I vescovi del Venezuela in visita "ad Limina" in Vaticano. Il cardinale Urosa Savino:
lavoriamo per la rinascita spirituale e morale del Paese
Dall’inizio del mese, i vescovi del Venezuela sono in Vaticano in visita ad Limina
per presentare a Benedetto XVI e alla Curia romana la situazione della loro Chiesa.
Una comunità che oggi conta 45 presuli a capo di una popolazione che si professa cattolica
per oltre il 90% dei circa 27 milioni di abitanti presenti nel Paese. Come per le
altre Chiese latinoamericane, anche quella del Venezuela ha ricevuto nuovi impulsi
spirituali e pastorali dalla quinta Conferenza generale dell’episcopato di Aparecida.
Al microfono di Alina Tufani, il primate della Chiesa venezuelana, il cardinale
arcivescovo di Caracas Jorge Urosa Savino, prende spunto dal documento di Aparecida
per spiegare il rinnovamento in atto nella sua Chiesa:
R. - Se està
desarrollando... Stiamo seguendo appunto la linea tracciata dal Consiglio
plenario del Venezuela, dal documento di Aparecida: quella di avvicinare la missione
evangelizzatrice della Chiesa ai giovani. Credo sia una grande sfida e nello stesso
tempo un grande impegno pastorale: dobbiamo fare un grande sforzo per rendere più
presente Cristo nel mondo giovanile. Un’altra grande sfida posta da Aparecida e dal
nostro Consiglio plenario è rappresentata dalla pastorale familiare perché, come in
molte altre parti dell’America Latina e del mondo, in Venezuela la famiglia è molto
debole, disgregata e colpita dal secolarismo, dal relativismo e dall’egoismo del mondo
moderno. È un’area di impegno pastorale cui vogliamo dedicare impegno ed entusiasmo.
Una sfida ineludibile è poi quella della pastorale vocazionale, perché anche se in
alcune parti del Paese c’è stata una crescita delle vocazioni alla vita sacerdotale
- meno alla vita consacrata, soprattutto femminile - a Caracas e nella parte orientale
del Paese la situazione è più complessa, ci sono meno vocazioni.
D.
- Negli ultimi anni, la Chiesa venezuelana non ha mancato di denunciare la situazione
critica che vive il Venezuela, caratterizzata da una forte conflittualità e polarizzazione.
Come affronta la vostra Chiesa questa fase di tensione sociale e politica?
R.
- Hay una grande conflictividad... In effetti, in Venezuela c’è una conflittualità,
una grande polarizzazione, un processo di rivoluzione sociopolitico ed economico portato
avanti dal governo. Ed è quanto abbiamo sottolineato in questa importante lettera
pastorale pubblicata lo scorso aprile: la Chiesa sta facendo la sua opera evangelizzazione,
di annuncio del messaggio di Cristo, e vuole essere un fattore di unità in questa
difficile situazione di polarizzazione che il popolo venezuelano sta subendo. E questo
lo facciamo nonostante la grande ostilità di alcuni membri del governo verso l’episcopato.
Cosa che noi certamente respingiamo, perché non abbiamo fatto assolutamente nulla
né contro la Costituzione, né contro le leggi. Abbiamo voluto semplicemente evidenziare
alcuni motivi di preoccupazione che, a nostro avviso, mettono a rischio la pace sociale
e politica e minacciano la vita democratica del Venezuela. Lo abbiamo spiegato con
grande moderazione e serenità e senza nessuna faziosità, ma semplicemente con l’intenzione
di dare un contributo alla pace e al progresso in Venezuela e per aiutare a risolvere
i problemi del popolo venezuelano.
D. - Nell’ultimo
rapporto della Commissione USA sulla libertà religiosa internazionale il Venezuela
risulta inserito nella lista dei Paesi sotto osservazione. Esiste, secondo lei, una
reale minaccia alla libertà religiosa nel Paese?
R.
- En la medida en que el gobierno... Nella misura in cui il governo è ostile,
attacca e aggredisce l’episcopato si creano movimenti di persone che turbano la vita
della Chiesa e la libertà religiosa in generale. Credo che quando un governo vuole
controllare tutto, ogni forma di dissidenza, di manifestazione popolare non controllata
dalle autorità è scomoda e quindi si verificano aggressioni e atteggiamenti negativi,
come l’attacco alla nunziatura. Tutto questo configura una situazione difficile e
credo sia importante stare attenti a difendere, tra i molti diritti del popolo venezuelano,
quello alla libertà religiosa.