2009-05-29 15:14:49

Forum dell'Ebu a Roma sul ruolo della radio pubblica in Europa


Quale futuro per la Radio? Esperti del settore si confrontano da questa mattina a Frascati in un forum promosso dall’Ebu, l’organismo fondato il 12 febbraio 1950, che raccoglie le radio e le televisioni nazionali degli Stati europei e del bacino del Mediterraneo. A seguire i lavori del forum è andato per noi Davide Dionisi.RealAudioMP3

“Quo vadis, Public Radio?”: E’ questo il tema della Conferenza in corso oggi a Frascati, promossa dall'Ebu, la European Broadcasting Union, in collaborazione con la Rai e l’Università Roma Tre, per discutere sul futuro della Radio e sulle sue potenzialità in un ambito, quello dei nuovi media, sempre più competitivo. Delle prossime prospettive del mezzo radiofonico, così come della concorrenza con la Televisione e della collaborazione tra le diverse realtà europee ne abbiamo parlato con l’ex direttore generale della Rai, Claudio Cappon:

 
R. – La radio è un mezzo antico, come sappiamo, ma è il mezzo che più ha saputo rinnovarsi; è il mezzo pubblico di comunicazione pubblica che maggiore impatto ha avuto con la concorrenza commerciale ma che più si è affermato, quindi si è più confrontato con i cambiamenti di sistema. E’ un mezzo ancora fortemente radicato nella popolazione, quindi penso che il servizio pubblico e i servizi pubblici europei abbiano ancora molto da dire in questo campo.

 
D. – Alle sfide attuali, come risponde la Radio? Pensiamo alla concorrenza con la televisione …

 
R. – Non c’è concorrenza con la televisione, perché sono pubblici diversi e ascolti diversi. Le sfide sono quelle tecnologiche, sono quelle del digitale – in Italia in particolare, quella della copertura del territorio – e quella di recuperare il pubblico giovane.

 
D. – Quo vadis, public radio?

 

 
R. – Il futuro nel mondo della comunicazione è in grandissimo cambiamento, quindi il futuro è da esplorare.

 
Con il prof. Enrico Menduni, docente dell’Università Roma, abbiamo affrontato il tema del ruolo della radio pubblica, dopo l’avvento delle nuove tecnologie e delle esigenze dei nuovi mercati.

 
R. – E’ chiaro che la radio pubblica ha un grande ruolo nel XXI secolo, però non è del tutto chiaro quale esso sia, perché la radio pubblica ha qualche acciacco, insomma: soprattutto l’età del suo pubblico, e quindi si tratta di rimodulare la sua funzione che – ripeto – rimane sempre attuale

 
D. – L’Ebu oggi fa un po’ il punto della situazione sulla radio pubblica; la collaborazione tra le diverse emittenti radiofoniche su scala europea a che punto è?

 
R. – Sul piano diplomatico, molto buona; sul piano dei principi comuni, molto buona. L’unico problema è che la radio è un mezzo molto linguistico e quindi l’Europa, diversamente dagli Stati Uniti, è un vestito di Arlecchino di lingue e di popoli che hanno culture proprie, ma spesso anche mentalità un po’ protezionistiche della propria cultura. Per cui è più avanti lo scambio delle idee che non lo scambio dei programmi.







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