Nuovi modelli di sviluppo: Convegno della Fondazione Centesimus Annus. Intervista
col prof. Quadrio Curzio
“Valori e regole per un nuovo di modello di sviluppo”: è il tema di un convegno internazionale
in corso alla Pontificia Università Gregoriana, promosso dalla Fondazione “Centesimus
Annus – Pro Pontifice”. L’evento, iniziato con una Messa celebrata dall’arcivescovo
Claudio Maria Celli, assistente internazionale della Fondazione, raccoglie a Roma
numerosi economisti che si interrogano sull’attuale congiuntura economica e finanziaria
alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa. Domani mattina il cardinale Attilio
Nicora celebrerà una Messa per i membri della Fondazione presso la Grotta di Lourdes
dei Giardini Vaticani. A seguire l’udienza con Benedetto XVI. Per una riflessione
sul tema del Convegno, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Alberto
Quadrio Curzio, economista, presidente del Comitato scientifico della Fondazione
Centesimus Annus:
R. - Noi
riteniamo che i valori siano sostanzialmente tre, espressi dall’insegnamento sociale
cattolico che, ovviamente, offre un orientamento ideale: i valori della solidarietà
creativa, i valori della sussidiarietà come espressione della democrazia partecipativa
ma anche rappresentativa e, quindi, il ruolo delle comunità dei soggetti intermedi;
infine, il ruolo dell’economia anch’esso importante ma non esaustivo.
D.
– “L’economia ha bisogno di un’anima di un fondamento etico”, hanno detto tante volte,
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Quanta sensibilità c’è oggi in un periodo di crisi
nel mondo economico a questo richiamo?
R. – Io credo
che ci sia sensibilità, anche se molto spesso questa sensibilità va fatta emergere.
Bisogna far sì che le persone che hanno tale sensibilità siano in qualche modo orgogliosi
di averla. Purtroppo negli anni passati c’è stata una vera e propria “alluvione”,
un incitamento a troppe forme di speculazione e, quindi, una decisa svalutazione di
un riferimento ai valori, all’etica del lavoro, all’apprezzamento della creatività
nel lavoro come capacità degli esseri umani di esprimere la loro consapevolezza partecipativa.
Spero che questa crisi, certamente molto grave e anche molto dolorosa, faccia emergere
e rendere esplicita, in tutti coloro che sentono questi valori, l’importanza non solo
di sentirli ma anche di affermarli.
D. – “Occorre globalizzare
la solidarietà”, esortava Karol Wojtyla, e oggi in un tempo di crisi, Benedetto XVI
invita ad uno stile di vita più sobrio. Solidarietà e sobrietà possono essere le parole
chiave per un nuovo sviluppo a misura d’uomo?
R.
– Possono esserlo, tenendo presente che il mondo sta cambiando con l’emergere di Paesi
una volta in via di sviluppo ma oggi assai affermati come la Cina e l’India. Quindi,
bisogna tener conto dell’emergere di problemi di natura ecologica e di altra fattura.
Bisogna perciò che anche la collaborazione internazionale abbia ad intensificarsi
nel dialogo.