Decine di morti in Somalia: ucciso il ministro della Sicurezza
Ancora violenza in Somalia: il ministro della Sicurezza interna, Omar Hashi, è rimasto
ucciso questa mattina nell'attentato kamikaze contro un hotel della cittadina di Baladweyn,
nella regione centrale al confine con l'Etiopia. Nell'attacco sono morte almeno altre
ventiquattro persone. E 10 civili hanno perso la vita, ieri sera, in una moschea di
Mogadiscio per un colpo di mortaio che ha raggiunto l’edificio. Il razzo ha colpito
la moschea al termine di una giornata di scontri fra milizie islamiche e forze governative,
che hanno causato 20 morti. Sugli ultimi fatti di violenza nel Paese del Corno d’Africa,
Linda Giannattasio ha raccolto il commento di Enrico Casale, africanista
della rivista dei Gesuiti “Popoli”:
R. – L’attacco
di ieri delle forze islamiche fa parte di un’offensiva che gli shebab – l’equivalente
somalo dei talebani, cioè delle milizie islamiche fondamentaliste – stanno portando,
da qualche tempo, al governo di unità nazionale un tentativo di prendere il controllo
dell’ex colonia italiana. Quest’offensiva si collega ai rapimenti che ci sono stati
nello Yemen qualche giorno fa, e l’offensiva delle truppe pakistane nelle roccaforti
dei miliziani di Al Qaida in Pakistan che c’è stata nelle settimane scorse.
D.
– Quale sarà la risposta del governo; il governo riuscirà a riprendere il potere?
R.
– Certamente il governo sta contrastando queste milizie islamiche anche con l’appoggio
dei circa 3 mila militari della missione di pace dell’Unione Africana in Somalia;
le milizie di Al Qaida stanno cercando nuovi territori di appoggio, dopo che son state
scacciate o son state molto ridimensionate nelle valli del Pakistan. Si dice che l’obiettivo
sia quello di prendere, attraverso gli shebab, il controllo della Somalia o di parti
dello Yemen per ricreare quell’ambiente che avevano creato in Pakistan.
D.
– Secondo stime Onu, sono circa 250 le persone rimaste uccise da maggio in questi
scontri; qual è la condizione della popolazione?
R.
– Da quasi 18 anni la popolazione somala vive in condizioni difficilissime, senza
un’autorità centrale, vessata dalle milizie dei signori locali; molti giovani, non
avendo alternative, si arruolano in queste milizie, tra i fondamentalisti, che rappresentano
l’unica possibilità di una qualche attività remunerata per questa gente che è allo
stremo.
D. – Quali sono gli scenari futuri?
R.
– Se il governo riuscirà, nella controffensiva, a riprendere il potere, potrebbe –
grazie all’appoggio della Comunità Internazionale – ripristinare un minimo di autorità
statale su quella che era la vecchia Somalia italiana. Viceversa, se dovesse soccombere,
potrebbe ricrearsi quel governo fondamentalista governato dalle Corti islamiche; allora
si affermerebbe un regime durissimo, non molto dissimile da quello che ha governato
l’Afghanistan.