Aperto a Firenze un Convegno internazionale sul caso Galileo
‘Ho apprezzato lo spirito dell’iniziativa: un dibattito aperto e costruttivo, anche
da punti di partenza diversi’. Lo ha dichiarato ieri il capo dello Stato italiano
Giorgio Napolitano all’inaugurazione del Convegno internazionale ‘Il caso Galileo.
Una rilettura storica, filosofica e teologica’, apertosi a Firenze nella Basilica
di Santa Croce, luogo dove è sepolto l’astronomo pisano. L’incontro di studi, organizzato
dalla Fondazione Stensen dei Gesuiti, vede per la prima volta coinvolte ben 18 istituzioni
– laiche e cattoliche - storicamente legate alla vicenda galileiana e mira a favorire
il dialogo fra ragione e fede nelle questioni etiche contemporanee. Da Firenze, il
servizio di Fabio Colagrande:
Si è aperto
ieri, a pochi passi dalla tomba di colui che è considerato il ‘padre della scienza
moderna’, uno degli appuntamenti più attesi del corrente Anno dell’Astronomia. ‘La
corretta contestualizzazione del caso Galileo – ha spiegato padre Brovedani, ideatore
del convegno – può contribuire a favorire un rapporto di collaborazione e serenità
tra la Chiesa e il mondo della scienza, soprattutto nella prospettiva delle problematiche
etiche sollevate dalla ricerca bio-tecno-scientifica contemporanea’. Ad introdurre
i lavori congressuali sono state le lectiones magistrales del filosofo della scienza
Paolo Rossi, accademico dei Lincei, e di Nicola Cabibbo, presidente della Pontificia
Accademia delle Scienze.
“Alla Chiesa – ha spiegato
Cabibbo – mancò all’inizio del Seicento una personalità del calibro intellettuale
di Tommaso d’Aquino, che sapesse valutare correttamente l’impatto filosofico della
nuova scienza, a cominciare proprio dalle scoperte astronomiche fatte da Galileo nel
1609”. Dal canto suo, Rossi ha voluto ricordare che se è vero che le teorie eliocentriche
difese quattrocento anni fa da Galileo non fossero allora suffragate da prove, nessuno
può sostenere che di fronte a tesi discutibili o erronee sia lecito far soffrire chi
le sostiene, costringendolo pubblicamente a rinnegarle. Questa – ha aggiunto – era
senza dubbio anche l’opinione di Giovanni Paolo II quando nel 2000 pronunciò la richiesta
di perdono ‘per l’uso della violenza che alcuni cristiani hanno fatto nel servizio
della verità’. Lo studioso ha inoltre voluto sottolineare i rischi di alcuni eccessi
apologetici nella revisione del caso Galileo da parte del mondo ecclesiale. Ha anche
voluto mettere in guardia i congressisti dalla tentazione illusoria di voler chiudere
definitivamente la vicenda galileiana, istituendo un impossibile tribunale della storia.
Ma su quanto sia urgente oggi rilanciare una condivisione di responsabilità tra scienza
e fede sentiamo il prof. Nicola Cabibbo:
“Secondo
me serve assolutamente perché tra l’altro c’è una sfida molto diretta che è proprio
la sfida del futuro del pianeta, il futuro dell’umanità, in cui la scienza sta dichiarando
dei rischi gravi che corriamo, gravi pericoli per il futuro dell’umanità. Pensiamo
ai cambiamenti climatici, al degrado dei suoli agricoli. C’è una somma di pericoli
che la scienza sta dichiarando e su cui si scontra non con la Chiesa, ma con grossi
interessi economici: pensiamo agli interessi economici dei produttori di petrolio,
agli interessi economici delle grandi multinazionali agricole e così via. Quindi sarebbe
estremamente importante, proprio per il futuro dell’umanità, che fosse la Chiesa a
raccogliere questo allarme e con la sua autorità, poi, a portarlo al livello giusto”. Oggi
l’incontro si è spostato al Pala Congressi di Firenze dove prosegue fino a venerdì.
Sabato la tavola rotonda conclusiva a Villa il Gioiello di Arcetri, ultima dimora
di Galileo. Ma come vede Firenze Galileo? Fabio Colagrande lo ha chiesto all’arcivescovo
della città toscana,mons. Giuseppe Betori:
R. – Firenze
vede in Galileo uno dei figli più importanti della sua storia. E’ anche un uomo che
nella sua vita ha sempre cercato questa coniugazione tra fede e ricerca dell’uomo,
che è il segreto della vitalità del pensiero cattolico oggi. Penso che per questo
celebrare Galileo significa anche celebrare un momento di grande attualità per la
fede cristiana. Non a caso, la Chiesa italiana vede nel Progetto culturale il nucleo
portante di tutta la sua azione pastorale di oggi.
D.
– Lei è fiducioso che questo dialogo tra scienza e fede possa riprendere?
R.
– Io penso che un dialogo ci sia sempre stato. C’è sempre stato all’interno degli
individui, scienziati e credenti, allo stesso tempo. E penso che ovviamente, come
è stato detto, non sono cose che hanno un punto fermo. La ricerca è sempre un progresso
e quindi c’è sempre da approfondire. E da questo punto di vista questa è un’occasione
per un passo in avanti.