2009-06-07 15:21:12

Libano al voto: risultato incerto


Seggi aperti in Libano dove circa tre milioni di elettori sono chiamati ad eleggere i 128 deputati del nuovo parlamento. A vigilare sul voto, che si chiuderà alle 19 ora locale, circa 50mila agenti e oltre 2mila osservatori internazionali. Si profila un serrato testa a testa tra la coalizione filo-occidentale “Fronte del14 marzo” e l'alleanza guidata dal movimento sciita Hezbollah. Il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3

E’ molto alta l’affluenza alle urne e al momento non si segnalano incidenti. Il premier libanese Siniora ha parlato di situazione “sotto controllo” mentre l’ex presidente americano Jimmy Carter, il cui centro è impegnato a monitorare il voto insieme agli osservatori dell’Unione Europea e della Lega Araba, ha espresso preoccupazione per la futura accettazione dei risultati da parte di alcuni partiti. Esperti di politica interna hanno parlato di elezioni dall’esito molto incerto che potrebbe aprire due scenari: un governo di unità nazionale oppure una crisi sempre più lacerante. In ballo 128 seggi, equamente divisi tra cristiani e musulmani, sulla base di una griglia messa a punto al termine della guerra civile 1975-90 che prevede una divisione delle più alte cariche dello Stato in base alle principali confessioni religiose: il presidente deve essere un cristiano maronita, il primo ministro un musulmano sunnita, mentre il presidente del Parlamento uno sciita. Leggermente favorita la coalizione filo-occidentale “Fronte del 14 marzo” composta dai sunniti di Saad Hariri, figlio dell’ex premier ucciso in un attentato a Beirut nel 2005, alleato con i drusi di Walid Jumblatt e una parte delle componenti cristiane. Una coalizione che prende il suo nome dalla grande manifestazione avvenuta proprio in seguito all’uccisione di Hariri e sempre legato alle iniziative seguite alla morte dell’ex premier è il nome dell’altra formazione in lizza: “L’Alleanza dell’8 marzo”, in quella data, infatti, il movimento sciita Hezbollah convocò un grande raduno filo-siriano. Di questa coalizione fanno parte il movimento di Amal e i cristiani guidati dall'ex capo di Stato maggiore, Michel Aoun. Non manca la preoccupazione per un’affermazione di questa parte politica che, secondo alcuni analisti, potrebbe fare del Paese dei cedri una repubblica islamica condizionata da Iran e Siria. Ipotesi, tuttavia smentita da Hezbollah che si è detto disponibile, in caso di vittoria, a formare un governo allargato all’opposizione. Prima del voto il patriarca maronita, cardinale Nasrallah Sfeir, ha invitato i libanesi a scegliere in modo consapevole perché il Libano “rimanga una nazione totalmente libera, sovrana e indipendente”.







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