Obama da Dresda riconferma l'impegno per il Medio Oriente
Obama è arrivato a Dresda dove ha incontrato il cancelliere tedesco, Angela Merkel.
Al centro dei colloqui ancora il processo di pace in Medio Oriente e la questione
del nucleare iraniano. In serata il trasferimento a Parigi per l’ultima tappa del
tour europeo del presidente statunitense. Il servizio di Marco Guerra:
“È adesso
il momento per giungere ad una soluzione di pace in Medio Oriente basata sui due Stati".
Il clima del nuovo inizio con il mondo musulmano si fa sentire anche nelle sale del
castello di Dresda e raccoglie il plauso del cancelliere tedesco Angela Merkel che
definisce molto importante il discorso di ieri al Cairo. La Germania è membro del
gruppo dei mediatori del 5+1 e quindi si è tornati a parlare anche del dossier sul
nucleare iraniano. “Siamo pronti ad un serio dialogo con l’Iran portato avanti con
l’aiuto dei partner”, ha infatti sottolineato il presidente degli Stati Uniti. Aiuto
che sarà fondamentale anche per la chiusura di Guantanamo. Ma su questo punto, Obama
ha assicurato di non avere chiesto, nel colloquio odierno, un preciso impegno ad accogliere
un certo numero di detenuti. Insomma l’atmosfera è cambiata, ma ognuno deve giocare
la sua parte, ha detto Obama. È chiaro il riferimento all’impegno che chiederà a tutti
i partner europei per l’invio di ulteriori truppe in Afghanistan. Esortazioni che,
con tutta probabilità, saranno rivolte domani anche a Sarkozy, in occasione delle
celebrazioni per il 65.mo anniversario dello sbarco in Normandia. Ma prima di trasferirsi
in Francia, Obama nel pomeriggio farà visita al campo di concentramento nazista di
Buchenwald, accompagnato dalla Merkel e dal superstite e premio Nobel, Elie Wiesel. E
vasta eco continua ad avere il discorso rivolto ieri al mondo musulmano da parte del
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, all’Università del Cairo, in Egitto. Tanti
ed impegnativi i punti toccati dall’inquilino della Casa Bianca. Ma quali hanno maggiormente
colpito l’opinione pubblica americana? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Dennis
Redmont, già responsabile dell’Associated Press in Italia:
R. – Molto
forte è il fatto che abbia detto che l’islam fa parte degli Stati Uniti, perché ci
sono moschee in ogni Stato degli Stati Uniti. La giustizia, in America, ha difeso
il diritto delle donne di utilizzare l’hijabe di punire
quelli che lo proibiscono. Poi, un forte richiamo alla libertà religiosa, anche nei
Paesi musulmani, insistendo sul vero messaggio del Corano: “Chi uccide un innocente
è come se avesse ucciso tutta l’umanità e chi salva una persona è come se avesse salvato
l’umanità”. Una cosa profonda per promuovere la pace. D. – Obama,
nel suo discorso, ha affrontato sia la questione afgana che quella irachena, indicando
delle differenze chiare... R. – In pratica, ha ammesso che l’Iraq
è servito a rimuovere un tiranno, ma si sarebbe dovuto perseguire l'obiettivo con
un altro metodo: la diplomazia. L’ha detto chiaro e tondo. Invece, in Afghanistan,
ha detto anche che l’importante era resistere a delle persone che non utilizzavano
il Corano in modo corretto. D. – La concretezza è stata chiesta
da Obama in prima persona. Quali sono adesso queste azioni sulle quali procederà l’amministrazione
americana? R. – Prima, sull’educazione: borse di studio, sviluppo
economico, dove volontari possano lavorare nei Paesi a maggioranza musulmana, in modo
che si scambino le loro esperienze. Poi, finalmente, sulla scienza e la tecnologia,
un nuovo sviluppo tecnologico che aiuti il trasferimento di idee per la creazione
di impieghi.