India: intervento del cardinale Gracias sull'Anno Sacerdotale
In occasione dell’inizio dell’Anno Sacerdotale, il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo
di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana, sottolinea in un’intervista
rilasciata all’agenzia AsiaNews l’importanza ed il valore di questa iniziativa per
la Chiesa del Paese asiatica. Il porporato, che ha inaugurato l’Anno Sacerdotale
con una solenne celebrazione alla Casa del clero di Bandra dove sono ospitati i sacerdoti
anziani di Mumbai, ricorda che l’India è un Paese di grande tradizione religiosa in
cui i sacerdoti sono riconosciuti e rispettati come uomini di preghiera e personalità
spirituali. “Uomini che hanno dedicato la loro vita a Dio e persone che danno testimonianza
con la loro stessa vita e vivono i valori del Vangelo”. In India – spiega il porporato
– “i sacerdoti spendono la loro vita per gli altri e per noi le vocazioni al sacerdozio
sono una grazia enorme”. “Dio – aggiunge il cardinale Oswald Gracias - ha benedetto
l’India e la Chiesa cattolica indiana con molte vocazioni che condivide con il resto
del mondo. I nostri preti vanno in tutto il mondo e amministrano i sacramenti a tutto
il popolo di Dio servendo la Chiesa universale attraverso vari ministeri e offrendo
il loro contributo alla vita spirituale di tante persone”. Quest’anno dedicato al
sacerdozio – osserva l’arcivescovo di Mumbai - è un dono perché “offre l’occasione
alla Chiesa di approfondire la formazione dei preti, accrescere la loro spiritualità
e la loro dedizione al servizio, rafforzare le loro umanità e renderli ancor più efficaci
nel loro ministero”. In India – osserva il cardinale - i sacerdoti sono chiamati a
rispondere a molte sfide: “La popolazione guarda loro non solo come a delle guide
spirituali, ma come ad un aiuto nell’ambito sociale, educativo, sanitario. Sono uomini
che si pongono al servizio di altri uomini perché sono al servizio di Dio”. Ma in
molte zone dell’India i preti sono anche oggetto di pressioni e violenze per la loro
missione di sostegno e sviluppo dei più emarginati e delle fasce più misere della
società. “Lavorano duramente e gratuitamente – afferma il cardinale - per i più poveri
dei poveri, i dalit e i tribali, sostenendoli attraverso l’educazione, infondendo
in loro fiducia, riconoscendo e affermando la loro di dignità umana”. “Bisogna riconoscere
con tristezza che questa opera irrita alcuni esponenti delle caste più elevate perché
non possono più sfruttare e soggiogare queste persone che vivono nelle fasce più basse
della società”. “Seguendo i passi di Gesù Cristo sacerdote – conclude il porporato
- i preti in India abbattono le barriere sociali e incoraggiano i nostri poveri, i
tribali ed i dalit a vivere fiduciosi in sé stessi e con dignità: abbiamo visto tutti
che le ragioni delle persecuzioni dei sacerdoti cattolici in India nascono da questo
loro carisma che sconfigge le ingiustizie sociali. La missione di Cristo è di liberare
l’uomo e la Chiesa in India porta con sé questa benedizione”. (A.L.)