Il commento del teologo don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica della SS. Trinità
Nella solennità della SS. Trinità, la liturgia presenta il brano Vangelo nel quale
i discepoli si prostrano davanti a Gesù su un monte della Galilea, dubitando però
del Maestro. Gesù allora si avvicina e dice loro:
"Andate dunque e fate
discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono
con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Sul
significato di questa solennità, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo
Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:
Il vecchio
Simeone dice del Bambino, che ha preso tra le sue braccia di anziano, che questi è
“luce per illuminare le genti” (Lc 2, 32), attestando così che si è compiuta la profezia
che si trova in Isaia: “Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza
fino all'estremità della terra” (49, 6; cf. 42, 6).
Al
termine della sua missione terrena Gesù invia i suoi “a tutti i popoli”. Quel che
Egli ha portato e quel che consegna ai suoi è principio di unità universale che abbraccia
tutti i figli di Adamo, tutta la famiglia umana.
E
qual’è il principio e l’origine di questa unità universale senza confini?
E’
la comunione divina, la comunione trinitaria. E’ l’unione sacramentale “nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
In molti
modi gli uomini cercano una forma di unità stabile tra di loro: nell’assenza di guerra,
che chiamano impropriamente "pace"; nel sentimento d’affetto, che chiamano imprecisamente
"amore"; nell’intreccio d’interessi, che chiamano fallacemente "politica". Ma l’unica
universalità e verità di relazione si trova “nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo”.
Nell’unità di Dio, che ci è data
nel santo Battesimo, è il segreto dell’unità tra gli uomini. Per questo la Chiesa,
comunione dei battezzati, è “sacramento di unità per tutto il genere umano”.