2009-06-15 11:33:51

Benedetto XVI chiede più coraggio nella lotta alla tratta delle persone. L'impegno delle religiose di tutto il mondo


“Religiose in rete contro la tratta di persone”: si è aperto stamane a Roma il Congresso promosso dall’Unione Internazionale Superiore Maggiori (UISG) e dall’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (OIM) e finanziato dagli Stati Uniti. “Vivo apprezzamento” per l’iniziativa ha espresso il Papa in un telegramma - a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - rivolto a tutti i partecipanti all’Incontro, ospitato fino al 18 giugno dall’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Il servizio di Roberta Gisotti.RealAudioMP3
 
Auspica Benedetto XVI che questo “significativo incontro”, “susciti rinnovata consapevolezza dell’inestimabile valore della vita e sempre più coraggioso impegno in difesa dei diritti umani” per “il superamento di ogni forma di sfruttamento”. Oltre 4 milioni – si stima - le vittime della tratta ogni anno nel mondo, per metà sfruttati nell’industria del sesso. “Noi non resteremo in silenzio”, avevano messo nero su bianco le religiose nel documento finale della prima edizione del Congresso, lo scorso anno. E aprendo i lavori è stato l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e gli itineranti, ad incoraggiare le donne consacrate nella missione di lottare contro questo crimine “che viola i diritti umani fondamentali e distrugge spiritualmente e anche materialmente vite umane”.
 
Ha dichiarato il presule che “la Chiesa in questo campo non solo ha un ruolo importante, ma anche profetico” e che “la tratta di persone è stata per troppo tempo sotto le strutture di controllo che coprono la vergogna e l’ipocrisia di alcuni componenti della società”. “Queste – ha spiegato mons. Vegliò - non sono cose facili per molti da accettare e di cui parlare, tanto meno da affrontare in quanto manifestano una zona oscura della condizione umana”. “Dobbiamo invece parlarne, ed agire con fiducia e sicurezza”. “Come cristiani - ha ammonito - non possiamo restare in silenzio di fronte ad un tale orripilante fenomeno”.
 
A prendere la parola è stata poi la prof. Stella Morra, docente della Facoltà di Teologia alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Ateneo Sant’Amselmo che a partire dall’insegnamento biblico ha tracciato un percorso per smascherare "l’ignoranza e la connivenza" che aggravano il dramma della tratta e lo rendono in massima parte impunito. Da qui il “rifiuto del silenzio e dell’implicita complicità” di chi pensa che tale realtà non lo riguardi e “che sono problemi troppo grandi e inaffrontabili” e che “in fondo basta essere persone per bene” per evitare “certe situazioni”. 
Ricordiamo che l’Unione Superiore Maggiori al termine del primo Congresso sulla tratta delle persone nel giugno 2008 aveva lanciato un appello ai Governi in tutto il mondo per proteggere le vittime, chiedendo alle Conferenze episcopali, ai religiosi e alle comunità di ogni fede di “prendere posizione” ed unirsi in difesa dei diritti umani. Davide Dionisi ha intervistato suor Bernadette Sangma, della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, tra le promotrici della rete contro la tratta.RealAudioMP3

R. – Nessun carisma può sentirsi estraneo a questo fenomeno che è diffuso in ogni angolo del mondo e le cui cause spaziano da quelle sociali e culturali a quelle economiche e politiche. Allora noi che ci occupiamo di promuovere la dignità delle persone veniamo interpellate sia nel nostro lavoro di promozione di una cultura in generale che sostenga la dignità e la promozione dei diritti delle persone, che anche nel nostro lavoro diretto e immediato nella prevenzione, protezione e recupero delle persone, che sono coinvolte in questo traffico.
 
D. – Voi avete pensato ad una rete. Per quale motivo e quali sono gli obiettivi che vi ponete?
 
R. – Noi abbiamo pensato alla rete, perché sappiamo che questo fenomeno sussiste proprio a causa di un’altra rete: la rete del crimine organizzato. Questa rete delle organizzazioni criminali è molto forte. Loro sono altamente organizzati nei vari Paesi. E quando parliamo del traffico, parliamo di tre diverse categorie di Paesi: i Paesi di origine, di transito e di destinazione. Le organizzazioni criminali sono talmente organizzate che si collegano dai Paesi di origine a quelli di transito e destinazione in modo molto facile. Allora, noi religiose che siamo presenti in tutte le parti del mondo vogliamo creare altrettante reti, però di solidarietà, affinché le persone non debbano cadere facili prede di queste organizzazioni criminali.
 
D. – Non avete paura, suor Bernadette, di affrontare queste organizzazioni, di impedire, di porre dei freni a queste organizzazioni criminali?
 
R. – Quando pensiamo alla nostra paura, sentiamo quella frase molto ripetuta nella Bibbia: “Non temere, io sono con te, io sono con voi.” Questa assicurazione che noi abbiamo dalla nostra fede ci aiuta. Non dico che non temiamo certi momenti, li temiamo sì, però abbiamo fiducia.
 
D. – Che ruolo può avere la formazione in quest’ambito?
 
R. – La formazione è molto importante, soprattutto per noi religiose, perché riusciamo a comprendere in modo più approfondito, in modo più radicale la nostra chiamata di essere dalla parte delle persone più bisognose di noi, del nostro servizio, della nostra vicinanza, del nostro accompagnamento. Quindi, la formazione di noi religiose a questa sensibilità è molto importante. E anche la formazione, in questo caso, della gente, penso sia molto importante, per far capire agli uomini e alle donne che una cultura della morte non può continuare a distruggere la vita di tante persone. Noi, come cristiane, ma anche semplicemente come persone umane, abbiamo questa vocazione di lavorare per produrre, per generare una cultura che promuova la vita.(Montaggio a cura di Maria Brigini)







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