In Somalia uccise 50 persone in un attentato, tra le quali il ministro della Sicurezza
Nuova strage in Somalia. Un attacco kamikaze ha colpito ieri un albergo nella città
di Beledwein, 300 km a nord della capitale Mogadiscio, uccidendo almeno 50 persone,
tra le quali il ministro somalo per la Sicurezza, Omar Hashi Aden. Vi sarebbero anche
oltre 100 feriti. Il gravissimo episodio, condannato fermamente dal responsabile degli
Esteri dell’Unione Europea, Javier Solana, si inserisce nel clima di forte tensione
armata tra i ribelli islamici e le truppe governative. Ci riferisce Giulio Albanese:
Sugli ultimi
fatti di violenza nel Paese del Corno d’Africa, Linda Giannattasio ha raccolto il
commento di Enrico Casale, africanista della rivista dei Gesuiti “Popoli”:
R. – L’attacco
di ieri delle forze islamiche fa parte di un’offensiva che gli shebab – l’equivalente
somalo dei talebani, cioè delle milizie islamiche fondamentaliste – stanno portando,
da qualche tempo, al governo di unità nazionale un tentativo di prendere il controllo
dell’ex colonia italiana. Quest’offensiva si collega ai rapimenti che ci sono stati
nello Yemen qualche giorno fa, e l’offensiva delle truppe pakistane nelle roccaforti
dei miliziani di Al Qaida in Pakistan che c’è stata nelle settimane scorse.
D.
– Quale sarà la risposta del governo; il governo riuscirà a riprendere il potere?
R.
– Certamente il governo sta contrastando queste milizie islamiche anche con l’appoggio
dei circa 3 mila militari della missione di pace dell’Unione Africana in Somalia;
le milizie di Al Qaida stanno cercando nuovi territori di appoggio, dopo che son state
scacciate o son state molto ridimensionate nelle valli del Pakistan. Si dice che l’obiettivo
sia quello di prendere, attraverso gli shebab, il controllo della Somalia o di parti
dello Yemen per ricreare quell’ambiente che avevano creato in Pakistan.
D.
– Secondo stime Onu, sono circa 250 le persone rimaste uccise da maggio in questi
scontri; qual è la condizione della popolazione?
R. – Da quasi 18 anni la popolazione
somala vive in condizioni difficilissime, senza un’autorità centrale, vessata dalle
milizie dei signori locali; molti giovani, non avendo alternative, si arruolano in
queste milizie, tra i fondamentalisti, che rappresentano l’unica possibilità di una
qualche attività remunerata per questa gente che è allo stremo.
D. – Quali
sono gli scenari futuri?
R. – Se il governo riuscirà, nella controffensiva,
a riprendere il potere, potrebbe – grazie all’appoggio della Comunità Internazionale
– ripristinare un minimo di autorità statale su quella che era la vecchia Somalia
italiana. Viceversa, se dovesse soccombere, potrebbe ricrearsi quel governo fondamentalista
governato dalle Corti islamiche; allora si affermerebbe un regime durissimo, non molto
dissimile da quello che ha governato l’Afghanistan.