La gioia dei fedeli di Montecassino raccontata dall'abate Vittorelli
All'indomani della visita del Papa nella diocesi di Montecassino, Alessandro Gisotti
ha chiesto al vescovo abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli, di tracciare
un bilancio e di soffermarsi sul significato dei momenti più importanti della giornata
cassinate di Benedetto XVI:
R. – L’immagine
che più mi rimane nel cuore, di questa visita straordinaria, è la gioia, la felicità
e la partecipazione che ho visto negli occhi del Santo Padre per tutta la giornata,
ma soprattutto quando salivamo a Montecassino e si è visto circondato da tantissimi
monaci, monache, abati e abbadesse, saliti da ogni dove per salutarlo. Era sinceramente
commosso …
D. – La visita è durata un giorno ma è
stata molto intensa e ha vissuto tanti momenti diversi, significativi l’uno come l’altro
…
R. – Si: principalmente, quattro momenti. Il primo,
la celebrazione eucaristica in una delle piazze più grandi della città di Cassino,
che su mia proposta, poi, il Consiglio comunale ha voluto dedicare – da ieri – appunto
a Papa Benedetto XVI: è la prima volta che un Papa ha celebrato nella città di Cassino
e soprattutto all’aperto, insieme a migliaia di fedeli che gremivano la piazza e poi
anche le strade. Il secondo momento molto importante, il Papa lo ha poi anche ricordato
nella sua omelia, l’inaugurazione della Casa della Carità: una risposta concreta ai
bisogni e alle povertà di cui anche il nostro territorio è talvolta afflitto. E poi,
ancora, il momento dedicato al mondo monastico benedettino internazionale, con la
celebrazione dei Vespri nella Basilica cattedrale di Montecassino dove anche il Papa
ha avuto delle splendide parole nell’omelia sull’importanza del recupero delle radici
cristiane dell’Europa e di come tutto questo abbia avuto un senso ed un inizio proprio
qui, a Montecassino. E infine, l’ultimo atto, molto commovente: la visita del Papa
al cimitero di guerra polacco, dove in una bella preghiera ha potuto ricordare i caduti
di tutte le Nazioni e di tutte le guerre, e poi con un intensissimo e prolungato momento
di silenzio e di preghiera personale.
D. – Ecco:
in tutti i momenti, il Papa ha sottolineato l’importanza della ricerca di Dio che
ha fondato l’Europa e che nella vostra terra è così presente negli insegnamenti e
nella vita di San Benedetto …
R. – Sì: è il “quaerere
Deum”, come dice San Benedetto nella Regola, che raccomanda ai monaci e che il Papa
va proponendo continuamente nel suo ministero petrino alla Chiesa universale attraverso
questa modalità, attraverso questo stile che è tipico della vita monastica ma che
è tipico della vita monastica ma che è vivibile da ogni credente, e cioè quello declinato
attraverso l’“ora et labora et lege”, attraverso la preghiera, il lavoro e lo studio,
la cultura; e attraverso queste tre cifre della spiritualità benedettina, il Papa
– con quella maestria che gli è propria – ha indicato la strada a tutti i fedeli della
nostra Chiesa universale.
D. – Il Papa ha anche sottolineato
le preoccupazioni, le inquietudini di tante persone, famiglie, giovani disoccupati.
Questo è stato molto apprezzato dalla comunità …
R.
– Tantissimo! Quando il Papa ha accennato a questa ferita che, in qualche modo, affligge
il nostro territorio e ha parlato della disoccupazione ma anche dei licenziamenti
e della cassa integrazione, c’è stato un grande, fragoroso applauso che è durato a
lungo, come per dire che questa parola ha toccato il cuore di chi soffre una realtà
non facile e soprattutto i giovani che, arrivati a 30 anni, ancora non riescono a
trovare una prima occupazione e questo impedisce loro di fondare una nuova famiglia,
quella famiglia alla quale noi guardiamo con tanta attenzione e talvolta anche con
tanta preoccupazione. Il Papa lo ha ribadito: la famiglia non è sufficientemente tutelata,
è un istituto fondamentale, la cellula fondamentale della nostra Chiesa e noi dobbiamo
fare tutti insieme tutti gli sforzi possibili per tutelarla. Il primo impegno è quello
dell’occupazione, e il Papa ha fatto un appello agli amministratori della cosa pubblica
e agli imprenditori affinché abbiamo un guizzo di creatività perché si possano presto
avere nuovi posti di lavoro.
La visita del Papa a Cassino
è stata seguita con particolare intensità dai giovani della diocesi. A loro, Benedetto
XVI ha chiesto di essere “lievito evangelico” tra i propri coetanei. Una sfida che
i giovani cassinati sono pronti ad accogliere. Ecco il commento di Luigi Cappelli,
capogruppo dell’Agesci di Cassino, raccolto da Alessandro Gisotti:
R. – Oggi
più che mai è una vera e propria sfida, ma che nasconde in fondo il bello, l’essenza
dell’essere educatore, del mettersi in gioco in prima persona e del poter dare ai
ragazzi, agli altri, qualcosa in cui credere! Dare qualcosa in cui sperare, perchè
oggi c’è sempre più bisogno di speranza, visto come sta andando il mondo in cui viviamo.
Non si fa altro che parlare di crisi, quindi la speranza è sicuramente qualcosa che
serve e su cui dobbiamo basare soprattutto la nostra educazione.
D.
- La visita del Papa è un grande evento, ma poi che cosa resterà? Come mettere a frutto
la grande emozione di questo giorno?
R. – E’ una
presenza che rimarrà all’interno dei cuori di tutti i cassinati e, sicuramente, dei
ragazzi che hanno preso parte in prima persona a questo evento. Quindi, soprattutto
la presenza fisica è stata importante. Il Papa non è una persona che si ferma in Vaticano,
ma viene a casa tua! E' lui che viene a trovarti, è lui che ti rivolge un discorso
in cui tu sei il protagonista. Questo ha sicuramente scosso molto questo territorio.
Ovviamente, chiamandosi il Papa, Benedetto, ed essendo la terra di San Benedetto la
nostra terra, sicuramente questa visita è qualcosa che rimarrà nei cuori dei cassinati
e che in futuro farà ricordare questo giorno come un giorno significativo per tutti.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)