, in programma dal 27 settembre.

Italia
Seggi aperti in tutta Italia, oggi e domani, per il referendum sulla legge elettorale e il secondo turno delle elezioni amministrative. Tre i quesiti per il referendum: i primi due prevedono l’assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata a Camera e Senato, non più alla coalizione; il terzo riguarda l'abrogazione delle candidature multiple, in più circoscrizioni. Ma il primo scoglio da superare è quello del quorum: il referendum sarà valido se voteranno almeno 25 milioni di italiani. I ballottaggi invece riguardano 22 province e 99 comuni, fra cui Firenze e Bologna. Oggi, le urne resteranno aperte dalle 8 alle 22, domani dalle 7 alle 15.

Groenlandia
La Groenlandia verso l'indipendenza dalla Danimarca. La decisione fa seguito a un referendum che nel novembre scorso chiedeva maggiore autonomia nello sfruttamento delle proprie risorse naturali. Il governo locale sta prendendo il controllo delle forze di polizia e della magistratura. Alla Danimarca resta il potere di decidere in questioni di politica estera e difesa. Da tre secoli, Copenhagen ha il dominio sulla Groenlandia: nel 1979 all'isola venne concesso l'autogoverno.

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 172

 
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