Sri Lanka: la morte di un sacerdote accanto ai profughi
È rimasto sino all’ultimo con la sua gente nella "no Fire Zone". È morto il 18 maggio,
il giorno della fine della guerra tra esercito e Tigri Tamil. Padre Mariampillai T.
Sarathjeevan, 41.enne sacerdote delle diocesi di Jaffna, è stato stroncato da un attacco
di cuore mentre con gli ultimi rifugiati lasciava la zona di guerra, da poche ore
sotto il controllo totale dei militari. Parroco a Kilinochchi e coordinatore per la
diocesi di Jaffna del Jesuit Rehabilitation Service, padre Sarathjeevan era uno dei
sette preti rimasti con la popolazione intrappolata dalla guerra sulla fascia costiera
della laguna di Nanthi Kadal. Era rimasto con loro sin dall’inizio delle operazioni
dell’esercito nel Vanni. È morto per strada, stremato dai mesi di privazioni e stenti
patiti sotto i bombardamenti. A nulla – rende noto AsiaNews - è servito il trasporto
all’ospedale di Vavuniya. Dalla città in cui sono raccolti la maggioranza dei 280
mila profughi della guerra, il corpo di padre Sarathjeevan è stato portato a Colombo
in attesa del trasferimento in aereo a Jaffna per il funerale. Ieri confratelli del
sacerdote, suore e religiosi di Jaffna insieme con i membri della Caritas Sedec hanno
dato l’ultimo addio a padre Sarathjeevan. Prima una messa in forma privata, presieduta
da padre James Pathinathan, celebrati in lingua tamil. Poi un momento di preghiera
guidato da mons. Oswald Gomis, vescovo di Colombo. Padre David Manuelpillai ha ricordato
infine che “negli ultimi giorni era preoccupato per non essere in condizione di dire
Messa essendo costretto a vivere in un bunker senza cibo nè acqua. Alla fine, quando
ha potuto uscire da quelle terribili condizioni non ha potuto sopportare l’agonia
del suo popolo ed il suo cuore ha ceduto”. (A.L.)