Pakistan: tutti liberi gli studenti rapiti dai talebani
Sono tutti liberi i 71 cadetti dell’accademia di Razmak e i 9 istruttori sequestrati
ieri nel nordovest del Pakistan dai talebani. Al momento si registrano versioni discordati
sulla loro liberazione. Un portavoce dell’esercito ha dichiarato che gli ostaggi sono
stati liberati dopo "un violento combattimento", fonti locali parlano invece di una
mediazione dei capi tribali locali. Ma nel Paese resta alta la tensione: nella notte
è stato attaccato un convoglio della Nato. Almeno 2 i morti. E intanto la Croce Rossa
Internazionale ha lanciato un nuovo appello per aiutare gli oltre 2 milioni di profughi
provocati dall'offensiva contro i talebani avviata sei settimane fa nella valle dello
Swat. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Massimo Barra,
vicepresidente della Croce Rossa Internazionale:
R. - Noi
ci allarmiamo, quando è in pericolo la possibilità di raggiungere le persone vulnerabili,
le persone che hanno perso tutto. E il Pakistan vuol dire uno scenario di guerra,
che comprende anche l’Afghanistan con i talebani. E’ uno scenario di guerra aperta
che è destinato a peggiorare probabilmente nei prossimi giorni, nelle prossime settimane,
anche perché i talebani sono molto forti. D. – L’offensiva
contro i talebani nella valle dello Swat avrebbe generato dai due ai tre milioni di
profughi. Cosa state facendo, c’è la possibilità di intervenire? R.
– La Croce Rossa mantiene rapporti con tutte le parti in causa. Non sempre, però,
questo basta per avere l’accesso, per assicurare l’intervento umanitario. Purtroppo
questo non avviene e la conseguenza è che chi ne paga il più pesante pedaggio sono
proprio i civili. D. – Avete lanciato un nuovo appello alla
cooperazione internazionale, ma la situazione sul terreno si sta stabilizzando? R.
– Tanto le autorità pakistane quanto le autorità afghane sembrano avere forti difficoltà
nel controllo del territorio. Francamente non so come potrà finire. D.
– Qual è, dunque, il suo auspicio? R. – E’ un appello alla ragionevolezza,
anche se tutto sembra che vada in direzione opposta.