2009-05-27 15:32:45

Il cardinale Terrazas ricorda l’importanza dei mass media per una cultura del dialogo


“Benedetto XVI ci ricorda che evangelizzare è comunicare” e “comunicare la verità aiuta a costruire una cultura del dialogo”. Con queste parole, domenica scorsa l’arcivescovo di Santa Cruz, Bolivia, cardinale Julio Terrazas, ha ricordato l’importanza della Giornata mondiale delle comunicazioni. La Chiesa cattolica ha proposto il messaggio del Papa incentrato quest’anno sulle nuove tecnologie e le nuove relazioni per “promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. Questi strumenti per comunicare, in particolare quelli di natura digitale che superano il tempo e lo spazio rendendo tutto immediato, sono “un dono di Dio”. “Se saremo capaci di usarli bene – ha spiegato il porporato - serviranno per creare una cultura del rispetto” che “al posto delle urla preferisce il dialogo”, una cultura dell’amicizia. Ricordando che la Bolivia il giorno successivo avrebbe celebrato il 200.mo anniversario della proclamazione dell’indipendenza, il cardinale Terrazas si è anche chiesto: “Ma, noi ci capiamo, siamo capaci di dialogare”, di costruire la “patria della pace, della giustizia, della libertà e dell’amore” sognata dagli eroi che resero possibile la nascita della nazione boliviana? Secondo l’arcivescovo si è creato un divario lungo questi due secoli fra gli ideali e la realtà poiché non sempre questi principi hanno avuto la meglio. “Basta accendere la televisione, ascoltare la radio e guardare fuori dalla finestra per costatare la mancanza di rispetto nei confronti della dignità della persona e della vita: si uccide e non si rispetta l’opinione dell’altro”, ha sottolineato il cardinale Terrazas che ha voluto esprimere la sua solidarietà e quella dell’episcopato a mons. Tito Solari Cappellari, arcivescovo di Cochabamba, recentemente assalito per strada da un piccolo gruppo di manifestanti. “Quando il Signore ci invita ad amarci ci indica la via della cultura dell’amicizia, del dialogo e dell’incontro”, ha osservato il porporato augurandosi che quest’esortazione “dia a tutti frutti di libertà e fratellanza”. Da questa libertà, riferita alla natura e alla dignità dell’essere umano, “dobbiamo trarre una prima grande lezione: nessuno ci può dire quale è il dio che dobbiamo adorare” e perciò, ha concluso l’arcivescovo di Santa Cruz, la Chiesa boliviana continuerà nella sua missione di annunciare il Dio vero; il Dio della vita, che dà la forza per compiere il bene, per marciare tutti insieme verso il benessere di tutti i popoli, senza escludere nessuno e per costruire la cultura dell’amore”. (A cura di Luis Badilla)







All the contents on this site are copyrighted ©.