Madagascar: mezzo milione di persone a rischio carestia
La siccità non da tregua a tutto il sud del Madagascar, dove mezzo milione di malgasci
si trovano senza cibo e acqua potabile. L’allarme, raccolto dalla Fides, arriva dal
Programma Alimentare Mondiale (PAM) e dal Fondo della Nazioni Unite per l'Infanzia
(UNICEF) che hanno iniziato a distribuire aiuti alimentari alla popolazione sebbene
siano sufficienti ad appena 116 mila persone delle aree maggiormente colpite nelle
regioni meridionali di Androy, Anosy e Atsimo Andrefana. La causa dell’emergenza va
fatta risalire alla straordinaria mancanza di piogge durante la stagione estiva, nel
mese di marzo e aprile, che ha distrutto il raccolto principale del Paese. Ad Andranovory,
una città della provincia di Androy, sono esplosi i prezzi del cibo e dell’acqua potabile.
Una tanica di acqua potabile costa 2000 ariary, circa 1 dollaro americano, a fronte
di un reddito medio mensile di 26 dollari. Per potersi procurare gratuitamente l’acqua,
gli abitanti dell’area devono percorrere a piedi circa 15 chilometri ogni giorno.
Anche in questo caso si tratta di acqua inquinata, da utilizzare per abbeverare gli
animali o per lavare i vestiti; ma gli abitanti del posto sono così disperati che
la utilizzano per cucinare e come acqua potabile. Molte persone per dissetarsi raccolgono
l’acqua piovana dalle buche delle strade, per questo le autorità sanitarie hanno segnalato
un gran numero di casi di dissenteria. L’unica fonte di cibo è il frutto del Raketa
cactus, una pianta comune del deserto. Il frutto, dal gusto simile a una patata dolce,
è succoso e calma i morsi della fame, tanto è vero che viene utilizzato dai poveri
per sostituire il riso; ma non può essere utilizzato come fonte primaria di sostentamento
per lunghi periodi di tempo. Secondo gli esperti la situazione è destinata a peggiorare,
perché sono a rischio i raccolti di giugno di sorgo e mais. La siccità ha inoltre
compromesso il patrimonio zootecnico del Paese, perché molti bovini sono morti per
la mancanza di cibo e acqua. Ad aggravare la situazione anche l'instabilità politica
nella quale vive il Madagascar dal gennaio 2009: diverse organizzazioni umanitarie
internazionali, infatti, si sono ritirate dal Paese dopo le dimissioni del Presidente
Ravalomanana e la formazione, da parte del suo principale oppositore, Andry Rajoelina,
di un governo di transizione che non è stato ufficialmente riconosciuto dall’Unione
africana, dalla Comunità di sviluppo dell'Africa australe e dalla maggior parte dei
Paesi che forniscono assistenza umanitaria al Madagascar. (M.G.)