2009-06-15 14:59:14

Molti no alla proposta Netanyahu di uno Stato palestinese smilitarizzato


La comunità internazionale guarda con attenzione gli sviluppi della situazione israelo-palestinese dopo le dichiarazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ieri, parlando all’Università Bar Ilan di Tel Aviv, per la prima volta ha accettato l’ipotesi della creazione di uno Stato palestinese, ma a condizione che sia smilitarizzato: ovvero senza esercito e spazio aereo, con controlli efficaci sull’ingresso delle armi e senza la possibilità di concludere trattati. Inoltre, Netanyahu ha parlato di Gerusalemme, capitale unica dello Stato ebraico, ha chiesto che non sia impedito l’insediamento dei coloni israeliani in Cisgiordania e che i profughi palestinesi non rientrino in Israele. Critiche sono giunte proprio da parte palestinese: l’ipotesi esposta da Netanyahu – è stato detto – rappresenta un duro colpo per il processo di pace. Sulle dichiarazioni del capo del governo israeliano, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – Sicuramente sono un passo avanti sul punto determinante del riconoscimento da parte di Netanyahu della necessità di avere due Stati, quindi uno Stato palestinese. E su questo Obama fa bene ad incoraggiarlo, perché è il primo passo su quella strada. Su tutto il resto no, in particolare sulla questione degli insediamenti, dove Netanyahu ha esplicitamente detto che non ci sarà uno stop agli insediamenti. Per quanto riguarda il resto, la smilitarizzazione sicuramente si può consentire e si deve consentire, mentre su punti come Gerusalemme capitale unica e sulla ossessiva insistenza su Hamas, in termini negativi più che costruttivi, si aprono ampie riserve. Comunque è solo il primo passo.

 
D. – Proprio sullo status di Gerusalemme, secondo lei, sarà questo poi il vero nodo cruciale del possibile e positivo andamento del dialogo israelo-palestinese?

 
R. – No, perché Gerusalemme per una serie di ragioni è messa in fondo, e prima ancora c’è un’altra cruciale questione del riconoscimento d’Israele come Stato ebraico. Una cosa che non è stata minimamemte toccata nel discorso: che confini si danno a questo Stato palestinese? Quelli ante ’67, come richiesto da tutto il mondo arabo o con aggiustamenti più o meno pesanti? In ogni caso, chiedendo ai palestinesi di riconoscere Israele come Stato ebraico e ponendo come primissimo limite la smilitarizzazione totale, compreso il controllo dello spazio aereo, già questo pone condizioni che probabilmente Abu Mazen non può accettare.

 
D. – Ci si chiede infine come la parte più tradizionalista israeliana possa accettare questa proposta di Netanyahu...

 
R. – Infatti, hanno già detto che non va bene. Già era importante che lui fosse andato a fare questo discorso nell’Università religiosa, legata al movimento dei coloni. Era un gesto di conciliazione verso il movimento dei coloni, ma non ha funzionato, perché tra le primissime reazioni ci sono state quelle negative della destra israeliana, in particolare del movimento dei coloni.

Yemen
Nello Yemen si è concluso tragicamente il sequestro, avvenuto giovedì scorso, di 9 stranieri appartenenti ad una organizzazione internazionale che lavora nell’ospedale di Saada. Sette dei nove ostaggi sono stati trovati morti: si sono salvati solo due dei tre bambini che facevano parte del gruppo. Le vittime sono tutte di nazionalità tedesca, tranne un medico britannico e la moglie sudcoreana. Ieri, il Ministero della difesa aveva attribuito il rapimento ad un gruppo ribelle sciita, che però ha negato ogni responsabilità. Per alcune fonti locali l’eccidio potrebbe essere opera di un gruppo legato ad Al Qaeda. Le notizie tuttavia sono ancora confuse. I corpi delle vittime sarebbero stati ritrovati mutilati. Nello Yemen non sono rari i rapimenti di stranieri, che però generalmente si risolvono con il pagamento di un riscatto. Nel dicembre 1998 però vennero uccisi tre britannici ed un australiano, che erano stati rapiti da un gruppo fondamentalista islamico.

Pakistan
Prosegue senza sosta la massiccia offensiva dell’esercito pakistano contro le roccaforti talebane al confine con L’Afghanistan. Solo ieri, nella zona di frontiera nordoccidentale, sono stati uccisi 66 miliziani integralisti. Un'altra grande operazione è poi partita nel Waziristan meridionale contro il leader dei talebano, Baitullah Mehsud. Alle forze armate del Paese - ha reso noto il governatore provinciale - è stato ordinato di eliminare Mehsud e i suoi combattenti.

Afghanistan
In Afghanistan, si prospetta un’estate di sangue. E’ quanto ha dichiarato il ministro dell’Interno afghano, puntando il dito contro i talebani che potrebbero dare una dimostrazione di forza di fronte al dispiegamento della coalizione internazionale. Intanto, il generale statunitense, Stanley McChrystal, incaricato di mettere in pratica la nuova strategia americana contro i talebani, ha assunto oggi formalmente il comando delle truppe internazionali in Afghanistan. McChrystal era stato nominato lo scorso maggio, dopo che Washington aveva rimosso il suo predecessore e chiesto un nuovo approccio nella lotta contro gli estremisti.

Crisi nucleare Corea del Nord
E’ ancora scontro aperto tra comunità internazionale e Corea del Nord, dopo le nuove sanzioni adottate venerdì scorso dall’Onu seguite agli esperimenti missilistici e atomici condotti nel Paese asiatico. Grande la preoccupazione della Corea del Sud, il cui presidente, Lee Myung-bak, è volato a Washington per incontrare domani Obama. Ma la stampa di regime nordcoreana ha attaccato l’eventualità di un accordo in materia di difesa tra Seul e Washington, sostenendo che sarebbe da considerare un ''atto criminale'' finalizzato a innescare una ''guerra nucleare sulla penisola coreana''.

Ue occupazione
Ancora segnali negativi per l’occupazione nell’Unione Europea. Secondo L’Eurostat, nei primi tre mesi del 2009 sono stati persi 1.916.000 posti di lavoro. In termini percentuali, l'occupazione ha subito un calo dello 0,8% sia nell'area euro che nell'Ue a 27. Crollo record in Spagna, dove in questo periodo si è registrata una flessione degli occupati del 6,4%. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 166

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