2009-06-02 16:23:51

Unità, pace e giustizia, le richieste della Chiesa di El Salvador al nuovo presidente


“Vogliamo che sia un governo di unità, capace di costruire la pace e in grado di combattere la violenza”. Così ieri l’arcivescovo di San Salvador mons. Luis Escobar, in occasione dell’insediamento del nuovo presidente de El Salvador Mauricio Funes. Il presule, che insieme con altri vescovi e numerosi governanti latinoamericani ha preso parte alla cerimonia ufficiale per il passaggio delle consegne, ha sottolineato le sfide democratiche che attendono il neo presidente, garantendo come sempre “collaborazione e rispetto” da parte della Chiesa salvadoregna nei confronti delle autorità scelte dal popolo. “Vogliamo una nazione dove le leggi siano giuste e favoriscano sempre il bene comune”, ha precisato mons. Escobar che ha espresso l’auspicio che siano scelte persone “capaci di portare il Paese su sentieri migliori” soprattutto in questo momento di “grave crisi economica”. L’arcivescovo della capitale salvadoregna, parlando con la stampa alla fine della Messa domenicale e commentando l’insediamento del presidente Funes, aveva precisato che, a suo avviso, “il popolo si attende dal nuovo governo un atteggiamento positivo che possa porre il Paese sul cammino del progresso, della libertà, dello sviluppo, dell’equità e della pace”. D’altra parte il presule ha molto insistito sull’importanza delle “politiche in favore della sicurezza cittadina” tenuto conto che in El Salvador si registrano tra i 10 e i 12 omicidi al giorno. “E’ un problema grave”, ha osservato, “poiché avvilisce la società, e ci colloca, in modo preoccupante in testa alla classifica dei Paesi più violenti”. Guardando al futuro, mons. Escobar ha chiesto che la questione “sia presa molto sul serio e, se necessario, si ricorra all’aiuto internazionale per andare fino in fondo” nello sforzo di sradicare “presto un simile fenomeno”. “Non è una questione – ha aggiunto - che può essere liquidata in modo superficiale”. Con riferimento alle famigerate bande giovanili, le cosiddette “maras” che seminano tanta violenza e dolore nel Paese, l’arcivescovo ha ricordato che le politiche applicate fino ad oggi si sono rivelate “inutili ed inefficaci” e perciò ha chiesto che non si prosegua su questa strada. “Si tratta di dare formazione ai giovani, di dare loro delle opzioni nuove, con lo scopo di farli reagire positivamente di fronte al male”, ha osservato. Da parte sua anche il neo presidente Maurizio Funes, primo governante di sinistra e militante del Fronte “Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN)” - gruppo armato che, dopo gli accordi di pacificazione, è diventato un partito politico costituzionale - nel suo discorso d’insediamento ha promesso di affrontare la violenza con “fermezza e saggezza”. (A cura di Luis Badilla)







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