Vivere l'Anno sacerdotale per riscopire il sacerdote come un altro Cristo nella società
contemporanea. Intervista con don Domenico Dal Molin
Tra due settimane, la Chiesa entrerà nell'Anno sacerdotale, annunciato da Benedetto
XVI nell'udienza dello scorso marzo alla Congregazione per il Clero. In tutte le diocesi,
i membri del clero e non solo stanno preparandosi a questo periodo che vuole, secondo
le parole del Papa, "far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione
del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea”. A sottolinearlo è anche
don Domenico Dal Molin, direttore del Centro nazionale delle vocazioni della
Cei, intervistato da Fabio Colagrande:
R. - Credo
che anzitutto sia un’opportunità per riflettere sul ministero ordinato. Abbiamo un
calo nelle vocazioni sacerdotali e sicuramente questo anno ci aiuterà a rimettere
nelle comunità, al centro, questa attenzione. Secondo, mi pare che la scelta della
figura del Santo Curato d’Ars ci permetta di dare un taglio di minore visibilità al
ruolo della figura del presbitero, ma di dargli quell’immagine di servizio, di umiltà,
di capacità d’incarnazione dentro alla vita della propria gente, della propria comunità.
D.
- Nel discorso col quale ha annunciato questo anno sacerdotale, Benedetto XVI ha detto
che è necessario che oggi i sacerdoti - ha usato queste parole - siano "presenti,
identificabili, riconoscibili" negli ambiti della cultura e della carità. Cosa pensa
di questo appello?
R. - Credo sia un appello che
incontra un’esigenza reale. Oggi, la figura del presbitero non può nascondersi in
un ruolo di banalità: è un ruolo che deve essere veramente vissuto con pienezza, accettando
le sfide della cultura, e intendo le sfide della cultura come la capacità di leggere
gli eventi, i segni dei tempi. Cultura, però vuol dire respirare l’aria nella quale
siamo immersi e cogliere quei segni di positività che ci permettono di far passare
la lieta notizia del Vangelo. L’altro aspetto è l’attenzione sociale, che oggi è indispensabile.
Avere questa attenzione, soprattutto alla realtà dell’emarginazione, dei poveri, di
situazioni che meritano una consolazione particolare, mi pare sia il compito del presbitero,
in maniera molto specifica.
D. - Un’altra iniziativa
legata a questo anno è la pubblicazione di un direttorio per i confessori e i direttori
spirituali. Un suo commento…
R. - Penso sia qualcosa
di molto bello, qualcosa che viene a potenziare e direi anche a motivare la presenza
di un presbitero nel suo vivere il ministero della Riconciliazione. Tante volte ci
dedichiamo a mille cose, però spesso non diamo un’ora - anche nel fine settimana,
nelle eucaristie domenicali - per dare alle persone l’opportunità di vivere il ministero
della penitenza, della Rriconciliazione. Quindi, ben venga questo direttorio. Se poi
a ciò viene agganciato anche un aiuto per riscoprire l’accompagnamento spirituale,
dico che è una risorsa enorme, perché la direzione spirituale permette di aiutare
una coppia a crescere, permette di aiutare un giovane a focalizzare le sue scelte
di vita, permette di fare la scelta di Gesù, della sua Parola, come lampada che guida
i nostri passi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)