2009-06-20 15:39:30

Dopo gli ennesimi attacchi di integralisti, il parlamento somalo chiede truppe straniere


Dopo i violenti attacchi degli integralisti islamici portati a termine nei giorni scorsi, Il presidente del parlamento somalo ha esortato i Paesi vicini a “schierare truppe in Somalia nelle prossime 24 ore”. Il capo dell’assemblea - rivolgendosi a Kenya, Gibuti, l'Etiopia e Yemen - ha ammesso che il governo è stato indebolito dagli insorti. L’appello arriva mentre sul terreno si registra un’escalation delle violenze, iniziata il 7 maggio scorso con l’avvio dell’offensiva delle milizie islamiche.

Incertezza sull’annunciata manifestazione dell’opposizione in Iran
Il giorno seguente il monito della guida spirituale iraniana, Alì Khamenei, a fermare ogni protesta contro l’elezione di Ahmadinejad, prosegue il duro confronto postelettorale che sta infiammando il Paese da una settimana. Al momento, è ancora "giallo" sulla marcia che l’opposizione dovrebbe tenere nel pomeriggio, nonostante non sia stata autorizzata dal governo. Inoltre, il Consiglio dei Guardiani ammette il riconteggio di un 10% delle schede. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Le parole di ieri dell’autorità suprema Khamenei dovevano sancire la fine di tutti disordini postelettorali, ma per tutta la mattina Teheran ha atteso con il fiato sospeso la manifestazione annunciata per il pomeriggio dall’opposizione. In queste ore, si sono susseguite notizie contrastanti: gli organizzatori ufficiali, i religiosi moderati dell'Associazione del clero combattente, hanno fatto sapere di avere revocato l'iniziativa, temendo gravi scontri con le forze di sicurezza. Ma i sostenitori di Mussavi hanno continuato a confermare la marcia. Fatto sta che centinaia di poliziotti presidiano la piazza dove avrebbe dovuto tenersi la protesta proibita dal governo ed il capo della polizia ha affermato che eventuali manifestanti “saranno affrontati con severità e sottoposti ad un processo penale”. Intanto, il Consiglio dei Guardiani si è detto pronto a ricontare solo “il 10 per cento dei voti” delle presidenziali, “scelti a caso”. Una soluzione che lascia poche speranze ai due candidati riformisti, Mousavi e Karroubi, che proprio stamane hanno disertato la convocazione dell’organismo che sovrintende alla regolarità delle elezioni. Sale quindi l’attesa per il messaggio che Mussavi pubblicherà sul proprio sito nelle prossime ore. Dichiarazione che dovrebbe chiarire ai suoi sostenitori se bisogna continuare o no la protesta.

 
Pakistan
Non meglio identificati “commando di talebani pakistani” hanno attaccato due edifici scolastici per ragazze in un'area montagnosa alla frontiera con l'Afghanistan, distruggendoli con cariche esplosive. L'attentato contro i licei di Haji Long e a Raghan, nella problematica regione tribale della Fata (al confine afghano-pakistano), non ha fortunatamente fatto vittime perchè l'anno scolastico è terminato da giorni e quindi al momento delle esplosioni le aule erano deserte. Comunque, con le due prese di mira in queste ultime ore, le scuole distrutte dai fondamentalisti islamici in un anno, per lo più femminili, sono 49 nella sola area tribale di Bajaur e 140 nella Valle dello Swat. Secondo fonti ONU, nel 2008 avevano distrutto distrutto circa 200 scuole nelle zone del Pakistan dove la loro influenza è maggiore.

Afghanistan
Non si fermano le violenze in Afghanistan, dove sei persone di una stessa famiglia sono state uccise dall'esplosione di una bomba, nell'est del Paese. Vittime anche tra le truppe straniere: ieri, in due distinti attentati, hanno perso la vita tre soldati della Nato. In tutto il territorio proseguono anche le operazioni contro i talebani. Nelle ultime 24 ore, sono stati uccisi almeno 50 miliziani integralisti. Intanto, gli Stati Uniti hanno riconosciuto alcuni errori nei raid aerei su Farah, nell'Afghanistan nordoccidentale, avvenuti il 4 maggio scorso con conseguente perdite di vite umane tra i civili. Il rapporto ufficiale rilasciato dal Pentagono registra l’uccisione in tre successivi bombardamenti di 104 persone: 26 civili e 78 talebani. E non si esclude che il numero dei morti "possa essere stato più alto". Diverse le stime del governo di Kabul, secondo il quale furono 140 le vittime, tra cui donne e bambini.

Iraq, almeno 20 persone uccise nei pressi di una moschea
Un camion riempito di esplosivo è stato fatto saltare in aria ad una trentina di chilometri dalla città di Kirkuk, nell'Iraq settentrionale, nei pressi di una moschea. Lo hanno reso noto fonti di polizia e del Ministero dell'interno iracheno, precisando che i morti sono almeno 20 e più di 80 i feriti. L'attentato è stato compiuto vicino alla moschea sciita nella località di Taza, a sud di Kirkuk. “Il luogo di culto - hanno detto al Ministero dell'interno - è pesantemente danneggiato, così come una decina di abitazioni nelle vicinanze”. E resta avvolta nel mistero l’uccisione dell’allenatore della squadra nazionale irachena di karate, Izzat Abdullah, avvenuta ieri, nel quartiere orientale di al Zuhur. L’uomo è stato ucciso in un agguato a Mossul, a circa 400 km a Nord di Baghdad, da un gruppo di persone armate, che non sono state ancora identificate.

Libano: prima seduta per il nuovo parlamento il 23 giugno prossimo
La nuova assemblea parlamentare libanese terrà la sua prima seduta il 23 giugno prossimo per eleggere il proprio presidente. Sarà Nabih Berri che ricopre l’incarico per la quinta volta consecutiva. Il nuovo parlamento, che resta in carica per quattro anni, è formato da 64 deputati cristiani e 64 musulmani. Berri è uno dei più importanti leader della comunità sciita, cui, in base al sistema politico libanese, viene assegnata la carica di presidente del parlamento. Dopo l'elezione di Berri, il presidente della Repubblica, Michel Suleiman, avvierà le consultazioni con i parlamentari per individuare il nome del prossimo premier, che deve essere sunnita. Secondo fonti autorevoli sarà Saad Hariri, leader della coalizione "14 Marzo" che ha vinto le elezioni. Il nuovo parlamento, dopo l’elezione presidenziale, procederà al voto di fiducia per il prossimo primo ministro.

Atene chiede appoggio per riavere i marmi del Partenone
Il governo greco ha rivolto un appello al mondo affinché sostenga la richiesta di Atene di riavere i Marmi del Partenone di Atene custoditi al British Museum. Ce ne parla Anna Villani:RealAudioMP3

 
Erano stati sottratti nell'Ottocento dall'ambasciatore inglese, Lord Elgin, ma il ministro della Cultura, Antonis Samaras, intende riportarli nella capitale dal Museo britannico. Parlando con i giornalisti, in occasione dell’inaugurazione avvenuta oggi del Nuovo Museo dell’Acropoli di Atene, Samaras si è rivolto a tutti coloro che “nel mondo credono nei valori e nelle idee” nate nell’Antica Grecia. Al “Gioiello” dell'architettura, come lo ha definito Samaras, mancano solo i preziosi Marmi tra i capolavori che testimoniano, ha aggiunto il ministro, “una delle più alte aspirazioni estetiche nella storia dell'umanità”. “Aspirazioni", ha aggiunto, manifestatesi quando “alle pendici dell'Acropoli sorse una coraggiosa nuova idea radicale”, a testimoniare che le società “funzionano meglio se tutti i cittadini sono eguali e liberi di determinare le proprie vite e di partecipare alla conduzione dello Stato: in una parola sorse una nuova idea che significa democrazia”. Nel Nuovo Museo dell’Acropoli ateniese si potranno ammirare i resti archeologici della città di Platone e Socrate e alcune parti del Fregio del Partenone. I visitatori potranno muoversi tra gli oltre 14 mila metri quadri di spazi espositivi, dieci volte più grandi del vecchio museo. Costruito in otto anni su progetto dell'architetto svizzero-americano, Bernard Tschumi, il Nuovo Museo ha aperto le porte oggi agli appassionati di una civiltà che ha gettato le basi per il futuro della filosofia e della cultura.

 
Domani in Italia si vota per il referendum e per alcuni ballottaggi amministrativi
Vigilia di consultazioni in Italia. Domani e lunedì, si vota per i referendum sulla legge elettorale e per i ballottaggi di alcune importanti amministrazioni locali. Due quesiti referendari chiedono che alla Camera e al Senato il premio di maggioranza venga attribuito alla lista più votata e non più alla coalizione. Obiettivo dichiarato dei referendari è quello di semplificare il sistema politico italiano mediante un bipartitismo che rafforzi i governi. Contrarie, infatti, le formazioni politiche minori che vedono invece un rischio per la rappresentatività democratica. Il servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

Sono tre i quesiti referendari proposti dal comitato presieduto da Mario Segni e Giovanni Guzzetta. Il primo propone l’abrogazione per la Camera del premio di maggioranza alla coalizione, che in caso di vittoria dei sì, verrebbe attribuito alla lista vincente. Analogo il secondo quesito, che riguarda però il Senato, e chiede di trasferire i premi di maggioranza regionali ai partiti più votati in ogni singola regione. Il terzo quesito vuole abrogare le candidature multiple, sia alla Camera sia al Senato: se passerà, nessun candidato potrà dunque presentarsi in più di una circoscrizione. Il primo scoglio da superare sarà quello del quorum - la soglia del 50% più uno dei votanti, necessaria perché la consultazione sia valida. Il Pdl lascia libertà di scelta, il premier Berlusconi ha annunciato il suo personale si senza fare campagna elettorale. Nel Pd la posizione ufficiale è per il "sì", ma con molti dissensi. Dirà "no" l’Italia dei Valori, mentre Lega e Udc - fortemente contrari al referendum - sono per l’astensione.

 
Consiglio Europeo
A chiusura del vertice europeo a Bruxelles, per quanto riguarda la nomina dl presidente dell’Europarlamento, sembra in vantaggio la candidatura del polacco Buzek rispetto all’italiano Mario Mauro. Al candidato polacco ha espresso il suo appoggio il presidente francese, Sarkozy. Sulla scelta del candidato popolare il Ppe voterà, salvo sorprese dell'ultim'ora, il prossimo 7 luglio a Bruxelles. Intanto, sono state sciolte le garanzie giuridiche da offrire all'Irlanda in vista del nuovo referendum sul Trattato di Lisbona, che si terrà all’inizio di ottobre.

In due anni raddoppiata la mortalità infantile a New Delhi
Il numero dei bambini che muore entro il primo anno di vita è raddoppiato a New Delhi negli ultimi due anni. Secondo dati resi noti da una ricerca del governo di Delhi, nel periodo 2008-2009 il tasso di mortalità infantile - per quanto riguarda la fascia di età da zero ad un anno - è stato di 25,4 decessi ogni 1.000 bambini, a fronte di un tasso del 12,9 nel 2006 e del 18,1 nel 2005. Un dato, quello della capitale, comunque più basso rispetto a quello della media nazionale, intorno a 55 decessi ogni 1000 bambini. Il numero elevato di figli in famiglie indigenti e l’aumento del fenomeno migratorio di popolazioni con scarso accesso all'assistenza sanitaria sono tra i motivi del doloroso incremento. Intanto, per quanto riguarda l’India i servizi meteorologici indiani hanno confermato che nelle prime tre settimane di giugno è stata registrata una diminuzione del 45% delle piogge che normalmente accompagnano il transito dei monsoni in questa stagione ed il fenomeno allarma il governo. Il primo ministro Manmohan Singh in persona ha ammesso che il monsone, “in ritardo ed indebolito”, è causa di preoccupazione perchè potrebbe rovinare l'annata agricola e rendere fra l'altro più difficile il mantenimento di promesse fatte dal Partito del Congresso durante la recente vittoriosa campagna elettorale. In particolare, la coalizione Alleanza progressista unita (Upa), guidata dal Congresso, ha promesso la distribuzione alle famiglie in estrema povertà di 25 chili di riso al mese al prezzo unitario di tre rupie (0,044 euro).

Nepal: proteste per l’arrivo del sottosegretario indiano
L’arrivo del sottosegretario di Stato agli Esteri indiano, Shivshankar Menon, è stato accompagnata all'aeroporto di Kathmandu da accese proteste. Quattro persone sono state arrestate. Le rimostranze sono legate alla presunta occupazione, da parte indiana, del territorio di Susta, un villaggio che si trova nel distretto di Nawalparasi, sul confine indo-nepalese. Il governo indiano ha fatto sapere che tutte le dispute tra i due Stati sono state già risolte, eccetto che per Susta e per Kalapani, un'altra zona al confine tra India, Nepal e Cina. La visita di due giorni in Nepal del sottosegretario indiano mira a rafforzare i rapporti fra i due governi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Anna Villani)

 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 171

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