Religioni, credenti e società: tema dell’intervento del cardinale Tauran al Colloquio
internazionale sull’insegnamento delle religioni
La dimensione del dialogo interreligioso è al centro dell’intervento che il cardinale
Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso,
ha tenuto al Colloquio internazionale sull’insegnamento delle religioni, che si è
svolto in questi giorni a Montauban, in Francia. Il servizio di Fausta Speranza:
“Viviamo
tutti in società pluriculturali e plurireligiose”, ha detto il cardinale Tauran per
poi ricordare che “le religioni sono capaci del meglio come del peggio: possono mettersi
al servizio di un progetto di santità o di un progetto di alienazione”. Riferendosi
a quanti danno vita ad azioni terroristiche dicendosi ispirati da motivi religiosi,
il cardinale Tauran riconosce che tutto ciò alimenta “il paradosso che le religioni
vengano percepite come pericolo”. A questo proposito, parlando di islam, il cardinale
Tauran sottolinea che “tutto ciò non riguarda il vero islam praticato dalla maggioranza
dei fedeli di questa religione”. “La religione non è un momento particolare della
storia - dice il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso
- appartiene alla natura dell’uomo”. Ci sono comunque contesti, orientamenti e pratiche
particolari: il cardinale ricorda una certa filosofia illuminista in base alla quale
solo la ragione può accedere alla verità; o un certo programma della Rivoluzione francese
che voleva costruire una società senza Dio, per non parlare del “buio che l’umanità
ha conosciuto con i due totalitarismi del secolo scorso”.
Guardando
all’oggi il prelato sottolinea che nonostante queste sfide “la questione di Dio è
emersa più forte che mai” e che assistiamo a un ritorno del fatto religioso, a una
rinascita di sacralità. “La religione è divenuta un fattore capitale nella vita culturale,
politica, economica così come anche nell’insegnamento”, nella formazione della persona.
Semmai - spiega il porporato - in alcune società occidentali si abbassa il livello
della partecipazione a livello comunitario e cita l’espressione inglese che riassume
il fenomeno: "Believing without belonging", cioè credere senza appartenere, che significa
un modo emozionale e individualista di credere. Di fronte a tutto ciò, il cardinale
Tauran ribadisce l’importanza della “conoscenza seria della propria tradizione religiosa”
e dunque della chiarezza della propria identità, per poi affermare che “la Chiesa
è aperta al mondo” e concepisce “il dialogo con i credenti di altre confessioni come
una fonte di arricchimento per tutti”. Ma avverte: dialogo interreligioso non significa
dire “tutte le religioni insegnano più o meno la stessa cosa”. Piuttosto significa
dire: “Tutte le persone che cercano Dio hanno stessa dignità” e significa “fare il
possibile per comprendere il punto di vista dell’altro”. Dignità della persona e carattere
sacro della vita sono punti fermi per le nostre tradizioni religiose - ricorda il
cardnale Tauran - e insieme con gli uomini di buona volontà aspiriamo alla pace. E
il porporato cita parole di Benedetto XVI nel primo giorno di febbraio 2007: “La ricerca
e il dialogo interreligioso non sono un’opzione ma una necessità dei nostri tempi”.