2009-05-29 15:17:36

Crimine organizzato e flussi migratori al centro del G8


E' iniziata a Roma la riunione dei ministri della Giustizia e dell'Interno nell’ambito dei lavori preparatori per il G8 di luglio in Abruzzo. Al vertice partecipano 16 rappresentanze nazionali. Tre sono i temi principali: 'criminalità organizzata', 'cybercrime' e 'migrazioni’. Sulle principali sfide internazionali di questo G8 si sofferma al microfono di Stefano Leszczynski il direttore dell’Istituto di ricerca delle Nazioni Unite sulla giustizia e la criminalità, Antonio Maria Costa:
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R. – I problemi più preoccupanti per quanto riguarda la criminalità organizzata non riguardano solamente la minaccia per le persone fisiche, gli individui, la proprietà, l’economia dei Paesi, ma piuttosto i rischi sistemici di alcune regioni del mondo. Regioni che sono minacciate nella loro stabilità, nella loro sovranità economica e anche politica. In una certa misura, quindi, questi problemi sono autoinflitti a causa della corruzione, piuttosto seria che caratterizza questi Paesi. Una situazione che permette perciò ai trafficanti di comprare la propria immunità e, poi, di procedere alla riesportazione della droga, soprattutto verso l’Europa.

 
D. – Abbiamo assistito spesso a politiche nazionali che, con l’intento di contrastare il crimine organizzato e i traffici, spesso sono entrate in contrasto con quelli che sono considerati i dritti fondamentali...

 
R. – Io sono consapevole che a volte, con gli intenti migliori, si possano violare altri aspetti della legislazione internazionale. Io credo che tutti i Paesi che siano ricchi possano coniugare il fondamentale processo di protezione dei diritti dell’uomo con l’altra necessità di proteggere la società dalle minacce, di carattere criminale, sociale o altro ancora.

 
D. – Lei ha seguito sempre con grande attenzione la situazione dell’Afghanistan e del narcotraffico. Ci sono delle novità, soprattutto dopo un importante incontro avvenuto tra Iran, Afghanistan e Pakistan?

 
R. – In primo luogo, io ritengo che sia un segnale positivo il fatto che i tre presidenti di una zona così 'addormentata' abbiano deciso di riunirsi, incontrarsi e stabilire un ordine del giorno legato alla ripresa economica, alla stabilità della sicurezza della regione e anche alla lotta al narcotraffico. Questo è il messaggio fondamentale. In secondo luogo, indubbiamente si conferma che le Nazioni Unite, in particolare l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, creano degli elementi di partenariato tra questi tre Paesi. L'obiettivo è di contrastare il traffico di droga in Afghanistan che attraversa gli altri due Paesi. La nostra iniziativa è stata riconosciuta ed è diventata non solo operativa, come lo è da tempo sul terreno, ma ha anche ottenuto un riconoscimento politico.







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