San Giovanni Rotondo è in fermento per l’arrivo, domani, di Benedetto XVI, che si
recherà nei luoghi fondamentali della vita di Padre Pio, a 7 anni dalla sua canonizzazione.
E’ la seconda visita di un Pontefice, dopo quella di Giovanni Paolo II. Questa è anche
la terza visita in Puglia di Benedetto XVI. Sono attese oltre 30mila persone che si
disporranno lungo i quattro chilometri del percorso della papamobile. Imponente la
macchina dei preparativi e soprattutto è grande la gioia della cittadina pugliese,
dei pellegrini e dei frati cappuccini. Il servizio della nostra inviata Debora
Donnini.
Un sole splendente
e un mite venticello rendono gradevole il clima a San Giovanni Rotondo, che aspetta
Pietro, il Papa, che domani visiterà la cittadina dove Padre Pio esercitò la sua missione
di frate cappuccino e dove morì nel 1968. Vi sono attese oltre 30mila persone. Cinquecentocinquanta,
fra vigili e uomini della protezione civile, sorveglieranno sulla visita che sicuramente
lascerà un’impronta a San Giovanni Rotondo: è la seconda di un Pontefice dopo quella
nell’87 di Giovanni Paolo II, colui che 7 anni fa proclamò Santo il frate cappuccino
e che con lui, anche in vita, ha avuto un rapporto speciale. Un rapporto testimoniato
fra l’altro dalla guarigione di una donna polacca malata di cancro. L’allora vescovo
capitolare di Cracovia, nel’62, chiese a Padre Pio di pregare per lei. Undici giorni
dopo gli scrisse un’altra lettera per ringraziarlo: la donna era improvvisamente guarita.
Nel 1948, giovane sacerdote di 28 anni, Karol Wojtyla aveva incontrato di persona
Padre Pio. Nel 1974 si recò a San Giovanni Rotondo da cardinale. L’attesa e la gioia
trapelano dai volti dei frati cappuccini del convento, dei tanti pellegrini, ma anche
da quelli del personale medico, dei malati e dei bambini ricoverati all’Istituto “Casa
Sollievo della Sofferenza”: un’opera voluta fortemente da Padre Pio. Inaugurata nel
1956 con circa 250 posti letto, oggi ne conta quasi 1200; si è ampliata sempre di
più, ha un’importante sezione di studi genetici e grande spazio per lo studio delle
malattie rare. Benedetto XVI, domenica, avrà un momento per tutti. Prima la visita
alla cella numero 1, dove morì Padre Pio, poi la preghiera davanti alle sue spoglie,
esposte ai fedeli da 14 mesi nella cripta del Santuario di Santa Maria delle Grazie.
Qui il Papa accenderà due lampade come simbolo delle due visite pastorali, la sua
e quella di Giovanni Paolo II. Quindi la Messa e l’Angelus sul Sagrato della Chiesa
di San Pio da Pietrelcina, opera del noto architetto Renzo Piano, consacrata nel 2004,
dove, nel pomeriggio, inaugurerà i mosaici sulla vita di Cristo, di san Francesco
e di Padre Pio realizzati nella cripta dal famoso artista, il padre gesuita Marko
Rupnik. Durante la Celebrazione eucaristica, Benedetto XVI riceverà una medaglia commemorativa
con i simboli di San Giovanni Rotondo. A consegnarla sarà Matteo Pio Colella, il ragazzo
guarito per intercessione di Padre Pio da una meningite fulminante. Questo il miracolo
che ha reso possibile la sua canonizzazione nel 2002. Nel pomeriggio di domani, anche
l’incontro con malati e personale medico di “Casa Sollievo della Sofferenza” e poi
con i sacerdoti, i religiosi e i giovani. Una visita significativa, quella del Papa,
ad un grande Santo dell’epoca contemporanea che molto ha ancora da dire all’umanità. La
visita che Benedetto XVI compirà domani a San Giovanni Rotondo è “un’esortazione a
crescere nell’educazione della fede, a non fermarsi alla contemplazione di questo
grande Santo ma ad imparare il linguaggio del nostro tempo per essere testimoni di
Cristo, come Padre Pio è stato per tutta la sua vita”. E’ quanto afferma Antonio
Belpiede, portavoce della Provincia Monastica di Foggia dei Frati Cappuccini che
sottolinea, al microfono di Debora Donnini, il significato della visita del
Papa:
R. – Viene
a sottolineare - al di là della santità che è accertata per sempre, canonicamente
- l’importanza e l’attualità di questo santo. D. – Qual è l’attualità
di padre Pio oggi in un mondo anche molto razionalista, nichilista e scettico. Padre
Pio, fondamentalmente, ha testimoniato l’amore di Dio per gli uomini nel dare il suo
unico figlio Gesù Cristo, morto e risorto per gli uomini, e ha sottolineato anche
l’importanza di coniugare in qualche modo l’annuncio di Gesù Cristo con la carità… R.
– Il mondo ha il suo ordine che viene dall’amore di Dio e la storia degli uomini ha
un suo ordine. La formula dell’acqua la conoscono anche i bambini: gli elementi importanti
della vita sono semplici, più semplici della formula dell’acqua. Allora, la semplicità
del cristianesimo è sempre quella: l’amore per Dio e per Dio l'amore per i fratelli.
Padre Pio ha coniugato mirabilmente questo amore in un abbandono totale all’effusione
dello Spirito, in un abbandono totale all’abbraccio trinitario e contemporaneamente,
come dice il profeta Isaia, non ha mai distolto gli occhi dalla sua gente, non ha
mai dimenticato i poveri e i sofferenti. Non si può che amare in questo modo, Dio
e i fratelli sempre. Questo è il cristianesimo, questo è il nocciolo, questo è l’
H2O, la formula delll'acqua, della nostra fede. D.
– Ecco, Padre Pio tra l’altro ha vissuto nel suo corpo la sofferenza di Gesù Cristo
in croce. Perché? R. –Dice San Paolo nella lettera ai Filippesi:
“A noi è stato dato il privilegio non soltanto di credere in Gesù Cristo ma anche
di soffrire per lui”. Ancora Paolo, che ha fatto una profonda esperienza di dolore,
dice ai Colossesi esattamente quello che è successo a Padre Pio: “Completo nella mia
carne quello che manca alle sofferenze di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa”.
Padre Pio è stato scelto dal Signore per essere l’icona di suo figlio sacerdote eterno,
crocefisso per amore dell’umanità. Del resto non c’è amore più grande di questo: dare
la vita per coloro che amiamo. A San Giovanni Rotondo cresce poi
l’attesa per l’incontro del Santo Padre con gli ammalati, il personale medico e i
dirigenti dell'Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”. Come si preparano i bambini
ad accogliere Benedetto XVI? Risponde la dottoressa Lucia Miglionico pediatra
oncologa della Casa Sollievo della Sofferenza:
R. – Intanto,
i bambini sono estremamente felici per l’arrivo del Santo Padre, tant’è vero che,
insieme alle insegnanti – che hanno preparato striscioni, preghiere, i volantini –
si sono anche preparati ad un possibile incontro col Santo Padre; per alcuni di loro
non sarà possibile uscire dal reparto, però avranno la possibilità di seguirlo attraverso
il collegamento video con un megaschermo che sarà nei locali comuni alla pediatria.
L’atmosfera è indescrivibile, perché l’ansia è tanta. Chi di loro potrà andare davanti
al Papa, porterà anche le intenzioni di preghiera di quanti invece rimarranno qui
nel reparto. D. – In questo reparto sono appunto ricoverati
bambini di tutte le età, malati di tumore; quindi anche voi, come personale, siete
a contatto con la sofferenza degli innocenti. Però questi bambini ricoverati qui hanno,
probabilmente, un’opportunità in più, cioè quella di essere aiutati a vivere la loro
malattia anche alla luce della fede... R. – E’ vero, perché
è l’ospedale di San Pio, è l’ospedale che è stato voluto, creato da un grande santo
che ha affidato, a tutto il personale che lavora qui, il doveroso compito di curare
non soltanto l’aspetto della salute, il corpo, ma anche di perseverare in quello che
poteva essere l’accompagnamento con la preghiera, nella preghiera, e quindi anche
una specie di missione di evangelizzazione. Benedetto XVI incontrerà
dunque gli ammalati nell’atrio dell’Ospedale, ai quali rivolgerà anche un saluto.
Debora Donnini ha chiesto a due giovani pazienti, Carmela e Romeo, quali
siano le loro speranze legate all’arrivo di Benedetto XVI. Sentiamo Carmela: R. – Sicuramente
molta speranza. C’è anche molta fiducia perché speriamo che con l’aiuto del Papa,
con le sue preghiere, le nostre preghiere arrivano meglio “su”. Speriamo anche che
con il Papa riusciremo ad avere più forza, più grinta per superare la malattia. Allora,
io vorrei chiedere al Papa di pregare soprattutto per i nostri genitori e familiari
che ci sono molto vicini, soprattutto per mia madre, perché noi stiamo vivendo questo
periodo difficile, ma loro insieme a noi. D. – Tu come ti chiami? R.
– Romeo, ho 15 anni. D. – Cosa ti aspetti da questa visita del
Papa e cosa vedi anche negli altri bambini e ragazzi che sono qui? R.
- Vedo nei bambini molta speranza, come ha detto giustamente Carmela. Io, dato che
sono un rumeno, vedo anche il Papa contro il razzismo, come un eroe. D.
– Senti che siete aiutati dalla luce della fede a vivere questo? R.
–Sì, certo, almeno io mi sento molto sostenuto dalla Chiesa.