Il Papa inaugurerà questa sera, nella Basilica Lateranense, il Convegno della diocesi
di Roma. Intervista con mons. Luigi Moretti
Appartenenza ecclesiale e corresponsabilità pastorale. E’ questo il titolo del Convegno
ecclesiale diocesano di Roma che nel tardo pomeriggio di oggi, nella Basilica di San
Giovanni in Laterano, verrà aperto dal Santo Padre. Tre giorni per riflettere sulle
esperienze pastorali più significative maturate negli ultimi dieci anni e per rilanciare
l’attività della diocesi su temi quali la pastorale familiare e giovanile, l’iniziazione
cristiana e la testimonianza della carità. Il convegno aprirà alle 19.30 e sarà trasmesso
in diretta dalla nostra emittente. Ascoltiamo alcune anticipazioni dal vicegerente
della diocesi di Roma, mons. Luigi Moretti, intervistato da Davide Dionisi:
R. - Quest’anno
viviamo un momento particolare, perché si è avvertita l’esigenza diffusa di una rilettura
del cammino che la diocesi di Roma ha fatto negli ultimi venti anni. Noi abbiamo vissuto
esperienze molto importanti, molto significative e vorremmo che quello spirito che
deriva da queste esperienze venisse assimilato in qualche modo in una consapevolezza
condivisa, soprattutto dagli operatori. Quindi, sarà una rilettura di quelle che sono
le linee sulle quali la Chiesa di Roma ha camminato finora, riconfermando quello che
riteniamo decisivo, importante, qualificante. Soprattutto, diventa una grande esperienza
di animazione, perché ci sia veramente una crescita nella consapevolezza e quindi
un rinnovato impegno nelle proposte. Vorremmo aiutare le persone a sentirsi parte
di questa esperienza.
D. - In che modo, eccellenza,
questo convegno si inserisce nel programma pastorale diocesano?
R.
- Si inserisce proprio come momento di puntualizzazione di alcune riflessioni compiute
a livello diocesano. La nostra idea non è quella di fare cose nuove, ma probabilmente
di riuscire a fare in modo nuovo cose che fanno parte ormai della tradizione. Quindi,
anche la dimensione dell’appartenenza ecclesiale, la dimensione della missionarietà:
far sì che venga recuperato davvero lo spirito della missione cittadina, come quando
Giovanni Paolo II ci diceva che la parrocchia di Roma trova se stessa fuori se stessa.
In sostanza, si tratta di riportare come elemento essenziale e prioritario l’attenzione
all’evangelizzaizone.
D. - Eucaristia domenicale,
pastorale familiare giovanile, iniziazione cristiana e testimonianza della carità:
sono questi alcuni degli argomenti che andrete a trattare. Qual è la situazione attuale?
E a proposito di parrocchie, in che modo quelle di Roma rispondono a queste esigenze
pastorali?
R. - Noi sappiamo che Roma è una realtà
estremamente variegata. Ma noi sappiamo che c’è sostanzialmente un forte movimento
propulsivo: cioè, è una Chiesa che non è seduta, è una Chiesa che tende ad elaborare
proposte, coinvolgimenti. E questo riguarda temi in parte già affrontati negli anni
precedenti e che oggi si tratta di riproporre in maniera più determinata. Anzitutto,
la riqualificazione della domenica come giorno del Signore: la domenica può e deve
diventare il giorno della comunità, il giorno della Chiesa, il giorno della famiglia,
per ridare una valenza religiosa ad un contesto che tende a scristianizzarsi. Come
pure l’attenzione alla famiglia: siamo convinti che la Chiesa debba recuperare un
senso di soggettività che la renda protagonista in questo ambito. Quindi, non è solo
oggetto di pastorale. Le famiglie delle nostre comunità cristiane dovranno essere
capaci di mettere in piedi sia ciò che è necessario per loro - per essere capaci di
vivere tutte le potenzialità del Sacramento del matrimonio - ma anche di diventare
proposta, modello, riferimento, servizio per le altre famiglie. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)