2009-06-07 15:02:39

I giovani migranti vivono oggi a Roma una giornata interetnica organizzata dagli scalabriniani


Oggi a Roma una giornata dedicata ai giovani immigrati. Ad organizzarla i religiosi scalabriniani che hanno pensato a momenti di condivisione e di riflessione per consentire alle nuove generazioni di migranti di incontrarsi. La giornata si sta svolgendo all’Istituto teologico scalabriniano e vuole essere una festa multietnica, uno spazio di dialogo per quanti hanno lasciato la loro terra e stanno cercando di integrarsi nella capitale. “Il lontano mi è vicino, che bella notizia”: questo il tema della manifestazione. Ma da quali Paesi provengono i giovani migranti che vivono a Roma? Tiziana Campisi lo ha chiesto a Jorge Guerra, seminarista scalabriniano, uno degli organizzatori della giornata per i giovani:RealAudioMP3

R. – Diciamo che nella maggioranza dei casi sono latinoamericani, filippini, indonesiani; c’è una fascia di 25 nazioni.

 
D. – Perché questi giovani scelgono Roma?

 
R. – Penso che la maggioranza di questi giovani scelgano Roma per lavorare, mentre altri la scelgono per circostanze familiari.

 
D. – Che tipo di problemi hanno questi giovani? Si sono integrati bene a Roma?

 
R. – Non ancora. Tanti di questi ragazzi vivono all’interno delle loro comunità, frequentano sempre le loro conoscenze, le loro connazionalità. Quindi questa iniziativa nasce anche per aiutare o provocare questo desiderio di trovarsi con l’altro che vive la stessa esperienza di migrante, la stessa esperienza di giovane, le stesse problematiche all’interno del tessuto sociale, del tessuto ecclesiale. Quindi, il nostro obiettivo è creare il contatto anche con i ragazzi italiani, gettare questo seme perché loro stessi si aprano alla comunità locale: alla Chiesa e alla società locale.

 
D. – Come li aiutate, in particolare?

 
R. – Cercando di entrare nella loro realtà. Poi anche attraverso la pastorale che ogni comunità realizza quotidianamente. Il fattore fondamentale è la fede, la vita di fede che loro vivono all’interno delle comunità. Quindi, sia attraverso la comunità locale sia attraverso la comunità nazionale si aiutano a vivere la loro fede e la loro cultura come una ricchezza.

 
D. – Questi giovani che cosa portano in Italia?

 
R. – Sono giovani che vivono tra due società. Portano già di per sé un bagaglio religioso, un bagaglio umano, culturale dei propri Paesi. Hanno l’originalità di venire ed imparare a recepire questa nuova realtà. Anche se in un primo momento questo è conflittuale, penso che questa sia la loro originalità: quella di vivere tra due società in cui potrebbe emergere una ricchezza personale ma anche una ricchezza per la comunità che li accoglie.

 
D. – Voi avete pensato ad una giornata interetnica di condivisione e di riflessione. Su quali temi, in particolare?

 
R. – “Il lontano mi è vicino: che bella notizia!”. Questo “lontano” noi lo abbiamo interpretato in due maniere: lontano è l’altro migrante che cammina con me ma che io non conosco, forse mi trovo con lui nella metropolitana, sull’autobus, a scuola, ma è un altro. E’ uno sconosciuto. E’ lontano. E mi è vicino … Quindi, scoprire questa vicinanza è scoprire la bella notizia: non è solamente il fatto di cronaca dell’altro che è un po’ sconosciuto, che mi fa paura. E poi l’altro approccio, che è spirituale, religioso: il “lontano” tante volte è Dio: per i giovani, a volte Dio sembra un po’ lontano, non mi capisce, questa immagine del Dio lontano … Quindi, questo Dio mi è anche vicino, si è incarnato in Gesù che cammina con me. Dunque, questa vicinanza di Dio è una bella notizia!







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