Benedetto XVI all’Angelus nella Solennità della Santissima Trinità: ogni essere umano
porta in sè la traccia del Dio-Amore
Tutto l’universo si muove spinto dall’amore di Dio: è la riflessione offerta da Benedetto
XVI ai fedeli, all’Angelus in Piazza San Pietro nella Solennità della Santissima Trinità.
Il Papa ha sottolineato che, nel mistero trinitario, Gesù ci rivela che Dio è Amore,
un amore "purissimo, infinito ed eterno". Il servizio di Alessandro Gisotti:
Gesù ci ha
rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di
una sola sostanza”: è quanto sottolineato dal Papa all’Angelus. E’ “Creatore e Padre
misericordioso – ha detto – è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e
risorto per noi; è Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia verso la piena ricapitolazione
finale”:
“Tre Persone che sono un solo Dio perché
il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore,
amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto
fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica”. “Lo
possiamo in qualche misura intuire - ha proseguito - osservando sia il macro-universo:
la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule,
gli atomi, le particelle elementari”:
"In tutto
ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché
tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere-in-relazione e così traspare
il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore Creatore. Tutto proviene dall’amore,
tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza
e di libertà". Ma qual è, dunque,
l’identità più vera di Dio, l’identità che risplende su tutto il creato? E’ l’Amore,
sottolinea Benedetto XVI. Un amore che è iscritto nella natura di ogni essere umano:
“La
prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci
rende felici, perché viviamo in relazione e viviamo per amare ed essere amati. Usando
un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio
“genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore”. Benedetto
XVI non ha poi mancato di soffermarsi sulle due Solennità del Signore che si succederanno
dopo la Santissima Trinità: il Corpus Domini e la festa del Sacro Cuore di Gesù. Ciascuna
di queste tre ricorrenze liturgiche, ha rilevato, “evidenzia una prospettiva dalla
quale si abbraccia l’intero mistero della fede cristiana: e cioè rispettivamente la
realtà di Dio Uno e Trino, il Sacramento dell’Eucaristia e il centro divino-umano
della Persona di Cristo”:
“Sono in verità aspetti
dell’unico mistero della salvezza, che in un certo senso riassumono tutto l’itinerario
della rivelazione di Gesù, dall’incarnazione alla morte e risurrezione fino all’ascensione
e al dono dello Spirito Santo”. Il
Papa ha, infine, invocato la Vergine Maria, “specchio della Trinità Santissima”, affinché
ci aiuti “a crescere nella fede nel mistero trinitario”. Dopo la recita dell'Angelus,
salutando i pellergini di lingua francese, il Pontefice ha chiesto di pregare per
i nuovi sacerdoti, per i seminaristi e i loro formatori.