Il Papa all'udienza generale: fede e ragione non sono in contrasto, la conversione
permette di cogliere il senso del sacro
E’ tornato a parlare Benedetto XVI - stamani all’udienza generale in piazza San Pietro
- del rapporto tra fede e ragione. Al termine dell'udienza, Benedetto XVI ha salutato
una delegazione di persone che parteciperanno, tra sabato e domenica prossimi, al
tradizionale pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, accendendo la torcia simbolo
della manifestazione. Il servizio di Roberta Gisotti.
Il
dovere di discernere in modo appropriato su ciò che viene presentato come ‘auctoritas
vera’: così raccomandava il teologo irlandese Giovanni Scoto Eriugena, vissuto nel
IX secolo, le cui “stimolanti riflessioni” suggeriscono - ha detto il Papa - “interessanti
approfondimenti” anche ai nostri giorni. Secondo lo studioso non è “vera autorità
se non quella che coincide con la verità scoperta in forza della ragione”. Per cui
“l’autentica autorità non contraddice mai la retta ragione, né quest’ultima può contraddire
una vera autorità”. “L’una e l’altra provengono” - sosteneva il pensatore irlandese
- “dalla stessa fonte, che è la sapienza divina”. Ed è questa “ancora oggi la strada
giusta, ha osservato Benedetto XVI, per una corretta lettura della Sacra Scrittura”. “Si
tratta infatti di scoprire il senso nascosto nel testo sacro e questo suppone un particolare
esercizio interiore grazie al quale la ragione si apre il cammino sicuro verso la
verità. Tale esercizio consiste nel coltivare una costante disponibilità alla conversione”. “Conversione
del cuore” - ha sottolineato Benedetto XVI - che deve progredire assieme alla “corretta
analisi concettuale” della pagina biblica, sia di carattere cosmico, storico o dottrinale:
“E’
infatti solo grazie alla costante purificazione sia dell’occhio del cuore che dell’occhio
della mente che si può conquistare l’esatta comprensione”. Entriamo
in un “cammino impervio ed entusiasmante – ha spiegato il Papa - fatto di continue
conquiste e relativizzazioni del sapere umano”, che “porta la creatura intelligente
fin sulla soglia del Mistero divino, dove tutte le nozioni accusano la propria debolezza
e incapacità e impongono perciò, con la semplice forza libera e dolce della verità
di andare sempre oltre tutto ciò che viene continuamente acquisito”.
“In
realtà, l’intero pensiero di Giovanni Scoto - ha rilevato Benedetto XVI - è la dimostrazione
più palese del tentativo di esprimere il dicibile dell’indicibicile Dio, fondandosi
unicamente sul mistero del Verbo fatto carne in Gesù di Nazaret”, come si evidenzia
in uno scritto del teologo irlandese “che - ha detto il Papa - tocca in profondità
l’animo di noi credenti del XXI secolo”.
“Egli
scrive: 'non si deve desiderare altro se non la gioia della verità che è Cristo, né
altro evitare se non l’assenza di Lui. Questa infatti si dovrebbe ritenere causa unica
di totale ed eterna tristezza”. Tra
i numerosissimi fedeli di ogni parte del mondo, presenti oggi in piazza San Pietro
per incontrare il Papa, anche alcuni dei partecipanti alla “Maratona per la Pace”
da Macerata a Loreto, che si svolgerà nella notte tra sabato 13 e domenica 14 giugno,
accompagnati dai vescovi Claudio Giuliodori e Giancarlo Verrecica. Al termine dell’udienza,
Benedetto XVI ha acceso la torcia simbolo della manifestazione, indossando simpaticamente
il cappellino bianco dei maratoneti.