Mobilitazione per liberare le giornaliste condannate in Nord Corea
Il governatore del New Mexico, Bill Richardson, e l’ex vice presidente americano,
Al Gore, appaiono in queste ore come i possibili negoziatori con la Corea del Nord
per la liberazione delle due giornaliste americane, condannate a dodici anni di reclusione
in un campo di lavoro nordcoreano. Richardson aveva partecipato nel 1994 e nel 1996
alla riosoluzione in modo positivo di trattative riguardanti cittadini americani prigionieri
in Corea del Nord. Al Gore è invece uno dei fondatori di Current Tv, l'emittente per
conto della quale le due giornaliste stavano lavorando ad un servizio televisivo,
al momento dell’arresto, al confine con la Cina. Per le due donne, arrestate a marzo,
c’era stato l’appello delle famiglie. In una dichiarazione diffusa ieri, la Casa Bianca
ha espresso la profonda preoccupazione del presidente Barack Obama ed ha assicurato
che è impegnata "attraverso tutti i canali a disposizione a garantire il loro rilascio".
L’inviato
USA in Medio Oriente sollecita la ripresa del negoziato Sulla scorta dei recenti
interventi di barak Obama, l'inviato americano per il Medio Oriente, George Mitchell,
torna a sollecitare la ripresa al più presto del processo di pace israelo-palestinese.
"Condividiamo tutti l'obbligo di creare le condizioni per una rapida ripresa e conclusione
dei negoziati", ha detto Micthell, dopo aver incontrato a Gerusalemme il presidente
israeliano Shimon Peres, al quale - nel pieno delle divergenze tra gli Stati Uniti
e lo Stato ebraico sulla questione degli insediamenti - ha voluto assicurare che i
due Paesi restano "amici e alleati stretti". "Voglio esordire affermando in modo chiaro
e senza lasciare spazio a dubbi che l'impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di
Israele resta incrollabile - ha sottolineato l'inviato del presidente Obama nella
dichiarazione seguita all'incontro con Peres - Lasciate che io sia chiaro. Questi
(sullo stop agli insediamenti, ndr) non sono disaccordi tra avversari. Gli Stati Uniti
sono e resteranno amici e alleati".
Iran Cresce l’attesa della comunità
internazionale per le elezioni presidenziali in Iran, che si svolgeranno il 12 giugno.
Secondo molti osservatori sarebbe scontata la rielezione del presidente Ahmadinejad,
dopo quattro anni caratterizzati da forti contrasti con l’Occidente. Ma come si può
definire l’Iran oggi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al giornalista iraniano
Ahmad Rafat, già segretario della stampa estera in Italia:
R. - L’Iran
oggi è un Paese in grave crisi di identità, in una grave crisi economica e in cerca
di una via per uscire. A sfidare Ahmadinejad ci sono tre candidati: Mousavi, ex primo
ministro durante gli anni di guerra, Karoubi, ex presidente del parlamento, che si
contendono i voti riformisti, e Rezai ex comandante dei Pasdaran. Sono in crescita,
negli ultimi giorni, i voti di Karoubi su Mousavi nel campo riformista. Ma se uno
dei due non si ritira, i riformisti difficilmente potranno vincere.
D.
- Ahmadinejad ha, di fatto, alzato la tensione nei confronti dell’Occidente. Gli Stati
Uniti però dopo l’elezione di Obama hanno intrapreso la strada della diplomazia. Cosa
cambierà nei rapporti con Washington dopo le elezioni?
R.
- Se verrà riconfermato, Ahmadinejad cambierà poco perché non solo dai contenuti ma
anche dalla letteratura utilizzata emerge che egli è poco propenso a un dialogo. Invece,
se uno dei due riformisti riuscirà a vincere le elezioni, possibilmente alla fine
dell’estate, a settembre, si potrà assistere a una riapertura del dialogo tra Iran
e Stati Uniti.
D. - Questa è stata una campagna elettorale
molto dura, piena di polemiche, esclusioni di candidati. Saranno di fatto elezioni
democratiche?
R. - Saranno elezioni democratiche
molto parzialmente, in quanto più di 300 candidati non sono stati ammessi alle elezioni.
Si parla già di brogli nel senso che, contro ogni legge, un terzo dei seggi sarà affidato
ai Pasdaran - le Guardie della rivoluzione, che sostengono il presidente - e poi perché
c’è una fatwa in giro per l’Iran che autorizza brogli se questi rafforzano
l’Islam.
D. - La questione nucleare resta comunque
al centro di una serie di tensioni internazionali che coinvolgono il presidente Ahmadinejad.
In caso di rielezione, che possibilità ci sono che faccia un passo indietro?
D.
- Non c’è nessuna possibilità che Ahmadinejad faccia un passo indietro, anche perché
- sempre secondo voci che circolano a Teheran - tutti e quattro i candidati, in incontri
separati con la guida suprema l’Ayatollah Ali Khamenei, hanno garantito che terranno
conto delle sue posizioni sul nucleare in caso di vittoria.
D.
- Come si può immaginare l’Iran del futuro?
R. -
L’Iran del futuro sarà un Iran pieno di contraddizioni, chiunque vinca le elezioni:
contraddizioni fra una società civile molto più avanzata rispetto a chi sta al governo
e questo scontro diventa sempre più inevitabile.
Gabon Il
presidente Omar Bongo del Gabon è morto dopo 41 anni al potere. A comunicarlo una
nota ufficiale di Libreville. Ieri, la notizia della scomparsa del presidente, a seguito
di una malattia e di un lungo ricovero in Spagna, era stata diffusa dalla stampa francese.
Nessuna conferma era arrivata dalle autorità del Gabon che poi, in serata, hanno emesso
un comunicato ufficiale.
Somalia Sono ormai almeno 117 mila le persone
fuggite da Mogadiscio nell'ultimo mese, da quando è iniziata la battaglia frontale
tra insorti islamici - legati ad al Qaida - e le truppe governative. Lo rende noto
l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Intanto, ha preso il via oggi a Roma la
riunione del gruppo di Contatto per la Somalia, che riunisce tutte le organizzazioni
e i Paesi coinvolti per una soluzione pacifica della crisi somala, tra cui le autorità
di Mogadiscio, il rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite
per la regione, il ministro degli esteri italiano, Franco Frattini. Sul ruolo che
può svolgere la comunità internazionale nella stabilizzazione della Somalia, Stefano
Leszczynski ha intervistato Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia-Somalia:
R. - L’attenzione
della comunità internazionale sulla Somalia è fondamentale per la risoluzione di questa
crisi che si trascina oramai da 18 anni. La perplessità che può sorgere di fronte
a queste grandi riunioni è l’agenda che spesso viene centrata su temi marginali. Sarebbe
estremamente preoccupante se il Contact group che si riunisce oggi e domani
si concentrasse, ad esempio, sulla pirateria e non sulle cause dell’attuale situazione.
D.
- C’è una forte ingerenza dei Paesi vicini sulla situazione somala…
R.
- La questione somala è una questione regionale. La pace in Somalia non può avvenire
a dispetto dei Paesi limitrofi; la pace in Somalia e la stabilizzazione non possono
prescindere dalla buona disposizione e soprattutto dalle garanzie che verranno fornite
ai Paesi limitrofi.
D. - Quanto è importante investire
economicamente nella pace somala?
R. - C’è bisogno
di aiuto soprattutto per ricominciare un ciclo economico, che oggi è completamente
fermo. Per cui bisogna puntare sul rafforzamento delle istituzioni e quindi compiere
una grande operazione di reclutamento di classe dirigente e amministrativa dello Stato:
e qui bisogna rivolgersi alla grandissima e qualificatissima diaspora somala nel mondo,
che deve essere messa in condizioni di rientrare per consentirgli di essere a disposizione
della rinascita dello Stato.
Allarme violenze nello
Zimbabwe Secondo Sekai Holland, esponente del Mdc, ex partito di opposizione,
ora ministro per la Riconciliazione nazionale e per l'integrazione, gli oppositori
dell'accordo che ha portato alla formazione di un governo di unità nazionale in Zimbabwe
starebbero mettendo a punto liste contenenti i nomi di persone da assassinare e starebbero
pianificando le nuove violenze per le elezioni in programma tra 18 mesi. L'appello
raccolto dalla Bbc segue le precedenti denunce fatte dal premier Morgan Tsvangirai
- leader del Mdc - relative a continue intimidazioni ed abusi nel Paese. La Holland
ha reso noto che, come lei, anche altri esponenti del Movimento per il cambiamento
democratico, tra cui altri ministri del governo in carica, ricevono telefonate minatorie
ogni giorno. La Holland ha quindi detto di essere stata informata del fatto che esponenti
dell'ala più estremista dello Zanu-Pf del presidente Robert Mugabe "hanno una lista
di nomi di persone da uccidere". "Nessuno si sente al sicuro nello Zimbabwe, nessuno,
e voglio dire proprio nessuno". Due anni fa, la Holland fu vittima di un pestaggio
ad opera di sostenitori dello Zanu-Pf.
Sudan Un tribunale sudanese
ha condannato a morte 12 ribelli del Darfur per un attacco a Khartoum, lo scorso anno.
Con questa decisione, sale a 103 il numero di componenti del Jem, il Movimento per
la giustizia e l’uguaglianza, condannati all’impiccagione.
In Italia il
centro destra vince le amministrative In Italia, oltre che per le Europee si
è votato per 62 Province ed oltre 4.300 comuni e a vincere è stato il centro destra.
Pdl e Lega avanzano da nord a sud, conquistando anche alcune località tradizionalmente
in orbita del centrosinistra. Quindici province passano dal centrosinistra al centrodestra.
Il Pd tiene abbastanza nelle tradizionali roccaforti, ma perde lo scettro di primo
partito in Umbria e nelle Marche. Netto successo del centrodestra anche alle comunali:
Pdl e Lega conquistano nove amministrazioni di comuni capoluogo, strappandone al primo
turno tre al centrosinistra, che ne conquista cinque. Tredici i ballottaggi, tutti
in comuni in cui il centrosinistra si era imposto nelle precedenti consultazioni.
Le sfide più importanti: Firenze e Bologna. Prima dell'ultima tornata elettorale,
26 dei 30 capoluoghi erano in mano al centrosinistra e 4 al centrodestra.
L’Air
France sostituisce i sensori di velocità a bordo degli aerei Nessun aereo dell’Air
France di modello A330 e A340 si leverà da terra se non saranno sostituiti almeno
due dei tre sensori di velocità. La notizia è stata data dal Sindacato nazionale dei
piloti di linea (Snpl), il sindacato maggioritario nell'azienda, secondo cui l'Air
France ha accettato di accelerare il calendario di sostituzione. Due messaggi, inviati
dall'aereo precipitato, il primo giugno scorso nell’oceano Atlantico prima della sparizione,
mostrarono che le sonde "Pitot" potrebbero essere all'origine del disastro. Lunedì
scorso l'Alter, il sindacato minoritario dei piloti (che rappresenta il 5% dei piloti
Air France) aveva chiesto agli equipaggi dell'azienda di rifiutarsi di volare con
gli aeromobili sui quali non fossero ancora stati sostituiti gli strumenti che misurano
la velocità.
Nicaragua-Perù Il Nicaragua ha deciso di concedere l'asilo
al leader degli indios peruviani, Alberto Pizango, ricercato dalle autorità di Lima
per gli scontri tra forze dell'ordine e indios culminati venerdì scorso nella morte
di 33 persone. Pizango si era rifugiato nell'ambasciata nicaraguense in Perù. A renderlo
noto è stato il ministro degli Esteri peruviano, Josè Antonio Garcìa Belaunde. Pizango
si trova ora nella sede diplomatica nicaraguense in attesa di un salvacondotto che
gli permetta di uscire dal Paese. Contro il leader dell'Aidesep (Associazione interetnica
di sviluppo della foresta peruviana), era stato spiccato mandato di cattura. Gli scontri
tra forze dell'ordine ed indios erano scoppiati al culmine di uno sciopero iniziato
due mesi fa in cinque dipartimenti amazzonici per chiedere la deroga su alcuni decreti,
voluti per adattare le normative locali al Trattato di libero scambio con gli Stati
Uniti.
Terrore ad Hong Kong per gli attacchi all’acido Sono rimaste
ferite 24 persone ad Hong Kong per il lancio sulla folla di una bottiglia contenente
acido. Il fatto è accaduto lunedì sera a Mong Kok, uno dei quartieri più densamente
popolati, noto soprattutto per lo shopping. Salgono dunque a 100 le persone ferite
ad oggi dall’acido corrosivo. L’ultimo è il terzo attacco in ordine di tempo, nel
quartiere, dopo quello di maggio e prima ancora a dicembre. Nessuna delle vittime,
di età compresa tra i 4 ed i 49 anni, è stata gravemente bruciata. Per la polizia
che indaga sugli episodi è possibile che sia stata la stessa persona a mettere a segno
tutti e tre gli attacchi. Gli investigatori hanno istituito una ricompensa per chiunque
possa fornire informazioni utili per risalire all’identità dell’assalitore. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza e Anna Villani)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 159
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del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.