In Iran, Ahmadinejad celebra la sua vittoria, mentre proseguono le proteste di
piazza dell'opposizione
Ahmadinejad ha parlato alla nazione confermando le linee strategiche del suo Paese
per il secondo mandato. Intanto resta alta la tensione a Teheran, dove proseguono
gli scontri tra i manifestanti pro-mussavi e la polizia iraniana. E nella notte una
serie di arresti ha colpito la dirigenza del partito riformista d’opposizione. Il
servizio di Marco Guerra:
Il presidente
iraniano Ahmadinejad, è tornato a parlare in conferenza stampa commentando il risultato
delle elezioni presidenziali che lo hanno riconfermato alla guida del Paese e, cosa
più rilevante, ha detto che la questione del nucleare iraniano appartiene al passato,
confermando così che non ci saranno in merito cambiamenti nella politica di Teheran.
Il leader ultra conservatore ha quindi definito un "esempio di democrazia" il contestato
confronto elettorale e, rispondendo ad una domanda, ha poi ammonito che qualsiasi
Paese oserà attaccare l’Iran se ne pentirà profondamente. Tuttavia ha aperto anche
uno spiraglio al dialogo dicendosi pronto ad un dibattito con il presidente americano.
Ahmadinejad prederà parte nel tardo pomeriggio ad una grande celebrazione di piazza
per la vittoria. Intanto, per il secondo giorno consecutivo Teheran è teatro dei duri
scontri tra i manifestati pro-mussawi, che non intendono riconoscere la vittoria di
Ahmadinejad e la Polizia iraniana. In città si assiste ad un escalation delle violenze.
Stamane si sono registrati attacchi ad un ufficio della Compagnia pubblica delle telecomunicazioni,
a diversi chioschi di giornali e ad almeno tre banche. Di pari passo prosegue l’attività
di repressione delle autorità. L’ultimo bilancio del capo della Polizia parla di 160
persone arrestate nei disordini di piazza. Nella notte sono stati invece arrestati
diversi dirigenti del partito riformista prima che partecipassero ad una riunione
politica con il leader dell’opposizione Mussavi che sarebbe stato, a sua volta, messo
agli arresti domiciliari per impedirgli di avere contatti con qualsiasi attivista.
Ma per un commento sulle elezioni iraniane e sull’attuale situazione politica abbiamo
interpellato il corrispondente dell’Ansa da Teheran, Alberto Zanconato:
R. – Molta gente parlava di un desiderio
di cambiamento e diceva di voler votare Moussavi perché voleva una gestione migliore
dell’economia che mettesse fine ad una situazione che ha visto, nell’ultimo anno,
l’inflazione salire fino al 25-30% e molti dicevano – anzi moltissimi, quasi tutti
– di volere migliori relazioni con l’occidente. Però il risultato ufficiale che si
è visto ha detto qualcos’altro e Ahmadinejad ha detto che questa è stata una grande
vittoria per tutto il popolo e quindi sono due pesi, due realtà che sembrano inconciliabili
tra loro.
D. - Khamenei dice che Ahmadinejad è il
presidente di tutti. Che peso avrà l’autorità suprema dell’ayatollah? R.
– Un peso assoluto perché alla fine la guida suprema è quella che ha l’ultima parola
sulle principali questioni dello Stato, quindi sicuramente a partire dalle elezioni.
C’è stata questa protesta di Moussavi che si è anche rivolto alla guida suprema chiedendo
un suo intervento e la risposta è stata un mesaggio in televisione di Khamenei, in
cui ha detto che la questione è chiusa e quindi che Ahmadinejad è il presidente di
tutti.
D. – Che ne sarà di chi sta protestando e
dei riformisti tratti in arresto?
R. – I dirigenti
del Movimento riformista tratti in arresto in queste ore, c’è da aspettarsi che non
verranno trattenuti a lungo e che comunque non ci saranno conseguenze gravi per loro;
invece i molti giovani che sono stati arrestati durante le manifestazioni devono aspettarsi
una sorte diversa, la stessa sorte che è capitata a tanti altri che sono stati arrestati
negli anni passati in manifestazioni analoghe e hanno avuto anche la vita distrutta.
D. – Moussavi aveva acceso le speranze di molti
giovani ed aveva promesso di cambiare l’immagine dell’Iran. La sua sconfitta significa
che non cambierà nulla?
R. – Potrebbe sembrare così,
anche se ci sono appunto queste manifestazioni di piazza che però difficilmente potranno
portare ad un cambiamento della situazione. Certo di fronte ad un esito delle elezioni
di questo genere, dopo tutte queste speranze che erano state suscitate da Moussavi,
è difficile pensare che possano morire in questo modo; è più probabile che emergeranno
proprio con il tempo – magari con gli anni – più avanti.