2009-06-06 14:48:22

Vivere l'Anno sacerdotale per riscopire il sacerdote come un altro Cristo nella società contemporanea. Intervista con don Domenico Dal Molin


Tra due settimane, la Chiesa entrerà nell'Anno sacerdotale, annunciato da Benedetto XVI nell'udienza dello scorso marzo alla Congregazione per il Clero. In tutte le diocesi, i membri del clero e non solo stanno preparandosi a questo periodo che vuole, secondo le parole del Papa, "far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea”. A sottolinearlo è anche don Domenico Dal Molin, direttore del Centro nazionale delle vocazioni della Cei, intervistato da Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. - Credo che anzitutto sia un’opportunità per riflettere sul ministero ordinato. Abbiamo un calo nelle vocazioni sacerdotali e sicuramente questo anno ci aiuterà a rimettere nelle comunità, al centro, questa attenzione. Secondo, mi pare che la scelta della figura del Santo Curato d’Ars ci permetta di dare un taglio di minore visibilità al ruolo della figura del presbitero, ma di dargli quell’immagine di servizio, di umiltà, di capacità d’incarnazione dentro alla vita della propria gente, della propria comunità.

 
D. - Nel discorso col quale ha annunciato questo anno sacerdotale, Benedetto XVI ha detto che è necessario che oggi i sacerdoti - ha usato queste parole - siano "presenti, identificabili, riconoscibili" negli ambiti della cultura e della carità. Cosa pensa di questo appello?

 
R. - Credo sia un appello che incontra un’esigenza reale. Oggi, la figura del presbitero non può nascondersi in un ruolo di banalità: è un ruolo che deve essere veramente vissuto con pienezza, accettando le sfide della cultura, e intendo le sfide della cultura come la capacità di leggere gli eventi, i segni dei tempi. Cultura, però vuol dire respirare l’aria nella quale siamo immersi e cogliere quei segni di positività che ci permettono di far passare la lieta notizia del Vangelo. L’altro aspetto è l’attenzione sociale, che oggi è indispensabile. Avere questa attenzione, soprattutto alla realtà dell’emarginazione, dei poveri, di situazioni che meritano una consolazione particolare, mi pare sia il compito del presbitero, in maniera molto specifica.

 
D. - Un’altra iniziativa legata a questo anno è la pubblicazione di un direttorio per i confessori e i direttori spirituali. Un suo commento…

 
R. - Penso sia qualcosa di molto bello, qualcosa che viene a potenziare e direi anche a motivare la presenza di un presbitero nel suo vivere il ministero della Riconciliazione. Tante volte ci dedichiamo a mille cose, però spesso non diamo un’ora - anche nel fine settimana, nelle eucaristie domenicali - per dare alle persone l’opportunità di vivere il ministero della penitenza, della Rriconciliazione. Quindi, ben venga questo direttorio. Se poi a ciò viene agganciato anche un aiuto per riscoprire l’accompagnamento spirituale, dico che è una risorsa enorme, perché la direzione spirituale permette di aiutare una coppia a crescere, permette di aiutare un giovane a focalizzare le sue scelte di vita, permette di fare la scelta di Gesù, della sua Parola, come lampada che guida i nostri passi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







All the contents on this site are copyrighted ©.