La crisi nella regione amazzonica del Perù. Il missionario padre Bartolino: no allo
sfruttamento delle risorse a scapito degli indios
Il premier peruviano Yehude Simon ha annunciato che si recherà in Amazzonia per cercare
di avviare un dialogo con i leader di dieci comunità indigene che da oltre due mesi
protestano contro le leggi sulle concessioni alle grandi multinazionali per lo sfruttamento
delle materie prime, soprattutto idrocarburi e legname, nell'Amazzonia peruviana.
Dieci giorni fa, 35 persone erano rimaste uccise a Bagua, nell'area amazzonica, negli
scontri tra gruppi di indios e la polizia inviata da Lima, mentre decine di indigeni
risultano scomparsi. Sulla situazione nella regione, Stefano Leszczynski ha
intervistato padre Mario Bartolino, che da 30 anni vive in Amazzonia al fianco
delle popolazioni indigene.
R. - Me parece
que... Mi sembra che per questo governo l’Amazzonia non sia che un deposito:
tutti possono attingere alle sue ricchezze, approfittarsi della sua gente a beneficio
di altri, soprattutto le multinazionali. Secondo il governo, la presenza di queste
multinazionali creerebbe benessere, toglierebbe dall'estrema povertà milioni di nostri
fratelli, ma questa non è che un’altra bugia. Noi possiamo constatare che dove stanno
agendo queste multinazionali, siano petrolifere o minerarie, c’è più sfruttamento,
c’è più abbandono. La nostra gente viene sfruttata per lavorare a basso costo.
D.
- Com’è la situazione per quanto riguarda la scelta della Chiesa di porsi dalla parte
dei più poveri?
R. - Nosotros, pienso que todos... Penso
che tutti noi abbiamo letto, meditato, approfondito l’ultimo documento dell’Episcopato
latinoamericano e dei Carabi ad Aparecida, dove una delle priorità posta all’attenzione
della Chiesa doveva essere il mondo indigeno o afroamericano: un mondo che rappresenta
una forza emergente nel contesto sociopolitico. Da queste nuove forze emergenti potremo
aspettarci un mondo differente, un cambiamento orientato verso una maggiore e vera
giustizia sociale e fratellanza tra tutti. E la presenza della Chiesa, per aiutare
la liberazione dei nostri fratelli indigeni, risponde a questa presa di coscienza,
sapendo che questo significa persecuzione e processi.
D.
- Qual è l’appello che si sente di rivolgere alla società civile in Europa, ma anche
alle istituzioni europee, affinché sostengano questa protesta dei più poveri in Perù?
R.
- En primer lugar, yo lamento… Prima di tutto, io grido contro la collaborazione
dei Paesi ricchi in questa possibile distruzione dell’Amazzonia, perché tutto è legato
a questo. In secondo luogo, chiedo che si facciano azioni dirette di pressione al
governo, perchè desista da questa politica di sterminio e soprattutto di distruzione
dell’ambiente, come già noi abbiamo constatato durante questi ultimi tre anni.