Benedetto XVI chiede più coraggio nella lotta alla tratta delle persone. L'impegno
delle religiose di tutto il mondo
“Religiose in rete contro la tratta di persone”: si è aperto stamane a Roma il Congresso
promosso dall’Unione Internazionale Superiore Maggiori (UISG) e dall’Organizzazione
internazionale per le Migrazioni (OIM) e finanziato dagli Stati Uniti. “Vivo apprezzamento”
per l’iniziativa ha espresso il Papa in un telegramma - a firma del cardinale segretario
di Stato, Tarcisio Bertone - rivolto a tutti i partecipanti all’Incontro, ospitato
fino al 18 giugno dall’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Il servizio di
Roberta Gisotti. Auspica
Benedetto XVI che questo “significativo incontro”, “susciti rinnovata consapevolezza
dell’inestimabile valore della vita e sempre più coraggioso impegno in difesa dei
diritti umani” per “il superamento di ogni forma di sfruttamento”. Oltre 4 milioni
– si stima - le vittime della tratta ogni anno nel mondo, per metà sfruttati nell’industria
del sesso. “Noi non resteremo in silenzio”, avevano messo nero su bianco le religiose
nel documento finale della prima edizione del Congresso, lo scorso anno. E aprendo
i lavori è stato l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio
per la pastorale dei migranti e gli itineranti, ad incoraggiare le donne consacrate
nella missione di lottare contro questo crimine “che viola i diritti umani fondamentali
e distrugge spiritualmente e anche materialmente vite umane”. Ha
dichiarato il presule che “la Chiesa in questo campo non solo ha un ruolo importante,
ma anche profetico” e che “la tratta di persone è stata per troppo tempo sotto le
strutture di controllo che coprono la vergogna e l’ipocrisia di alcuni componenti
della società”. “Queste – ha spiegato mons. Vegliò - non sono cose facili per molti
da accettare e di cui parlare, tanto meno da affrontare in quanto manifestano una
zona oscura della condizione umana”. “Dobbiamo invece parlarne, ed agire con fiducia
e sicurezza”. “Come cristiani - ha ammonito - non possiamo restare in silenzio di
fronte ad un tale orripilante fenomeno”. A prendere la parola
è stata poi la prof. Stella Morra, docente della Facoltà di Teologia alla Pontificia
Università Gregoriana e al Pontificio Ateneo Sant’Amselmo che a partire dall’insegnamento
biblico ha tracciato un percorso per smascherare "l’ignoranza e la connivenza" che
aggravano il dramma della tratta e lo rendono in massima parte impunito. Da qui il
“rifiuto del silenzio e dell’implicita complicità” di chi pensa che tale realtà non
lo riguardi e “che sono problemi troppo grandi e inaffrontabili” e che “in fondo basta
essere persone per bene” per evitare “certe situazioni”. Ricordiamo che l’Unione
Superiore Maggiori al termine del primo Congresso sulla tratta delle persone nel giugno
2008 aveva lanciato un appello ai Governi in tutto il mondo per proteggere le vittime,
chiedendo alle Conferenze episcopali, ai religiosi e alle comunità di ogni fede di
“prendere posizione” ed unirsi in difesa dei diritti umani. Davide Dionisi
ha intervistato suor Bernadette Sangma, della Congregazione delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, tra le promotrici della rete contro la tratta.
R. – Nessun
carisma può sentirsi estraneo a questo fenomeno che è diffuso in ogni angolo del mondo
e le cui cause spaziano da quelle sociali e culturali a quelle economiche e politiche.
Allora noi che ci occupiamo di promuovere la dignità delle persone veniamo interpellate
sia nel nostro lavoro di promozione di una cultura in generale che sostenga la dignità
e la promozione dei diritti delle persone, che anche nel nostro lavoro diretto e immediato
nella prevenzione, protezione e recupero delle persone, che sono coinvolte in questo
traffico. D. – Voi avete pensato ad una rete. Per quale motivo
e quali sono gli obiettivi che vi ponete? R. – Noi abbiamo pensato
alla rete, perché sappiamo che questo fenomeno sussiste proprio a causa di un’altra
rete: la rete del crimine organizzato. Questa rete delle organizzazioni criminali
è molto forte. Loro sono altamente organizzati nei vari Paesi. E quando parliamo del
traffico, parliamo di tre diverse categorie di Paesi: i Paesi di origine, di transito
e di destinazione. Le organizzazioni criminali sono talmente organizzate che si collegano
dai Paesi di origine a quelli di transito e destinazione in modo molto facile. Allora,
noi religiose che siamo presenti in tutte le parti del mondo vogliamo creare altrettante
reti, però di solidarietà, affinché le persone non debbano cadere facili prede di
queste organizzazioni criminali. D. – Non avete paura, suor
Bernadette, di affrontare queste organizzazioni, di impedire, di porre dei freni a
queste organizzazioni criminali? R. – Quando pensiamo alla nostra
paura, sentiamo quella frase molto ripetuta nella Bibbia: “Non temere, io sono con
te, io sono con voi.” Questa assicurazione che noi abbiamo dalla nostra fede ci aiuta.
Non dico che non temiamo certi momenti, li temiamo sì, però abbiamo fiducia. D.
– Che ruolo può avere la formazione in quest’ambito? R. – La
formazione è molto importante, soprattutto per noi religiose, perché riusciamo a comprendere
in modo più approfondito, in modo più radicale la nostra chiamata di essere dalla
parte delle persone più bisognose di noi, del nostro servizio, della nostra vicinanza,
del nostro accompagnamento. Quindi, la formazione di noi religiose a questa sensibilità
è molto importante. E anche la formazione, in questo caso, della gente, penso sia
molto importante, per far capire agli uomini e alle donne che una cultura della morte
non può continuare a distruggere la vita di tante persone. Noi, come cristiane, ma
anche semplicemente come persone umane, abbiamo questa vocazione di lavorare per produrre,
per generare una cultura che promuova la vita.(Montaggio a cura di Maria Brigini)