2009-06-18 15:14:59

Orissa: lontano il ritorno alla normalità dopo le violenze anticristiane


Nello stato indiano dell’Orissa prosegue a rilento e senza sicurezza il ritorno dei cristiani nei loro villaggi. A fare il punto della situazione è stato il vice-presidente della Commissione nazionale per le minoranze, M. P. Pinto, dopo la visita ai campi profughi presso i villaggi di Baliguda e Raika, nel Khandhamal, il distretto dell’Orissa più colpito dalle violenze indù contro i cristiani. Durante la visita, il 14 e 15 giugno, Pinto ha incontrato alcuni dei 3mila rifugiati, verificando di persona le loro condizioni di vita e la situazione complessiva della zona. Il vice-presidente del Ncm ha potuto constatare i progressi finora fatti per il reinsediamento dei profughi nei loro villaggi. Al termine dei due giorni ha affermato ad AsiaNews: “È un dovere del governo assicurare che non ci sia nemmeno una singola persona che senta il bisogno di restare nei campi profughi”. Pinto ha poi detto che le forze para-militari dovrebbero continuare la loro missione nella regione sino a che la piena normalità non sarà ristabilita ed ha aggiunto che farà richiesta per ottenere un ulteriore dispiegamento di agenti della Central Reserve Police Force (CRPF). Dal 31 maggio i militari schierati nelle zone più calde dell’Orissa a difesa dei cristiani e dei campi profughi hanno iniziato a ritirarsi. In alcune località, soprattutto nella zona di Baliguda e Raika, si sono verificate nuove violenze e roghi di case di cristiani. In occasione della sua visita, Pinto ha inoltre espresso soddisfazione per i progressi dei lavori di ricostruzione della chiese del Khandhamal danneggiate delle violenze e ha confermato che il governo intende destinare 2milioni e mezzo di rupie (circa 37mila euro) per i restauri. Sajan K.George afferma tuttavia che la cifra è insufficiente e che in diverse località dello Stato i lavori vanno a rilento o sono fermi a causa di un conflitto di competenze tra le autorità locali e nazionali. A complicare i restauri e le ricostruzioni concorrono spesso anche i contrasti con le locali comunità indù. Il presidente del Gcic cita l’esempio della chiesa parrocchiale di Batticola: “Gli estremisti indù l’hanno rasa al suolo nell’agosto del 2008 e quindi hanno iniziato a costruire nello stesso luogo un loro tempio. Il governo ha dato l’ordine di fermare i lavori, ma di fatto non permette di ricostruire la chiesa che risale al 1995 e i cristiani della zona continuano a vivere nei campi profughi per timore di altre violenze”. (M.G.)







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