Convegno su Santa Sede e Stati dell'Europa post-comunista
"La Santa Sede e gli Stati dell'Europa post-comunista". E' il tema del convegno tenutosi
oggi presso la Pontificia Università Angelicum di Roma. Dopo la caduta del muro di
Berlino - si legge nel comunicato dell'Ateneo - la politica della Santa Sede si è
rivolta con grande energia alla ricostruzione di relazioni diplomatiche e alla stipula
di accordi. Gli eventi del 1989 - si sottolinea nel testo - hanno richiesto un enorme
lavoro di ricucitura delle relazioni diplomatiche, deteriorate a causa delle politiche
autoritarie attuate dai regimi comunisti e della dura repressione nei confronti delle
comunità cattoliche. Nel corso del convegno, il cardinale Angelo Sodano, già segretario
di Stato, ha ricordato la durissima repressione attuata dal regime comunista: "La
scoperta documentata di milioni di morti - ha affermato il porporato - scosse dolorosamente
coloro che avevano creduto nell'ideologia marxista". Uno dei più noti storici dell'Urss,
Roy Medvedev - ha ricordato il cardinale Angelo Sodano - già nel febbraio del 1989
parlava di 40 milioni di vittime di Stalin nell'allora Unione Sovietica. Fra di loro
molti furono perseguitati solo a causa della loro fede". Gli accordi stipulati dalla
Santa Sede, essendo ispirati ai principi fondamentali della dignità e della liberta
della persona non hanno valenza solo in riferimento alle comunità cattoliche ma rappresentano
un contributo al progresso globale delle popolazioni. Significativo in questa prospettiva
il caso della Bosnia ed Erzegovina, presentato nella sua relazione da monsignor Pietro
Parolin, della Segreteria di Stato. La Bosnia ed Erzegovina costituisce oggi un modello
interessante non soltanto per quanto riguarda i rapporto Stato-Chiesa, ma anche per
il tema del dialogo interreligioso: “I croati per lo più sono cattolici – ha ricordato
mons. Parolin – i serbi sono ortodossi e i bosniaci sono musulmani”. “Per il principio
di eguaglianza dei tre popoli costitutivi – ha concluso Parolin - proprio dalla dimensione
internazionale dell’Accordo di Base con la Santa Sede vengono comunque ulteriori garanzie
per tutte le comunità religiose del Paese, ed anche per gli accordi che verranno stipulati
con esse, perché comunque anche questi saranno connessi con il nostro accordo”. Gli
accordi internazionali, del resto, contribuiscono al progresso di un Paese perché
introducono una visione giuridica che supera quelle nazionali, a volte parziali e
strumentali. “La stipula del Concordato fra Santa Sede e Stato polacco – ha detto
Hanna Suchocka, ambasciatrice di Polonia presso la Santa Sede – ha avuto soprattutto
il significato di agganciare il Paese a principi giuridici sovranazionali basati su
valori universalmente riconosciuti”. (A.L.)