Unità, pace e giustizia, le richieste della Chiesa di El Salvador al nuovo presidente
“Vogliamo che sia un governo di unità, capace di costruire la pace e in grado di
combattere la violenza”. Così ieri l’arcivescovo di San Salvador mons. Luis Escobar,
in occasione dell’insediamento del nuovo presidente de El Salvador Mauricio Funes.
Il presule, che insieme con altri vescovi e numerosi governanti latinoamericani ha
preso parte alla cerimonia ufficiale per il passaggio delle consegne, ha sottolineato
le sfide democratiche che attendono il neo presidente, garantendo come sempre “collaborazione
e rispetto” da parte della Chiesa salvadoregna nei confronti delle autorità scelte
dal popolo. “Vogliamo una nazione dove le leggi siano giuste e favoriscano sempre
il bene comune”, ha precisato mons. Escobar che ha espresso l’auspicio che siano scelte
persone “capaci di portare il Paese su sentieri migliori” soprattutto in questo momento
di “grave crisi economica”. L’arcivescovo della capitale salvadoregna, parlando con
la stampa alla fine della Messa domenicale e commentando l’insediamento del presidente
Funes, aveva precisato che, a suo avviso, “il popolo si attende dal nuovo governo
un atteggiamento positivo che possa porre il Paese sul cammino del progresso, della
libertà, dello sviluppo, dell’equità e della pace”. D’altra parte il presule ha molto
insistito sull’importanza delle “politiche in favore della sicurezza cittadina” tenuto
conto che in El Salvador si registrano tra i 10 e i 12 omicidi al giorno. “E’ un problema
grave”, ha osservato, “poiché avvilisce la società, e ci colloca, in modo preoccupante
in testa alla classifica dei Paesi più violenti”. Guardando al futuro, mons. Escobar
ha chiesto che la questione “sia presa molto sul serio e, se necessario, si ricorra
all’aiuto internazionale per andare fino in fondo” nello sforzo di sradicare “presto
un simile fenomeno”. “Non è una questione – ha aggiunto - che può essere liquidata
in modo superficiale”. Con riferimento alle famigerate bande giovanili, le cosiddette
“maras” che seminano tanta violenza e dolore nel Paese, l’arcivescovo ha ricordato
che le politiche applicate fino ad oggi si sono rivelate “inutili ed inefficaci” e
perciò ha chiesto che non si prosegua su questa strada. “Si tratta di dare formazione
ai giovani, di dare loro delle opzioni nuove, con lo scopo di farli reagire positivamente
di fronte al male”, ha osservato. Da parte sua anche il neo presidente Maurizio Funes,
primo governante di sinistra e militante del Fronte “Farabundo Martí para la Liberación
Nacional (FMLN)” - gruppo armato che, dopo gli accordi di pacificazione, è diventato
un partito politico costituzionale - nel suo discorso d’insediamento ha promesso
di affrontare la violenza con “fermezza e saggezza”. (A cura di Luis Badilla)