Nel vivo le elezioni europee. Intervista con mons. Adrianus Van Luyin
Giornata di votazioni in Slovacchia, Lettonia, Malta, Cipro e Italia, chiamati a rinnovare
il nuovo parlamento europeo, designando i 726 deputati della settima legislatura.
Nei giorni scorsi, hanno votato Gran Bretagna, Irlanda, Repubblica Ceca e Olanda.
Proprio all’Aja la Commissione europea ha chiesto spiegazioni dopo la pubblicazione
anticipata dei risultati delle consultazioni, che vedono la crescita delle formazioni
di estrema destra, xenofobe e antieuropeiste. A pesare sul voto il timore di una bassa
affluenza e anche per questo, nei giorni scorsi, la Comece, la Commissione degli episcopati
della Comunità europea, ha pubblicato un documento dal titolo “Costruire una migliore
casa europea”, nel quale si invita ad esercitare il proprio diritto di voto e si fa
appello al senso di responsabilità. Quali sono le sfide che si porranno ai nuovi parlamentari?
Mario Galgano, collega della sezione tedesca, lo ha chiesto a mons. Adrianus
van Luyin, presidente della Comece:
R. - Il nuovo
parlamento europeo dovrà trattare inevitabilmente una serie di problemi gravi, che
preoccupano e inquietano molti uomini. In primo luogo, la crisi finanziaria globale
per la quale molti posti di lavoro minacciano di essere perduti, come pure il modo
in cui saranno investiti i risparmi e le pensioni di milioni di persone. Quindi, la
questione urgente è: il parlamento europeo potrà essere in grado di cercare, di trovare
insieme agli Stati membri delle soluzioni per questa crisi? Soluzioni che corrispondano
alla giustizia sociale? Perché la crisi non riguarda solo le attuali generazioni ma
anche quelle future, e c’è da considerare che questa crisi investe le tematiche ambientali,
energetiche e anche il settore alimentare. Dobbiamo constatare che, soprattutto, c’è
anche una crisi morale, c’è una falsa gerarchia rispetto ai valori umani essenziali,
che invece trovano la loro conferma nel Vangelo. D. - Quali
sono, secondo lei, i punti cardine nella politica dell’Unione Europea che la Chiesa
cattolica deve difendere? R. - I futuri parlamentari si dovranno
sempre confrontarsi con alcune questioni fondamentali: il rispetto della dignità inviolabile
della persona umana - che è la base della dottrina sociale della Chiesa - il rispetto
della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, la protezione del Creato
tramite una lotta ai cambiamenti climatici, l’incoraggiamento alla moderazione necessaria
nello stile di vita, il rafforzamento della pace, della sicurezza, della libertà.
Aggiungo il sostegno alla famiglia e ai giovani nella loro educazione e formazione,
i rapporti con i migranti, i profughi e, infine, l’impegno per la giustizia nei Paesi
poveri del mondo perché anche l’Unione ha una responsabilità globale per tutta l’umanità. D.
- Come vede lei la collaborazione tra la Chiesa cattolica, cioè vescovi, la Comece
con le istituzioni a Bruxelles?
R. - Direi che la parola “collaborazione”
non è esatta, la parola giusta è “dialogo”. Noi portiamo avanti un dialogo continuo
con le istituzioni europee, in base alla Dottrina sociale della Chiesa che ha come
fondamenti la dignità della persona umana e il bene comune e monitoriamo le decisioni
delle istituzioni europee. Le difficoltà sono quelle che troviamo anche a livello
nazionale: incomprensioni, resistenza da parte di certe ideologie, ma anche il fatto
che non vengono afferrate le condizioni del dialogo. Per esempio, la prima condizione
è la capacità di autocritica da parte di tutti gli interlocutori. Poi, ci sono gli
interessi dei partiti che, purtroppo, alle volte prevalgono sui valori umani in discussione.
Queste sono le difficoltà che incontriamo in ogni dialogo con i politici.