Cinquantamila fedeli al Santuario di S. Giovanni Rotondo per la Messa del Papa sui
luoghi di S. Pio da Pietrelcina. Le parole del Papa all'omelia e all'Angelus
Cinquantamila persone hanno partecipato alla Messa di questa mattina, presieduta dal
Papa al Santuario di S. Giovanni Rotondo, sui luoghi di S. Pio da Pietrelcina. Di
seguito, le parole pronunciate da Benedetto XVI all’omelia della Messa e all’Angelus: Cari
fratelli e sorelle! Nel cuore del mio pellegrinaggio in questo luogo, dove
tutto parla della vita e della santità di Padre Pio da Pietrelcina, ho la gioia di
celebrare per voi e con voi l’Eucaristia, mistero che ha costituito il centro di tutta
la sua esistenza: l’origine della sua vocazione, la forza della sua testimonianza,
la consacrazione del suo sacrificio. Con grande affetto saluto tutti voi, qui convenuti
numerosi, e quanti sono con noi collegati mediante la radio e la televisione. Saluto,
in primo luogo, l’Arcivescovo Domenico Umberto D’Ambrosio, che, dopo anni di fedele
servizio a questa Comunità diocesana, si appresta ad assumere la cura dell’Arcidiocesi
di Lecce. Lo ringrazio cordialmente anche perché si è fatto interprete dei vostri
sentimenti. Saluto gli altri Vescovi concelebranti. Un saluto speciale rivolgo ai
Frati Cappuccini con il Ministro Generale, Fra Mauro Jöhri, il Definitorio Generale,
il Ministro Provinciale, il Padre Guardiano del Convento, il Rettore del Santuario
e la Fraternità Cappuccina di San Giovanni Rotondo. Saluto inoltre con riconoscenza
quanti offrono il loro contributo nel servizio del Santuario e delle opere annesse;
saluto le Autorità civili e militari; saluto i sacerdoti, i diaconi, gli altri religiosi
e religiose e tutti i fedeli. Un pensiero affettuoso indirizzo a quanti sono nella
Casa Sollievo della Sofferenza, alle persone sole e a tutti gli abitanti di questa
vostra Città.
Abbiamo appena ascoltato il Vangelo della tempesta sedata, al
quale è stato accostato un breve ma incisivo testo del Libro di Giobbe, in
cui Dio si rivela come il Signore del mare. Gesù minaccia il vento e ordina al mare
di calmarsi, lo interpella come se esso si identificasse con il potere diabolico.
In effetti, secondo quanto ci dicono la prima Lettura e il Salmo 106/107, il mare
nella Bibbia è considerato un elemento minaccioso, caotico, potenzialmente distruttivo,
che solo Dio, il Creatore, può dominare, governare e tacitare.
C’è però un’altra
forza - una forza positiva - che muove il mondo, capace di trasformare e rinnovare
le creature: la forza dell’“amore del Cristo”, αγάπη τοũ Χριστοũ (2 Cor 5,14)
- come la chiama san Paolo nella Seconda Lettera ai Corinzi - :non
quindi essenzialmente una forza cosmica, bensì divina, trascendente. Agisce anche
sul cosmo ma, in se stesso, l’amore di Cristo è un potere “altro”, e questa sua alterità
trascendente, il Signore l’ha manifestata nella sua Pasqua, nella “santità” della
“via” da Lui scelta per liberarci dal dominio del male, come era avvenuto per l’esodo
dall’Egitto, quando aveva fatto uscire gli Ebrei attraverso le acque del Mar Rosso.
“O Dio – esclama il salmista –, santa è la tua via… Sul mare la tua via, / i tuoi
sentieri sulle grandi acque” (Sal 77/76,14.20). Nel mistero pasquale, Gesù
è passato attraverso l’abisso della morte, poiché Dio ha voluto così rinnovare l’universo:
mediante la morte e risurrezione del suo Figlio “morto per tutti”, perché tutti possano
vivere “per colui che è morto e risorto per loro” e non vivono solo per se stessi”(2
Cor 5,16).
Il gesto solenne di calmare il mare in tempesta è chiaramente
segno della signoria di Cristo sulle potenze negative e induce a pensare alla sua
divinità: “Chi è dunque costui – si domandano stupiti e intimoriti i discepoli –,
che anche il vento e il mare gli obbediscono?” (Mc 4,41). La loro non è ancora
fede salda, si sta formando; è un misto di paura e di fiducia; l’abbandono confidente
di Gesù al Padre è invece totale e puro. Per questo, per questo potere dell’amore,
Egli può dormire durante la tempesta, completamente sicuro nelle braccia di Dio. Ma
verrà il momento in cui anche Gesù proverà paura e angoscia: quando verrà la sua ora,
sentirà su di sé tutto il peso dei peccati dell’umanità, come un’onda di piena che
sta per rovesciarsi su di Lui. Quella sì, sarà una tempesta terribile, non cosmica,
ma spirituale. Sarà l’ultimo, estremo assalto del male contro il Figlio di Dio.
Ma in quell’ora Gesù non dubitò del potere di Dio Padre e della sua vicinanza,
anche se dovette sperimentare pienamente la distanza dell’odio dall’amore, della menzogna
dalla verità, del peccato dalla grazia. Sperimentò questo dramma in se stesso in maniera
lacerante, specialmente nel Getsemani, prima dell’arresto, e poi durante tutta la
passione, fino alla morte in croce. In quell’ora, Gesù da una parte fu un tutt’uno
con il Padre, pienamente abbandonato a Lui; dall’altra, in quanto solidale
con i peccatori, fu come separato e si sentì come abbandonato da Lui.
Alcuni
Santi hanno vissuto intensamente e personalmente questa esperienza di Gesù. Padre
Pio da Pietrelcina è uno di loro. Un uomo semplice, di origini umili, “afferrato da
Cristo” (Fil 3,12) – come scrive di sé l’apostolo Paolo – per farne uno strumento
eletto del potere perenne della sua Croce: potere di amore per le anime, di perdono
e di riconciliazione, di paternità spirituale, di solidarietà fattiva con i sofferenti.
Le stigmate, che lo segnarono nel corpo, lo unirono intimamente al Crocifisso-Risorto.
Autentico seguace di san Francesco d’Assisi, fece propria, come il Poverello, l’esperienza
dell’apostolo Paolo, così come egli la descrive nelle sue Lettere: “Sono stato crocifisso
con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20); oppure: “In
noi agisce la morte, in voi la vita” (2 Cor 5,12). Questo non significa alienazione,
perdita della personalità: Dio non annulla mai l’umano, ma lo trasforma con il suo
Spirito e lo orienta al servizio del suo disegno di salvezza. Padre Pio conservò i
propri doni naturali, e anche il proprio temperamento, ma offrì ogni cosa a Dio, che
ha potuto servirsene liberamente per prolungare l’opera di Cristo: annunciare il Vangelo,
rimettere i peccati e guarire i malati nel corpo e nello spirito.
Come è stato
per Gesù, la vera lotta, il combattimento radicale Padre Pio ha dovuto sostenerli
non contro nemici terreni, bensì contro lo spirito del male (cfr Ef 6,12).
Le più grandi “tempeste” che lo minacciavano erano gli assalti del diavolo, dai quali
egli si difese con “l’armatura di Dio”, con “lo scudo della fede” e “la spada dello
Spirito, che è la parola di Dio” (Ef 6,11.16.17). Rimanendo unito a Gesù, egli
ha avuto sempre di mira la profondità del dramma umano, e per questo si è offerto
e ha offerto le sue tante sofferenze, ed ha saputo spendersi per la cura ed il sollievo
dei malati, segno privilegiato della misericordia di Dio, del suo Regno che viene,
anzi, che è già nel mondo, della vittoria dell’amore e della vita sul peccato e sulla
morte. Guidare le anime e alleviare la sofferenza: così si può riassumere la missione
di san Pio da Pietrelcina, come ebbe a dire di lui anche il servo di Dio, il Papa
Paolo VI: “Era un uomo di preghiera e di sofferenza” (Ai Padri Capitolari Cappuccini,
20 febbraio 1971).
Cari amici, Frati Minori Cappuccini, membri dei Gruppi di
preghiera e fedeli tutti di San Giovanni Rotondo, voi siete gli eredi di Padre Pio
e l’eredità che vi ha lasciato è la santità. In una sua lettera scrive: “Sembra che
Gesù non abbia altra cura per le mani se non quella di santificare l’anima vostra”
(Epist. II, p. 155). Questa era sempre la sua prima preoccupazione, la sua
ansia sacerdotale e paterna: che le persone ritornassero a Dio, che potessero sperimentare
la sua misericordia e, interiormente rinnovate, riscoprissero la bellezza e la gioia
di essere cristiani, di vivere in comunione con Gesù, di appartenere alla sua Chiesa
e praticare il Vangelo. Padre Pio attirava sulla via della santità con la sua stessa
testimonianza, indicando con l’esempio il “binario” che ad essa conduce: la preghiera
e la carità.
Prima di tutto la preghiera. Come tutti i grandi uomini
di Dio, Padre Pio era diventato lui stesso preghiera, anima e corpo. Le sue giornate
erano un rosario vissuto, cioè una continua meditazione e assimilazione dei misteri
di Cristo in unione spirituale con la Vergine Maria. Si spiega così la singolare compresenza
in lui di doni soprannaturali e di concretezza umana. E tutto aveva il suo culmine
nella celebrazione della santa Messa: lì egli si univa pienamente al Signore morto
e risorto. Dalla preghiera, come da fonte sempre viva, sgorgava la carità.
L’amore che egli portava nel cuore e trasmetteva agli altri era pieno di tenerezza,
sempre attento alle situazioni reali delle persone e delle famiglie. Specialmente
verso i malati e i sofferenti nutriva la predilezione del Cuore di Cristo, e proprio
da questa ha preso origine e forma il progetto di una grande opera dedicata al “sollievo
della sofferenza”. Non si può capire né interpretare adeguatamente tale istituzione
se la si scinde dalla sua fonte ispiratrice, che è la carità evangelica, animata a
sua volta dalla preghiera. Tutto questo, carissimi, Padre Pio ripropone oggi
alla nostra attenzione. I rischi dell’attivismo e della secolarizzazione sono sempre
presenti; perciò la mia visita ha anche lo scopo di confermarvi nella fedeltà alla
missione ereditata dal vostro amatissimo Padre. Molti di voi, religiosi, religiose
e laici, siete talmente presi dalle mille incombenze richieste dal servizio ai pellegrini,
oppure ai malati nell’ospedale, da correre il rischio di trascurare la cosa veramente
necessaria: ascoltare Cristo per compiere la volontà di Dio. Quando vi accorgete che
siete vicini a correre questo rischio, guardate a Padre Pio: al suo esempio, alle
sue sofferenze; e invocate la sua intercessione, perché vi ottenga dal Signore la
luce e la forza di cui avete bisogno per proseguire la sua stessa missione intrisa
di amore per Dio e di carità fraterna. E dal cielo continui egli ad esercitare quella
squisita paternità spirituale che lo ha contraddistinto durante l’esistenza terrena;
continui ad accompagnare i suoi confratelli, i suoi figli spirituali e l’intera opera
che ha iniziato. Insieme a san Francesco, e alla Madonna, che ha tanto amato e fatto
amare in questo mondo, vegli su voi tutti e sempre vi protegga. Ed allora, anche nelle
tempeste che possono alzarsi improvvise, potrete sperimentare il soffio dello Spirito
Santo che è più forte di ogni vento contrario e spinge la barca della Chiesa ed ognuno
di noi. Ecco perché dobbiamo vivere sempre nella serenità e coltivare nel cuore la
gioia rendendo grazie al Signore. “Il suo amore è per sempre” (Salmoresp.).
Amen!
Cari fratelli e sorelle,
al termine di questa solenne Celebrazione,
vi invito a recitare con me – come ogni domenica – la preghiera mariana dell’Angelus.
Ma qui, nel santuario di san Pio da Pietrelcina, ci sembra di sentire la sua stessa
voce, che ci esorta a rivolgerci con cuore di figli alla Vergine Santa: “Amate la
Madonna e fatela amare”. Così egli ripeteva a tutti, e più delle parole valeva la
testimonianza esemplare della sua profonda devozione alla Madre celeste. Battezzato
nella chiesa di Santa Maria degli Angeli di Pietrelcina col nome di Francesco, come
il Poverello di Assisi nutrì sempre per la Vergine un amore tenerissimo. La Provvidenza
lo condusse poi qui, a San Giovanni Rotondo, presso il Santuario di Santa Maria della
Grazie, dove è rimasto fino alla morte e dove riposano le sue spoglie mortali. Tutta
la sua vita e il suo apostolato si sono svolti dunque sotto lo sguardo materno della
Madonna e con la potenza della sua intercessione. Anche la Casa Sollievo della Sofferenza
egli la considerava opera di Maria, “Salute dei malati”. Pertanto, cari amici, sull’esempio
di Padre Pio, anch’io oggi voglio affidarvi tutti alla materna protezione della Madre
di Dio. In modo particolare la invoco per la comunità dei Frati Cappuccini, per i
malati dell’Ospedale e per quanti con amore se ne prendono cura, come pure per i Gruppi
di Preghiera che portano avanti in Italia e nel mondo la consegna spirituale del Santo
fondatore.
All’intercessione della Madonna e di san Pio da Pietrelcina vorrei
affidare in modo speciale l’Anno Sacerdotale, che ho inaugurato, venerdì scorso,
Solennità del Sacro Cuore di Gesù. Sia esso un’occasione privilegiata per porre in
luce il valore della missione e della santità dei sacerdoti al servizio della Chiesa
e dell’umanità del terzo millennio.
Preghiamo quest’oggi anche per la situazione
difficile e talora drammatica dei rifugiati. Si è celebrata proprio ieri la Giornata
Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite. Molte sono le persone che cercano
rifugio in altri Paesi fuggendo da situazioni di guerra, persecuzione e calamità,
e la loro accoglienza pone non poche difficoltà, ma è tuttavia doverosa. Voglia Iddio
che, con l’impegno di tutti, si riesca il più possibile a rimuovere le cause di un
fenomeno tanto triste.
Con grande affetto saluto tutti i pellegrini qui convenuti.
Esprimo la mia riconoscenza alle Autorità civili e a quanti hanno collaborato alla
preparazione della mia visita. Grazie di cuore! A tutti ripeto: camminate sulla via
che Padre Pio vi ha indicato, la via della santità secondo il Vangelo del nostro Signore
Gesù Cristo. Su questa via vi precederà sempre la Vergine Maria, e con mano materna
vi guiderà alla patria celeste. Angelus Domini…