Stati Uniti: la Chiesa locale si prepara alla colletta dell’Obolo di San Pietro
La Chiesa degli Stati Uniti si prepara alla raccolta delle offerte per l’Obolo di
San Pietro. La colletta si svolgerà nei giorni 27 e 28 giugno. “L’Obolo di San Pietro
- si legge in una nota - permette al Papa di rispondere velocemente a coloro che si
trovano di fronte all’oppressione, ai disastri naturali, alla guerra e alle malattie”.
“Tradizionalmente - continua la nota - i cattolici statunitensi sono sempre stati
fra i donatori più generosi di questa colletta”. Una generosità ricordata dallo stesso
Benedetto XVI il 19 aprile 2008, nel corso della Messa votiva per la Chiesa universale,
celebrata nella Cattedrale di San Patrizio a New York. “In conformità con le tradizioni
più nobili della Chiesa in questo Paese - disse allora il Papa - siate anche i primi
amici del povero, del profugo, dello straniero, del malato e di tutti i sofferenti.
Agite come fari di speranza, irradiando la luce di Cristo nel mondo”. Dal canto suo,
incoraggiando i fedeli a continuare a contribuire generosamente alla colletta, mons.
John Valzny, arcivescovo di Portland e presidente della Commissione per le collette
nazionali della Conferenza episcopale statunitense, ha ribadito: “Papa Benedetto XVI
ha spiegato come coloro che sono stati battezzati creino un’unica famiglia di credenti
che non restano mai soli. La colletta dell’Obolo di San Pietro ci unisce nella solidarietà
alla Santa Sede e si pone al servizio della carità verso i bisognosi”. “La vostra
generosità - ha continuato il presule - permette al Papa di rispondere alle sofferenze
dei nostri fratelli con prontezza, amore e compassione, così che il popolo di Dio
non si senta solo nei momenti di sventura”. Da ricordare che, solo nel 2007, il totale
dell’Obolo di San Pietro ha superato i 79 milioni di dollari. In cima alla lista dei
donatori, c’erano i cattolici degli USA che hanno contribuito con 18,7 milioni di
dollari, pari al 28% del totale. A seguire, i cattolici italiani, il cui contribuito
è stato superiore agli 8,6 milioni di dollari, e i cattolici tedeschi, che hanno donato
più di quattro milioni. Tra le iniziative intraprese con il sostegno dell’Obolo di
San Pietro, basti citare i generi di prima necessità portati, attraverso il Pontificio
Consiglio Cor Unum, nei Paesi colpiti da disastri naturali, come terremoti
o inondazioni; la “Nazareth Boys Town” di Mbare, in Rwanda, che accoglie i ragazzi
orfani, spesso vittime del genocidio e della guerra civile. O ancora: le attività
della Fondazione Popolorum Progressio a favore dei contadini e degli indigeni
nell’America Latina e quelle della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, che
sostiene lo sviluppo di progetti nell’Africa sub-sahariana, soprattutto nelle zone
a rischio di desertificazione. (I.P.)