Il Papa alla Cei: riscoprire il compito educativo di fronte alla difficoltà
di formare autentici cristiani e uomini e donne maturi. Solidarietà ai terremotati
L’educazione è un compito fondamentale per la Chiesa e la società italiana: Benedetto
XVI lo ha ribadito oggi, parlando ai vescovi italiani, ricevuti in Vaticano in occasione
della loro assemblea generale. Il Papa ha sottolineato che per essere buoni educatori
bisogna unire autorità ed esemplarità. Ha quindi rinnovato la sua solidarietà alle
popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto ed ha incoraggiato le iniziative di sostegno
a quanti soffrono a causa della crisi economica. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto
dal presidente della Cei, il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco. Ci
riferisce Alessandro Gisotti:
“C’è bisogno
di educatori autorevoli a cui le nuove generazioni possano guardare con fiducia”:
è il vibrante appello levato stamani da Benedetto XVI nell’udienza ai vescovi italiani
che proprio al compito fondamentale dell’educazione hanno dedicato la loro assemblea.
“La difficoltà di formare autentici cristiani – ha avvertito il Papa – si intreccia
fino a confondersi con la difficoltà di far crescere uomini e donne responsabili e
maturi, in cui coscienza della verità e del bene e libera adesione ad essi siano al
centro del progetto educativo”: “Un vero educatore mette
in gioco in primo luogo la sua persona e sa unire autorità ed esemplarità nel compito
di educare coloro che gli sono affidati. Ne siamo consapevoli noi stessi, posti come
guide in mezzo al popolo di Dio, ai quali l’apostolo Pietro rivolge, a sua volta,
l’invito a pascere il gregge di Dio facendoci «modelli
del gregge»”. Quella dell’educazione, ha detto il
Papa, è “un’esigenza costitutiva e permanente della vita della Chiesa” che oggi tende
ad “assumere i tratti dell’urgenza e, perfino, dell’emergenza”. E’ allora necessario,
ha avvertito, riflettere su un progetto educativo “che nasca da una coerente e completa
visione dell’uomo” che può “scaturire unicamente” da Gesù Cristo. E’ Lui, ha proseguito,
il Maestro “alla cui scuola riscoprire il compito educativo come un’altissima vocazione”
a cui ogni fedele è chiamato: “In un tempo in cui è forte
il fascino di concezioni relativistiche e nichilistiche della vita, e la legittimità
stessa dell’educazione è posta in discussione, il primo contributo che possiamo offrire
è quello di testimoniare la nostra fiducia nella vita e nell’uomo, nella sua ragione
e nella sua capacità di amare. Essa non è frutto di un ingenuo ottimismo, ma ci proviene
da quella «speranza affidabile» (Spe salvi, 1) che ci è donata mediante la fede nella
redenzione operata da Gesù Cristo”. Il Papa ha auspicato
la realizzazione di un’alleanza educativa tra coloro che hanno responsabilità in questo
ambito.Quindi, ricordando che domenica prossima si conclude
il triennio dell’Agorà dei giovani italiani, ha invitato i presuli a verificare il
cammino educativo in atto e a intraprendere nuovi progetti per i ragazzi. Ma, ha aggiunto,
l’educazione non può riguardare solo le nuove generazioni: “L’opera
formativa, infine, si allarga anche all’età adulta, che non è esclusa da una vera
e propria responsabilità di educazione permanente. Nessuno è escluso dal compito di
prendersi a cura la crescita propria e altrui verso la «misura della pienezza di Cristo»”. Benedetto
XVI ha quindi rivolto il pensiero alla tragedia che ha colpito le popolazioni abruzzesi.
Una drammatica circostanza, ha detto, in cui si è rinnovato “quel senso di solidarietà
che è profondamente radicato nel cuore di ogni italiano”: “Ho
avuto modo, nella mia visita a quella terra tragicamente ferita, di rendermi conto
di persona dei lutti, del dolore e dei disastri prodotti dal terribile sisma, ma anche
della fortezza d’animo di quelle popolazioni insieme al movimento di solidarietà che
si è prontamente avviato da tutte le parti d’Italia (…) Desidero rinnovare ai Vescovi
abruzzesi e, attraverso di loro, alle comunità locali l’assicurazione della mia costante
preghiera e della perdurante affettuosa vicinanza”. Si è così soffermato
sulla crisi finanziaria ed economica che ha raggiunto in varia misura tutti i Paesi,
Italia compresa. Nonostante le misure intraprese a vari livelli, ha osservato, gli
“effetti sociali della crisi non mancano di farsi tuttora sentire e anche duramente”
sulle fasce più deboli. Ha così lodato l’iniziativa - promossa dalla Cei - del fondo
di solidarietà denominato “Prestito della Speranza” che avrà domenica prossima un
momento di partecipazione corale nella colletta nazionale. Un’iniziativa, ha aggiunto,
che evoca il gesto della colletta promossa da San Paolo per la Chiesa di Gerusalemme: “In
un momento di difficoltà, che colpisce in modo particolare quanti hanno perduto il
lavoro, ciò diventa un vero atto di culto che nasce dalla carità suscitata dallo Spirito
del Risorto nel cuore dei credenti. È un annuncio eloquente della conversione interiore
generata dal Vangelo e una manifestazione toccante della comunione ecclesiale”. Nel
suo articolato discorso, il Papa ha avuto anche parole di incoraggiamento per i sacerdoti,
i religiosi e i fedeli laici impegnati nelle parrocchie in ogni angolo del Paese.
Il Pontefice ha riconosciuto che non bisogna nascondere “le difficoltà” che “incontrano
nel condurre i propri membri ad una piena adesione alla fede cristiana”. Non a caso,
ha proseguito, si invoca un rinnovamento “nel segno di una crescente collaborazione
dei laici”. Ed ha ribadito “la singolare unità che lega la Chiesa in Italia alla Sede
Apostolica”, un clima di comunione che favorisce un profondo inserimento nel territorio
del popolo cristiano. Da ultimo, il Papa ha messo l’accento sull’impegno dei vescovi
italiani “per la promozione di una mentalità a favore della vita in ogni suo aspetto
e momento”, specie se fragile. In particolare, ha lodato il manifesto “Liberi per
vivere. Amare la vita fino alla fine”, che vede il laicato cattolico impegnato affinché
non manchi nel Paese “la coscienza della piena verità sull’uomo”. Dal
canto suo, il cardinale Bagnasco ha ringraziato il Papa per la vicinanza mostrata
alle popolazioni d’Abruzzo, confermando l’impegno della Chiesa italiana in favore
dei terremotati: “Siamo tutti impegnati perché le popolazioni
colpite dal terremoto, che hanno mostrato una singolare dignità e manifestato al mondo
un radicamento agli autentici valori umani ed evangelici, possano presto tornare alla
vita normale e riacquistare i ritmi e le certezze di prima”. Infine,
il porporato ha assicurato che i vescovi italiani sono impegnati nel compito urgente
dell’educazione, una questione che “non cessa di interpellare anche ampi strati della
cultura e della società” oltre all’azione evangelizzatrice della Chiesa.