Forum dell'Ebu a Roma sul ruolo della radio pubblica in Europa
Quale futuro per la Radio? Esperti del settore si confrontano da questa mattina a
Frascati in un forum promosso dall’Ebu, l’organismo fondato il 12 febbraio 1950, che
raccoglie le radio e le televisioni nazionali degli Stati europei e del bacino del
Mediterraneo. A seguire i lavori del forum è andato per noi Davide Dionisi.
“Quo vadis,
Public Radio?”: E’ questo il tema della Conferenza in corso oggi a Frascati, promossa
dall'Ebu, la European Broadcasting Union, in collaborazione con la Rai e l’Università
Roma Tre, per discutere sul futuro della Radio e sulle sue potenzialità in un ambito,
quello dei nuovi media, sempre più competitivo. Delle prossime prospettive del mezzo
radiofonico, così come della concorrenza con la Televisione e della collaborazione
tra le diverse realtà europee ne abbiamo parlato con l’ex direttore generale della
Rai, Claudio Cappon:
R. – La
radio è un mezzo antico, come sappiamo, ma è il mezzo che più ha saputo rinnovarsi;
è il mezzo pubblico di comunicazione pubblica che maggiore impatto ha avuto con la
concorrenza commerciale ma che più si è affermato, quindi si è più confrontato con
i cambiamenti di sistema. E’ un mezzo ancora fortemente radicato nella popolazione,
quindi penso che il servizio pubblico e i servizi pubblici europei abbiano ancora
molto da dire in questo campo.
D. – Alle sfide attuali,
come risponde la Radio? Pensiamo alla concorrenza con la televisione …
R.
– Non c’è concorrenza con la televisione, perché sono pubblici diversi e ascolti diversi.
Le sfide sono quelle tecnologiche, sono quelle del digitale – in Italia in particolare,
quella della copertura del territorio – e quella di recuperare il pubblico giovane.
D.
– Quo vadis, public radio?
R.
– Il futuro nel mondo della comunicazione è in grandissimo cambiamento, quindi il
futuro è da esplorare.
Con il prof. Enrico
Menduni, docente dell’Università Roma, abbiamo affrontato il tema del ruolo
della radio pubblica, dopo l’avvento delle nuove tecnologie e delle esigenze dei nuovi
mercati.
R. – E’ chiaro che la radio pubblica ha
un grande ruolo nel XXI secolo, però non è del tutto chiaro quale esso sia, perché
la radio pubblica ha qualche acciacco, insomma: soprattutto l’età del suo pubblico,
e quindi si tratta di rimodulare la sua funzione che – ripeto – rimane sempre attuale
D.
– L’Ebu oggi fa un po’ il punto della situazione sulla radio pubblica; la collaborazione
tra le diverse emittenti radiofoniche su scala europea a che punto è?
R.
– Sul piano diplomatico, molto buona; sul piano dei principi comuni, molto buona.
L’unico problema è che la radio è un mezzo molto linguistico e quindi l’Europa, diversamente
dagli Stati Uniti, è un vestito di Arlecchino di lingue e di popoli che hanno culture
proprie, ma spesso anche mentalità un po’ protezionistiche della propria cultura.
Per cui è più avanti lo scambio delle idee che non lo scambio dei programmi.