Plauso dei vescovi californiani per il no della Corte Suprema ai matrimoni gay
Con sei voti favorevoli e uno contrario, la Corte Suprema della California ha confermato
ieri il divieto ai matrimoni omosessuali, deciso da un referendum popolare lo scorso
4 novembre. In un parere pubblicato sul proprio sito web, essa ha però stabilito che
i circa 18mila matrimoni fra persone dello stesso sesso celebrati nel 2008 sono validi.
La Corte, che lo scorso anno aveva aperto la porta ai matrimoni omosessuali nel più
popoloso stato dell’Unione, ha in sostanza respinto i ricorsi degli attivisti a favore,
secondo i quali per modificare la Costituzione statale occorreva una maggioranza qualificata
trattandosi di una revisione e non di un semplice emendamento costituzionale. La decisione
ha ricevuto il plauso dei vescovi della California. “Come la maggior parte dei californiani,
crediamo che il matrimonio tra un uomo e una donna sia fondamentale per la nostra
cultura e cruciale per il futuro dell’umanità”, ha dichiarato in una nota mons. Stephen
Blaire, vescovo di Stokton. I vescovi californiani, afferma la dichiarazione ripresa
dall’agenzia Cns, “sono molto impegnati nella causa della protezione della dignità
e del valore di ogni essere umano” e condividono “la volontà della legge di garantire
pari tutele a tutti”. Tuttavia, “questo fine non deve calpestare la definizione naturale
e tradizionale del matrimonio tra un uomo e una donna. La legge – conclude la nota
- ha trovato altri modi per regolare le unioni civili senza distruggere il significato
tradizionale del matrimonio”. La decisione del tribunale supremo di San Francisco
ha invece profondamente deluso gli attivisti omosessuali che hanno annunciato l'intenzione
di chiedere un nuovo referendum probabilmente già l'anno prossimo. La questione come
è noto spacca l’opinione pubblica degli Stati Uniti, dove la maggior parte degli Stati
non riconosce il matrimonio omosessuale, mentre numerosi Stati riconoscono forme di
convivenza. Le nozze tra persone dello stesso sesso sono ammesse attualmente nel Massachusetts,
nel Connecticut, nell’Iowa, nel Vermont e nel Maine, mentre la questione è all’esame
dei parlamenti statali in New Hampshire, New York e New Jersey. (L.Z.)